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Passaggio pedonale negato? I cittadini ora chiedono l'apertura.

“… Il nuovo corpo di fabbrica prospiciente la via Paniscotti, da realizzarsi mediante l’edificazione in due livelli superiori con un piano terra lasciato in parte a porticato libero e pedonale…, oltre a prevedere un apposito garage nel piano interrato, atto al ricovero delle auto dei residenti, prevede un passaggio pedonale a guisa di galleria che faciliterà l’attraversamento dei pedoni da Corso Margherita di Savoia e Via Paniscotti restringendosi questa arteria in maniera pericolosa e non essendoci un adeguato marciapiede nell’imbocco con Corso Margherita di Savoia …”.

Questo prevedeva l’autorizzazione a costruire con il parere favorevole della commissione edilizia del 14 dicembre 1989 nel gennaio del 1999 arriva la prima diffida dall’Ing. Parisi, Dirigente Ufficio Urbanistica e Lav. Pubblici del Comune; con la comunicazione n. 1074 si invitavano i condomini ostili ad osservare scrupolosamente quanto autorizzato con gli atti concessori ed in particolare di consentire il transito pedonale attraverso l’atrio-galleria tra Corso Margherita di Savoia n. 106 e Via Paniscotti n. 6. Nella diffida si precisava che “… il carattere di galleria pedonale di collegamento, tra Corso Margherita di Savoia n. 106 e Via Paniscotti n. 6, dato all’androne, rende necessario una divisione tra percorsi pubblici e accessi alle unità residenziali dei piani superiori”.

 

 

 

Oggi quel passaggio è ancora chiuso e dopo aver fatto una semplice istanza-interrogazione il 17 dicembre 2010 ai sensi dell'articolo 62 dello Statuto Comunale per chiederne il perchè, il 25 marzo 2011 abbiamo diffidato il Sindaco perchè omissivo e non rispettoso dello Statuto Comunale. 
Nei mesi scorsi sono state raccolte circa 400 firme di cittadini che hanno chiesto l'apertura del passaggio pedonale di via Paniscotti e sono state presentate venerdì 5 agosto 2011 con il seguente testo di accompagnamento:
 
Al Sindaco del Comune di Molfetta
Al Presidente del Consiglio Comunale
 
 
Oggetto: Petizione e Istanza ai sensi dell’art. 61 e 62 dello Statuto Comunale.
Apertura passaggio pedonale tra Corso Margherita di Savoia n. 106 Via Paniscotti n. 6.
 
 
Il sottoscritti cittadini,
premesso che:
 
– tra Corso Margherita di Savoia n. 106 e Via Paniscotti n. 6, è stata creata molti anni fa una galleria pedonale di collegamento tra le due vie;
– tale passaggio pedonale facilita l’attraversamento da Via Margherita di Savoia e Via Paniscotti perché proprio questa arteria si restringe in maniera pericolosa e non essendoci un adeguato marciapiede nell’imbocco con via Margherita di Savoia rappresenta l’unica possibilità sicura per la viabilità pedonale;
– tale passaggio, da molto tempo chiuso alla viabilità pedonale pubblica, crea disagi e pericoli per l’attraversamento pedonale di via Paniscotti per i diversamente abili e cittadini in difficoltà;
 
tenuto contoche il Movimento civico “Liberatorio Politico”, ha prodotto istanza ai sensi dell’art. 62 dello Statuto Comunale presentata in data 17.12.2010 prot. n.74674 (All. n. 1) e diffida in data 25.3.2011 prot. 17960 (All. n. 2), senza ricevere alcuna risposta,
 
chiedono
 
alle SS.VV. di riaprire definitivamente il libero passaggio pedonale tra Corso Margherita di Savoia n. 104 e Via Paniscotti n. 6 per 24/24 e in alternativa almeno dalle ore 8.00 alle ore 22.00.
 
Si allegano 396 firme contenute in 25 fogli su doppia facciata.
 
… omissis.

