Abbiamo appreso dalla stampa locale che, ancora una volta, il Sindaco–Senatore Azzollini e il Vescovo Mons. Martella hanno festeggiato i lavori di un’opera “pubblica” nella nostra città, le “ricostruende” Palazzine “A. Fontana”. In un precedente festeggiamento, nel giugno 2007, durante la cerimonia di riapertura della Chiesa del Purgatorio, il Vescovo aveva ringraziato il Senatore Azzollini per i fondi che era riuscito a “dirottare” a Molfetta per il restauro delle chiese con la Legge n. 291 del 2003 (“Disposizioni in materia di interventi per i beni e le attività culturali”). Però, leggendo sul sito del Parlamento la legge citata, non siamo riusciti ad individuare il capitolo dedicato al restauro della Chiesa del Purgatorio o di qualsiasi altra chiesa molfettese. Abbiamo trovato invece riferimenti alla ristrutturazione delle chiese della diocesi di Bisceglie e Terlizzi. Rimane il dubbio sulla provenienza di quei fondi. Comunque se il Vescovo pubblicamente ha ringraziato il Senatore vuol dire che almeno lui sa da dove provengono.
La settimana scorsa, durante la sua visita pastorale sui cantieri delle nuove palazzine Fontana, Mons. Martella ha ringraziato nuovamente il Senatore Azzollini per l’impegno profuso verso le 50 famiglie rimaste senza casa “dirottando” ancora, verso Molfetta, un contributo statale di 4 milioni e 500 mila euro, che sono serviti per la demolizione e ricostruzione delle palazzine. Peccato che quei contributi facevano parte di una legge dello Stato, la 376/2003, destinata a costruire opere pubbliche.
Anche in questo caso con la benedizione del Vescovo, il Senatore è stato assolto, ma solo dalla chiesa.
Il Senatore e molti altri amministratori e dirigenti comunali devono rispondere ai cittadini e alla giustizia su tutta la vicenda delle “Palazzine Fontana”. Per rinfrescare la memoria a chi oggi festeggia e brinda alla beffa, vogliamo ricordare le dieci domande a cui, ancora oggi, il Ministro Di Pietro, il Prefetto, la Procura di Trani e il Sindaco Senatore non hanno risposto.
1) Può lo Stato finanziare due volte la stessa opera, con finalità diverse?
Nel primo caso il Ministero dei Lavori Pubblici concede alla ditta ITALCO di Molfetta un contributo di circa 1.450.000.000 di Lire nel 1988 per la realizzazione di 50 alloggi di edilizia residenziale sperimentale.
Nel secondo caso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in attuazione dell’art. 2 della legge del 29 dicembre 2003 n. 376, recante "Finanziamento di interventi per opere pubbliche" ha previsto uno stanziamento a favore del Comune di Molfetta di €. 1.500.000,00 per ciascuno degli anni 2003, 2004 e 2005 per la realizzazione dell’intervento Palazzine " A. Fontana".
2) Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è a conoscenza del tipo di intervento che ha finanziato con la legge 376/2003, sotto il nome di Palazzine "A. Fontana "?
Le Palazzine "A. Fontana" sono cosa diversa dalle "palazzine 13-15-18-22 e 23 sul prolungamento di via A. Fontana", e sicuramente non sono opere pubbliche così come tutte le opere finanziate dalla legge 376/2003.
Nel disciplinare n. B3/7165 del 3.6.2004 stipulato tra Ministero e Comune di Molfetta per la gestione dei finanziamenti, all’art. 3 (Condizioni specifiche) il Comune assicura "che non sussistono impedimenti di sorta all’esecuzione delle opere anche ai fini della dichiarazione di pubblica utilità…". Invece gli impedimenti ci sono, perché le palazzine sono di proprietà di 50 famiglie che hanno acquistato dall’ITALCO i loro appartamenti e quindi non si tratta di abbattere e ricostruire un’opera di pubblica utilità ma di un’opera privata che non ha nulla a che fare con la legge 376/2003.
3) Il Senatore Antonio Azzollini, in qualità di Presidente della Commissione Bilancio del Ministero, quando ha esaminato il provvedimento riguardante la legge 376/2003 era consapevole che le Palazzine "A. Fontana" non erano un’opera pubblica da poter finanziare?
