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DALLA "CITTA' ILLEGALE" ALLA "CITTA' ETERNA", STORIA DELL'UOMO CHE VOLLE IL "MERCATO DELL'ABUSO DIFFUSO". PROSPETTIVE FUTURE.

 

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Oggi alle 18.30  – Sala B. Finocchiaro  
Fabbrica San Domenico – Molfetta

relazioneranno:

Michele Altomare 

Matteo d'Ingeo
 

Il Movimento “Liberatorio Politico” torna ad incontrare la città per fare il rendiconto dell’attività svolta negli ultimi mesi e per informare, senza bavaglio, sulle vicende cittadine di ordinaria illegalità.
A sei anni dalla sua nascita e dopo un’attività incessante di controinformazione svolta attraverso il proprio Blog (http://liberatorio.splinde
r.com/), nonostante le minacce, intimidazioni più o meno palesi, tentativi di censure ed isolamento vuole lanciare un messaggio a tutti i cittadini in prospettiva di possibili elezioni comunali anticipate.

Ricucire l’Italia, il manifesto

di Gustavo Zagrebelsky

L’anno anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia rischia di concludersi così. Così, come? Con una frattura profonda.

Sempre più e rapidamente, una parte crescente del popolo italiano si allontana da coloro che, in questo momento, sono chiamati a rappresentarlo e governarlo.

I segni del distacco sono inequivocabili, per ora e per fortuna tutti entro i limiti della legalità: elezioni amministrative che premiano candidati subìti dai giri consolidati della politica; referendum vinti, stravinti e da vincere nell’ostilità, nell’indifferenza o nell’ambiguità dei maggiori partiti; movimenti, associazioni, mobilitazioni spontanee espressione di passioni politiche e di esigenze di rinnovamento che chiedono rappresentanza contro l’immobilismo della politica.

Il dilemma è se alla frattura debbano subentrare la frustrazione, l’indifferenza, lo sterile dileggio, o l’insofferenza e la reazione violenta, com’è facile che avvenga in assenza di sbocchi; oppure, com’è più difficile ma necessario, se il bisogno di partecipazione e rappresentanza politica riesca a farsi largo nelle strutture sclerotizzate della politica del nostro Paese, bloccato da poteri autoreferenziali la cui ragion d’essere è il potere per il potere, spesso conquistato, mantenuto e accresciuto al limite o oltre il limite della legalità.

Si dice: il Governo ha pur tuttavia la fiducia del Parlamento e questo, intanto, basta ad assicurare la legalità democratica. Ma oggi avvertiamo che c’è una fiducia più profonda che deve essere ripristinata, la fiducia dei cittadini in un Parlamento in cui possano riconoscersi. Un Parlamento che, di fronte a fatti sotto ogni punto di vista ingiustificabili, alla manifesta incapacità di condurre il Paese in spirito di concordia fuori della presente crisi economica e sociale, al discredito dell’Italia presso le altre nazioni, non revoca la fiducia a questo governo, mentre il Paese è in subbuglio e in sofferenza nelle sue parti più deboli, non è forse esso stesso la prova che il rapporto di rappresentanza si è spezzato? Chi ci governa e chi lo sostiene, così sostenendo anche se stesso, vive ormai in un mondo lontano, anzi in un mondo alla rovescia rispetto a quello che dovrebbe rappresentare.

Noi proviamo scandalo per ciò che traspare dalle stanze del governo. Ma non è questo, forse, il peggio. Ci pare anche più gravemente offensivo del comune sentimento del pudore politico un Parlamento che, in maggioranza, continua a sostenerlo, al di là d’ogni dignità personale dei suoi membri che, per “non mollare” – come dicono –, sono disposti ad accecarsi di fronte alla lampante verità dei fatti e, con il voto, a trasformare il vero in falso e il falso in vero, e così non esitano a compromettere nel discredito, oltre a se stessi, anche le istituzioni parlamentari e, con esse, la stessa democrazia.

Sono, queste, parole che non avremmo voluto né pensare né dire. Ma non dobbiamo tacerle, consapevoli della gravità di ciò che diciamo. Il nodo da sciogliere per ricomporre la frattura tra il Paese e le sue istituzioni politiche non riguarda solo il Governo e il Presidente del Consiglio, ma anche il Parlamento, che deve essere ciò per cui esiste, il luogo prezioso e insostituibile della rappresentanza.