 

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La storia
 
Il passaggio pedonale negato
di Matteo d'Ingeo



Il passaggio pedonale negato

P.PEDONALE 2 131120102di Matteo d'Ingeo

Vi è mai capitato di percorrere via Paniscotti nell’ultimo tratto verso Corso Margherita di Savoia? Sicuramente è stato poco agevole percorrerla in automobile, ma a piedi diventa più complicato, disagevole e pericoloso. Naturalmente si parla di una situazione normale in una giornata di sole; l’attraversamento diventa ancor più arduo in una giornata di pioggia dove gli ombrelli sporgono oltre il bordo del marciapiede e rischiano di incrociare gli autoveicoli che ti passano a pochi centimetri.
Il disagio e il pericolo cresce quando la pioggia è copiosa trasformando la strada in un vero e proprio laghetto in cui i pedoni vengono letteralmente investiti dall’acqua schizzata dalle automobili.
Inutile elencare le difficoltà estreme di una mamma con passeggino, e figlio a seguito, costretta a camminare per strada, perché il marciapiede esistente riesce a stento ad ospitare una sola persona in un solo senso di marcia. Dal momento che non è stato ancora inventata una segnaletica con il senso alternato del passaggio pedonale con relativo semaforo, i poveri pedoni si gestiscono la viabilità con il buon senso sperando sempre che non accada nulla di grave. E’ scontato, per la sua gravità, ricordare i problemi che hanno i diversamente abili nel percorrere questo budello stradale.
Molti anni fa questo problema fu risolto grazie ad una concessione edilizia con cui si raggiunse un accordo tra pubblico e privato.
Il progetto di “Restauro conservativo e recupero volumetrico” corrispondente all’attuale civico n. 6 di via Paniscotti, conseguì il parere favorevole della commissione edilizia del 14 dicembre 1989 a condizione che si realizzasse ciò che era previsto nella relazione tecnica allegata “…. Il nuovo corpo di fabbrica prospiciente la via Paniscotti, da realizzarsi mediante l’edificazione in due livelli superiori con un piano terra lasciato in parte a porticato libero e pedonale…, oltre a prevedere un apposito garage nel piano interrato, atto al ricovero delle auto dei residenti, è previsto un passaggio pedonale a guisa di galleria che faciliterà l’attraversamento dei pedoni da Corso Margherita di Savoia e Via Paniscotti restringendosi questa arteria in maniera pericolosa e non essendoci un adeguato marciapiede nell’imbocco con Corso Margherita di Savoia …”.
P.PEDONALE 3 13112010Ma cosa è accaduto dal dicembre 1989 ad oggi? I volumi edilizi furono realizzati e per poco tempo la galleria fu aperta con grande soddisfazione dei cittadini, ma il tutto durò molto poco.
Alla fine degli anni ’90 alcuni proprietari del civico 106 di Corso M. di Savoia, pensarono bene di chiudere la galleria con dei cancelli condominiali, eliminando di fatto ciò che era diventato un passaggio pedonale pubblico.
E da allora si scatena una guerra a suon di atti giudiziari tra i proprietari che “abusivamente” avevano chiuso il passaggio e altri proprietari che avevano investito in attività commerciali prospicienti la galleria pedonale che nel frattempo era diventata una piccola galleria commerciale come tante altre esistenti in giro per l’Italia.
Nel gennaio del 1999 arriva la prima diffida dall’Ing. Parisi, Dirigente Ufficio Urbanistica e Lav. Pubblici del Comune; con la comunicazione n. 1074 si invitavano i condomini ostili ad osservare scrupolosamente quanto autorizzato con gli atti concessori ed in particolare di consentire il transito pedonale attraverso l’atrio-galleria tra Corso Margherita di Savoia n. 106 e Via Paniscotti n. 6. Nella diffida si precisava che “… il carattere di galleria pedonale di collegamento, tra Corso Margherita di Savoia n. 106 e Via Paniscotti n. 6, dato all’androne, rende necessario una divisione tra percorsi pubblici e accessi alle unità residenziali dei piani superiori”.
Persino il Tribunale di Trani nella seduta del 14 novembre 2000, pronunciandosi sul reclamo proposto da uno dei “contendenti”, accoglie il reclamo e ordina all’altra parte di eliminare il cancello apposto nel gennaio 1999, a chiusura dell’androne/galleria pedonale che mette in comunicazione via Paniscotti con il cortile interno al complesso di edificazione corrispondente al civico n. 106 di Corso Margherita di Savoia. Ordinava altresì“di non frapporre ostacoli al libero passaggio pedonale durante le ore del giorno e sino alla chiusura serale degli esercizi commerciali”.
P.PEDONALE 1 13112010A dieci anni dalla prima sentenza, dopo un’attività giudiziaria intensa fatta di diffide, ricorsi e controricorsi, il Tribunale di Trani il 21.4.2010 ha emesso l’ultima sentenza confermando il provvedimento del tribunale del 14.11.2000 che ordinava l’eliminazione del cancello apposto nel 1999.
Chiediamo semplicemente al Sindaco, al di là delle sentenze e delle beghe condominiali, perché non si riesce a far rispettare una concessione edilizia del 1989 che prevedeva un passaggio pedonale pubblico a salvaguardia della pubblica sicurezza e incolumità dei cittadini? Abbiamo inviato un mese fa un’interrogazione e ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna risposta.

