L’associazione replica a Rocco Altomare citando il nuovo Piano per l’Assetto Idrogeologico approvato dall’Autorità di Bacino che renderebbe «non attuabile» il PIP
di Lorenzo Pisani (www.molfettalive.it/…)
La vicenda legata al rischio idrogeologico nel territorio di Molfetta registra un nuovo capitolo, quello che, con ogni probabilità, farà maggiormente discutere.
Il PIP, Piano degli Insediamenti Produttivi, approvato in Consiglio Comunale il 7 marzo dello scorso anno sarebbe incompatibile col territorio. Motivo, la presenza nella vasta area interessata dal progetto (643 mila metri quadri nei quali è previsto l’insediamento di circa 104 nuove aziende oltre ai centri direzionali e dei servizi) di alcune lame, con conseguenti rischi di inondazione in caso di eccezionali precipitazioni.
A dirlo è Legambiente, che in una nota inviata agli organi di stampa cita gli studi dell’Autorità di Bacino della Regione Puglia (AdB). L’ente istituito dalla Regione è preposto alla pianificazione e programmazione in campo ambientale, con competenza sui sistemi idrografici regionali.
La svolta si è avuta lo scorso 20 aprile, con l’approvazione del nuovo PAI (Piano per l’Assetto Idrogeologico), consultabile sul sito dell’Autorità. Un piano dettagliato, frutto di rilevamenti sul terreno, riprese aeree e misurazioni satellitari da parte dei tecnici dell’ente. Nelle mappe (di cui pubblichiamo nella galleria fotografica alcune tavole) il territorio molfettese è segnato da numerose aree blu e rosse: sono le zone ad alta pericolosità idraulica, quelle che, in caso di eccezionali precipitazioni sarebbero inondate.
In alcune, agricole o urbane, come dimostrano le immagini sono già presenti insediamenti. In questi anni, stando a quanto evidenziato dallo studio, le lame sarebbero state dunque oggetto di interventi di edilizia. I frequenti allagamenti a seguito di violenti nubifragi, anche in città, lo dimostrerebbero.
Il piano Putt/P della variante di ampliamento al Pip (detto anche PIP3), quello delle torri gemelle alte 100 metri sarebbe quindi a rischio? Secondo Legambiente il nuovo PAI «lo ha reso incompatibile con la presenza di vincoli idrogeologici e quindi non attuabile».
«Lo scorso 20 aprile – continua il comunicato – l’Autorità di Bacino della Puglia ha modificato, ampliandola, la perimetrazione delle aree del territorio comunale di Molfetta comprese fra l’autostrada e la costa, ampliando l’individuazione delle zone ad elevato rischio idrogeologico».
In particolare, è stato approvato all’unanimità «la modifica della perimetrazione delle aree (…) comprese fra l’autostrada A14 e la costa, consistente nella modifica di alcune aree ad Alta Pericolosità Idraulica (AP) e nell’inserimento di nuove aree ad Alta (AP), Media (MP) e Bassa (BP) pericolosità Idraulica» recita la delibera.
Un atto emanato, continua Legambiente «in seguito allo studio idrogeologico che la stessa Autorità aveva effettuato negli anni scorsi e i cui risultati aveva invano cercato di condividere con il Comune di Molfetta, ottenendo in cambio una feroce opposizione. Altri Enti coinvolti, quali per esempio l’ASI, hanno avuto un atteggiamento assai diverso».
Nei mesi scorsi con uno scambio di lettere, che alla fine ha assunto toni assai duri, l’Autorità di Bacino ha cercato di dialogare con il nostro Utc (Ufficio Tecnico Comunale, ndr) ottenendo in cambio solo una netta ma immotivata sul piano tecnico scientifico, opposizione: tutte le osservazioni formulate dal dirigente dell’Ufficio tecnico sono state confutate e rigettate perché “generiche e prive di alcun contenuto tecnico” e “derivate da una superficiale lettura dei documenti”, come si legge in una nota dell’AdB del 10 marzo, data dopo la quale nulla altro è stato prodotto dall’UTC a suffragio delle proprie tesi.
Forte del parere dell’Avvocatura dello Stato, il Comitato Istituzionale dell’AdB, di cui fanno parte i presidenti delle Regioni Puglia, Campania e Basilicata e quelli delle Provincie di Bari, Brindisi, Foggia, Lecce, Taranto, Avellino e Potenza, non ha avuto altra scelta che procedere unilateralmente alla riperimetrazione».