Dov’è la prudenza? In chi assiste passivamente, aspettando chissà quale deus ex machina e assistendo al degrado come se fossimo nella normalità democratica, oppure in chi, a tutti i livelli, nell’esercizio delle proprie funzioni e nell’adempimento delle proprie responsabilità, dentro e fuori le istituzioni, dentro e fuori i partiti, opera nell’unico modo che la democrazia prevede per sciogliere il nodo che la stringe: ridare al più presto la parola ai cittadini, affinché si esprimano in una leale competizione politica. Non per realizzare rivincite, ma per guardare più lontano, cioè a un Parlamento della Nazione, capace di discutere e dividersi ma anche di concordare e unirsi al di sopra d’interessi di persone, fazioni, giri di potere. Dunque, prima di tutto, ci si dia un onesto sistema elettorale, diverso da quello attuale, fatto apposta per ingannare gli elettori, facendoli credere sovrani, mentre sono sudditi.

Le celebrazioni dei 150 anni di unità hanno visto una straordinaria partecipazione popolare, che certamente ha assunto il significato dell’orgogliosa rivendicazione d’appartenenza a una società che vuole preservare la sua unità e la sua democrazia, secondo la Costituzione. Interrogandoci sui due cardini della vita costituzionale, la libertà e l’uguaglianza, nella nostra scuola di Poppi in Casentino, nel luogo dantesco da cui si è levata 700 anni fa la maledizione contro le corti e i cortigiani che tenevano l’Italia in scacco, nel servaggio, nella viltà e nell’opportunismo, Libertà e Giustizia è stata condotta dalla pesantezza delle cose che avvolgono e paralizzano oggi il nostro Paese a proporsi per il prossimo avvenire una nuova mobilitazione delle proprie forze insieme a quelle di tutti coloro – singole persone, associazioni, movimenti, sindacati, esponenti di partiti – che avvertono la necessità di ri-nobilitare la politica e ristabilire la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e in coloro che le impersonano. Che vogliono cambiare pagina per ricucire il nostro Paese.

LE FIRME

Giancarla Codrignani, Giovanni Bachelet, Mauro Barberis, Michele Battini, Daria Bonfietti, Sandra Bonsanti,  Michelangelo Bovero, Lorenza Carlassare, Lella Costa, Nando Dalla Chiesa, Roberta De Monticelli, ClaudioFava, Alessandro Ferrara, Aldo Gandolfi, Paul Ginsborg, Olivia Guaraldo, Gad Lerner, Giunio Luzzatto, Gabriele Magrin, Valerio Onida, Fabrizio Onida, Moni Ovadia, Stefano Pareglio, Simona Peverelli, BarbaraPollastrini, Regina Pozzi, Marco Revelli, Onorio Rosati, Elisabetta Rubini, Franco Sbarberi, Michele Serra,Amalia Signorelli, Carlo Smuraglia, Corrado Stajano, Carla Stampa, Marco Travaglio, Giuliano Turone, NadiaUrbinati, Salvatore Veca, Vincenzo Vita, Ermanno Vitale

LE SIGLE

Anpi Nazionale, Arci Milano, Camera del Lavoro di Milano, Circoli LeG, Comitati X Milano, Le Girandole,Articolo21, Arci Provincia Varese, Nuovo Partito D’Azione, Saveria Antiochia Omicron, Segreteria RegionaleUilTuCS Milano e Lombardia, SEL Milano, Coordinamento circolo Pd Quarenghi 8 Milano e GIP (democratici contro le mafie), API Milano, Benvenuti in Italia

«Non chiamateci furbetti del rimborsino»

 


Foto: © n.c.

di Rosanna Buzzerio – www.molfettalive.it
 

E’ la polemica politica ad infuocare la tiepida stagione estiva 2011. Da una parte lo tsunami dei mercati a livello nazionale e internazionale, mentre a livello regionale è sempre una questione economica a tenere testa, quella dei cosiddetti "furbetti del rimborsino”. 

E’ stata ribattezzata così la richiesta di rimborso inoltrata da alcuni assessori e consiglieri regionali della precedente e dell’attuale giunta Vendola, all’indomani della sentenza della Corte Costituzionale che invalida la legge regionale sul taglio del 10% delle indennità in attuazione della Finanziaria 2006. Costo di tale “rimborsino” 63mila euro per ciascun consigliere

La richiesta è bipartisan vede coinvolti 55 consiglieri regionali sia di maggioranza che di opposizione dell’attuale e della precedente legislatura. Due i molfettesi che hanno inoltrato tale richiesta: Antonio Camporeale (Pdl) e Franco Visaggio (I Socialisti). 