galleria panis. margheri001

Cancelli chiusi

P.PEDONALE 2 131120102Al Sindaco del Comune di Molfetta
Al Comando di Polizia Municipale
 
Oggetto: Istanza ai sensi dell’art. 62 dello Statuto Comunale.
Apertura passaggio pedonale tra Corso Margherita di Savoia n. 106 Via Paniscotti n. 6.
 
 
Il sottoscritto Matteo d’Ingeo, in qualità di coordinatore del Movimento “ Liberatorio Politico”,
 
premesso che:
 
– tra Corso Margherita di Savoia n. 106 e Via Paniscotti n. 6, è stata creata molti anni fa una galleria pedonale di collegamento tra le due vie;
– tale passaggio pedonale facilita l’attraversamento da Via Margherita di Savoia e Via Paniscotti perché proprio questa arteria si restringe in maniera pericolosa e non essendoci un adeguato marciapiede nell’imbocco con via Margherita di Savoia rappresenta l’unica possibilità sicura per la viabilità pedonale;
– tale passaggio è da molto tempo chiuso alla viabilità pedonale pubblica,
 
chiede alle SS.VV. per quale motivo la suddetta galleria pedonale pubblica è stata chiusa e che tipo di iniziative gli uffici comunali intendono intraprendere per riaprire il libero passaggio tra Corso Margherita di Savoia n. 106 e Via Paniscotti n. 6.
In attesa di un positivo e sollecito riscontro si inviano i più cordiali saluti.
 

Molfetta, 17.12.2010
 
 

  
 

Comitato Legalità e Sicurezza "dà i numeri"

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di Roberta Carlucci (www.laltramolfetta.it/…)