«La ragione per la quale qualche giorno fa Rocco Altomare, dirigente del settore Territorio del Comune di Molfetta, abbia deciso di prendersela con il Circolo locale di Legambiente – recita il comunicato in riferimento al parere del Dirigente del Settore Territorio pubblicato qualche giorno fa sul sito del Comune – appare, dunque, del tutto misteriosa: il Circolo si era limitato, con una lettera inviata il 12 dicembre 2008 a tutti i consiglieri comunali, a segnalare quanto stava avvenendo e a chiedere la sospensione di ogni decisione e ogni procedura relativa all’ampliamento del PIP in attesa che la situazione si chiarisse.
Alla luce del nuovo PAI, gli espropri secondo Legambiente dovrebbero essere interrotti: «daremo volentieri tutte le informazioni di cui disponiamo a quanti siano interessati a difendere il territorio da atti e provvedimenti che possano determinare grave danno ambientale e pericolo per la pubblica incolumità e intendano opporsi alle procedure espropriative che ad oggi costituiscono di fatto la vera violazione degli atti dell’AdB.
Lo sportello del CeAG, il Centro di Azione Giuridica di Legambiente, che tramite i propri avvocati mette a disposizione gratuitamente le proprie competenze in conformità a quanto previsto dallo scopo associativo, è raggiungibile all’indirizzo di posta elettronica azione_giuridica@legambientemolfetta.it».
Il Comune per ora non replica, riservandosi di comunicare in un secondo momento le iniziative che intende intraprendere.
L’Autorità di Bacino della Regione Puglia
Le Autorita’ di Bacino sono state istituite dalla legge 183/1989 sulla Difesa del Suolo con il compito di occuparsi, nel campo ambientale, dei bacini idrografici attraverso i piani di bacino.
La stessa legge ha istituito inoltre 6 Autorita’ di Bacino di rilievo nazionale (Po, Tevere, Arno, Adige, Triveneto, Volturno-Liri-Garigliano), e 18 Autorita’ di Bacino interregionali e ha delegato alle regioni il compito di individuare quelle di rilievo regionale.
La Regione Puglia ha istituito (in attuazione della legge 18 maggio 1989, n. 183 e successive modificazioni e secondo la previsione dell’articolo 2, comma 1, della legge 3 agosto 1998, n. 267) un’unica Autorita’ di bacino, in seguito denominata "Autorita’ di bacino della Puglia", con sede in Bari, con competenza sia sui sistemi idrografici regionali che, per effetto delle intese sottoscritte con le Regioni Basilicata e Campania, sul bacino idrografico interregionale Ofanto.
L’Autorita’ di bacino ispira la propria azione ai principi della leale cooperazione con le regioni limitrofe e con gli enti locali operanti sul territorio, agisce in conformità agli obiettivi della legge 183/1989 e in particolare persegue il governo unitario e integrato dei bacini idrografici e delle risorse a essi collegate, indirizza, coordina e controlla le attività conoscitive di pianificazione, di programmazione e di attuazione per i singoli bacini idrografici regionali e per quello interregionale del fiume Ofanto.
La Commissione è articolata in due comitati, uno istituzionale e uno tecnico.
Il tavolo istituzionale è composto dai Presidenti delle Regioni Puglia, Basilicata e Campania, quelli delle province interessate (Bari, Brindisi, Lecce, Foggia, Taranto, Avellino, Potenza) o dai loro delegati e dagli Assessorati regionali all’ambiente, urbanistica e agricoltura e foreste delle Regioni Puglia, Basilicata e Campania, in relazione agli argomenti iscritti all’ordine del giorno.
Il Comitato Tecnico è invece composto da funzionari regionali in servizio con qualifica dirigenziale designati dalle regioni, da un funzionario provinciale con qualifica dirigenziale designato da ciascuna delle province interessate; da un funzionario per ciascuna delle amministrazioni, dal dirigente dell’ARPA pugliese; da un rappresentante dell’Unione regionale bonifiche, dal Presidente dell’Ordine regionale dei geologi e – ma senza diritto di voto – dagli esperti incaricati di consulenze dall’Autorità.
(fonte: www.adb.puglia.it)