Infatti il Sen. Antonio Azzollini era già assessore nel 1994, quando la sua Giunta Comunale con il Sindaco Annalisa Altomare, accolse la richiesta dell’ITALCO di modificare l’atto di convenzione già intercorso, prevedendo l’aumento del prezzo degli alloggi. La delibera in questione n. 532 del 12.5.1994, modificava l’atto di convenzione n. 7680 del 4.12.1992.
La richiesta avanzata dall’ITALCO, di aumento del costo degli alloggi, era dovuta allo straordinario ed imprevisto costo delle fondamenta, che dovevano sorgere in un fondo lama "argilloso e siltoso" che una relazione geologica aveva evidenziato, solo dopo la scelta del sito edificatorio.
4) Con delibera n. 224 del 5.6.2003, la Giunta Comunale, chiedendo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con riferimento ai fabbricati dei civici nn. 13, 15, 18, 22 e 23 di Prolungamento di Via A. Fontana, la dichiarazione dello stato di emergenza, ai sensi e per gli effetti di cui agli artt 2 (lett. c) e 5 (1° comma) della legge 24.02.1992 n.225, dichiara il vero o il falso?
I fenomeni di assoluta eccezionalità e straordinarietà mai osservati prima in nessuna parte del mondo" e "l’invecchiamento" precoce che ha interessato le palazzine, così come dichiara il Sindaco, non possono giustificare la richiesta della dichiarazione dello stato d’emergenza e considerare gli eventi delle palazzine una catastrofe o calamità naturale. Il Sindaco gli assessori, il Senatore Azzollini, il segretario comunale e gli inquilini stessi sanno bene che i veri responsabili dell’incidente in corso alle palazzine sono i costruttori, il direttore dei lavori e chiunque abbia contribuito a sottacere le vere cause dell’evento connesso all’attività umana. Oppure, se qualche responsabilità la si vuole attribuire alla natura, si dovrebbe indagare sul fatto che le palazzine non potevano essere costruite sul fondo di una lama costituito da terreno argilloso e siltoso, attraversato da solchi erosivi carsici che si ingrossano in concomitanza di significativi eventi alluvionali, poco idoneo alla costruzione.
5) Il Sindaco T. Minervini e la Giunta Comunale come hanno potuto chiedere l’intervento Governativo, con la delibera n. 224 del 5.6.2003 e la nota n. 29108 del 30.6.2003, senza essere proprietari degli alloggi di cui si chiedeva l’abbattimento e la ricostruzione?
6) Perché, dopo aver ottenuto i finanziamenti governativi con la legge 376 del 29 dicembre 2003, il Comune di Molfetta acquisisce anche la consulenza scientifica del 26 luglio 2004 del Prof. Ing. M. Mezzina, Preside della Facoltà di Architettura dell’Università di Bari che "suggerisce" l’opportunità di procedere all’abbattimento ed alla ricostruzione degli edifici in oggetto?
7) Se la Procura di Trani, con la perizia del 30 luglio 2004 del Prof. Ing. Armando Albi-Marini, incaricato dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani, ha disposto lo sgombero delle altre tre palazzine, civici 22, 18 e 13, a cui si è dato seguito con giusta ordinanza del 7 ottobre 2004 nn. 43978 e 43980, come ha potuto il Comune di Molfetta deciderne l’abbattimento delle stesse già dal giugno 2003, senza averne la certezza tecnica?
8) Perché non sono state tenute in considerazione le relazioni e le segnalazioni dell’Ing. De Musso Salvatore, tecnico incaricato di monitorare mensilmente la palazzina n.13? Perché lo stesso Ing. Salvatore De Musso, proprietario di un immobile della palazzina 13, non ha firmato la convenzione tra Comune di Molfetta e i proprietari delle abitazioni sul Prolungamento di Via A. Fontana, per abbatterle e ricostruirle con i fondi della Lg. 376/2003?
9) A quale titolo il Senatore Azzollini, insieme ad alcuni suoi uomini di fiducia, hanno presenziato in questi ultimi due anni, a riunioni condominiali delle palazzine in oggetto, "convincendo" i proprietari a firmare una convenzione in cui si autorizzava il Comune a procedere alla demolizione e ricostruzione delle palazzine?
10) Com’è stato possibile avviare la demolizione delle palazzine senza una vera e propria ordinanza sindacale?
In mancanza di risposte del Sindaco Senatore ci rivolgeremo in Curia per avere almeno, anche noi, l’assoluzione.