Domenica alle ore 11 il Comitato Cittadino per la Sicurezza e la Legalità, costituitosi circa un mese fa a Molfetta dopo i reiterati episodi di incendi verificatisi in città, ha messo in piedi un sit-in a Corso Umberto, altezza Liceo Classico, per denunciare pubblicamente gli episodi incendiari ma anche la strisciante illegalità che permea la vita cittadina da tempo. 
Matteo d’Ingeo, nelle vesti di “soldato semplice” del Comitato e non di coordinatore del Liberatorio Politico, ha parlato a lungo in un megafono descrivendo la situazione che il Comitato stesso intendeva denunciare ai passanti. Nel contempo, gli altri membri del Comitato che affollavano il gazebo allestito per l’occasione, hanno distribuito dei volantini in cui si descrive la storia degli incendi negli ultimi anni a Molfetta, una storia che loro stessi hanno provato a circostanziare meglio con una mappa dei vari episodi, configurata con l’aiuto di Google maps e, soprattutto, di tutti coloro che ricordassero di aver assistito a qualche incendio. 
La parte più significativa del volantino recita così: “Diamo i numeri? Dal 6 febbraio 2008 al primo ottobre 2010: 35 episodi delittuosi, 5 bombe carta, 17 incendi di autovetture, 43 i mezzi andati distrutti dalle fiamme, 9 esercizi commerciali coinvolti in incendi ed esplosioni… e questi sono solo gli episodi denunciati e riportati dalla stampa!” 
Una prima distribuzione del volantino era stata già operata dal Comitato venerdì scorso nelle strade in cui sono avvenuti i più recenti incendi, dove probabilmente i cittadini sono ancora molto sensibili all’argomento. Non è certo confortante sapere che se si lascia la propria auto per strada il mattino dopo potrebbe essere ridotta a uno scheletro di lamiere, magari anche solo per estensione del fuoco che è stato appiccato alla vettura accanto. E ancor più raccapricciante è l’ormai vecchia solfa dell’incendio causato da un cortocircuito, bugia bianca utile per far ottenere un risarcimento ai proprietari da parte delle assicurazioni. Questo vorrebbe dire che tante auto escono dalle più svariate concessionarie con qualche strano difetto di fabbrica che improvvisamente si manifesta anche dopo anni. Difficile a credersi. 
La gente comune, un po’ per creduloneria, un po’ perchè forse non vuole neanche pensare concretamente all’ipotesi di tanti incendi dolosi, in una città come Bitonto, altro teatro di simili frequenti episodi fatti passare per cortocircuiti (almeno un paio accertati negli ultimi quindici giorni, di cui l’ultimo stanotte che ha visto coivolte cinque autovetture in vari luoghi della città), ormai arriva ad affermare che sia stata la pioggia, bagnando il motore, ad aver causato nella notte il cortocircuito. Questo vorrebbe dire che mentre si guida fuori città sotto la pioggia battente, improvvisamente la macchina potrebbe incendiarsi? Ma chi può credere a una simile sciocchezza? 
E’ comprensibile che alcuni dei proprietari delle auto incendiate non siano nelle condizioni economiche alle volte di ricomprarsi un’aut,o per cui si sentono in diritto di non denunciare l’episodio come doloso e far passare la cosa come un cortocircuito per ottenere i rimborsi delle assicurazioni. Anche se questo porta a far passare in sordina certi episodi. Invece bisognerebbe denunciare, perchè la legalità e la sicurezza del tessuto sociale la fanno anche i cittadini. Troppo comodo accettare supinamente le scelte di chi amministra la cosa pubblica, demandando tutto agli scranni di qualsivoglia consiglio, da quello comunale fino a quello dei Ministri. La cittadinanza deve essere attiva, altrimenti poi non è un caso, non solo per colpa “loro” ma anche un po’ colpa “nostra”, se, come ricordato dallo stesso Matteo d’Ingeo nel discorso di domenica, viene approvato un piano del commercio che sostanzialmente ratifica l’inaccettabile status quo e consegna le chiavi della città in mano a chi la deturpa, la abbruttisce, oppure se senza troppa difficoltà arrivano infiltrazioni dei clan baresi, come denunciato in un rapporto della D.I.A. 
Ad onor del vero, c’è da dire che i passanti, domenica, prendevano i volantini, forse li leggevano, molti li conservavano in mano stropicciati, ma di sicuro correvano subito a proseguire il loro sacrosanto struscio domenical;, in pochi si son fermati ad ascoltare con attenzione. Questo tasta il polso del cittadino medio e la dice lunga sulla narcosi generale che sembra essere ancora un mal comune. E tale patologia sociale di gaudio non può darne neanche mezzo.

La domenica non si lavora ma i marciapiedi restano occupati

Nonostante gli interventi della Polizia Municipale di sabato scorso e stamattina, alcuni ambulanti continuano ad occupare abusivamente strade e marciapiedi.
Non curanti dei verbali di contestazione con cui i vigili li hanno sanzionati per aver occupato aree pubbliche senza autorizzazione, anche di domenica occupano strade e marciapiedi in piena violazione del Codice della strada.
Noi ci chiediamo perché le autorità preposte non cominciano a sequestrare la merce o interrompere la licenza come la legge prevede?
Molti di loro non pagano le multe eppure continuano ad occupare il suolo pubblico.
Il caso più emblematico della violazione all’art. 20 del Codice della Ctrada è rappresentato dall’operatore commerciale di via Giovinazzo; anche di domenica non permette a chi sale sul marciapiede dalla rampa per disabili di poter continuare a camminare verso il centro di Molfetta.
Ribadiamo che l’unica soluzione per liberare il centro città da questa cattiva consuetudine è organizzare i mercati in periferia, laddove scarseggiano simili servizi.

https://liberatoriopolitico.wordpress.com/wp-content/uploads/2008/10/12102008-551_frutta_domenica_mod.jpg  Foto del 12/10/2008

https://i0.wp.com/www.liberatorio.it/IMG/12102008-545_Frutta_Domenica_MOD.jpg    https://i0.wp.com/www.liberatorio.it/IMG/12102008-544_Frutta_Domenica_MOD.jpg 

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