Non ha presentato la domanda di rimborso l’assessore regionale Guglielmo Minervini, che commenta: «Abbiamo il dovere di fare una scelta politica forte rinunciando al ripristino delle integrazioni. Non è una questione giuridica o formale. La riduzione decisa nel 2006 aveva un senso politico: quello di riequilibrare la nostra indennità a un livello più misurato. La politica non può gestire il dolore sociale, nella fase più acuta della crisi, senza testimoniare in prima persona la misura della sobrietà. Oggi questo bisogno è ancora più accentuato. Per questo credo sia il momento giusto per fare altro. La riduzione del numero dei consiglieri è stato il primo passo. Adesso occorre ridurre la misura sproporzionata dei vitalizi». 

Dal canto suo l’attuale consigliere regionale del Pdl, Antonio Camporeale ritiene che «queldiritto al rimborso scaturisce da un ricorso giudiziario che non è stato nemmeno proposto dall’attuale consiglio regionale e riguarda somme che spettavano legittimamente ai consiglieri regionali. Come altri consiglieri sia di maggioranza che di opposizione ho ricevuto un modulo prestampato da compilare. 

Ritengo che ci troviamo di fronte a una campagna mediatica tanto demagogica quanto patetica: demagogica perché nessuno spiega che se teoricamente azzerassimo i compensi di tutti i consiglieri regionali non copriremmo nemmeno un centesimo degli sprechi perpetrati in Puglia negli ultimi anni, né risolveremmo i problemi delle famiglie italiane. Ed è patetica perché sullo sfondo di queste inchieste giornalistiche c’è sempre quel sentimento di antipolitica che ora va tanto di moda, un pregiudizio pericoloso che tenta di sostituirsi al giudizio degli elettori, offuscando il ruolo stesso della politica e quindi l’esercizio della democrazia. 

Nel caso di Molfetta, all’antipolitica si aggiunge un malcelato rancore politico, il pregiudizio e la frustrazione di qualche giornalista che non perde occasione di aggredire l’avversario con menzogne e attacchi personali che sconfinano nell’insulto». 

Vista la congiuntura economica si parla di tagli alla spesa e si chiedono sacrifici ai pensionati. La richiesta del rimborso può sembrare un controsenso… 
«I consiglieri regionali – replica Camporeale – in quanto cittadini non sono immuni da quegli stessi sacrifici che colpiscono il resto degli italiani: non è che svolgere il lavoro di politico significhi essere assolti dal pagare le tasse o i ticket sanitari. Detto questo, credo che il dibattito sui costi della politica possa avere una sua credibilità se è la stessa politica a decidere autonomamente come e quanto tagliare, e non un organo esterno ad imporlo illegittimamente. 

Tutta questa storia riguarda un diritto soggettivo legittimamente esercitato dai consiglieri regionali per la funzione che svolgono e per il carico di responsabilità e lavoro che spetta loro. Quel diritto è stato riconosciuto da una sentenza della Corte Costituzionale. Insomma, è come se domani i giornali aprissero le loro prime pagine polemizzando con gli insegnanti o i magistrati (categorie di lavoratori sovente oggetto di campagne di stampa denigratorie come accade per gran parte del pubblico impiego) solo perché percepiscono i loro stipendi e non rinunciano a un taglio indiscriminato del 10%. 

Tutto questo non ha alcun senso a meno che non si voglia mettere in discussione il ruolo e la funzione della politica». 

Alla luce delle polemiche scatenate, ripresenterebbe la domanda per il rimborso? 
«Si può pure discutere sull’opportunità di chiedere il rimborso di quelle indennità ingiustamente tagliate, ma sarebbe bene chiarire una cosa: qui non stiamo parlando di somme extra rispetto a quelle che legittimamente spettano ai consiglieri regionali, né stiamo parlando di compensi impropri o aggiuntivi. 

Affermare adesso di voler rinunciare a quel rimborso sarebbe un’ipocrisia colossale, un facile giochetto cui non voglio prestarmi. Anche se lo facessi per apparire più simpatico all’opinione pubblica, saprei bene che quella procedura di rimborso andrebbe avanti lo stesso d’ufficio, allora sì che mi sentirei di prendere davvero in giro i cittadini. E poi rinunciare a quelle somme non significa destinarle alle famiglie o alle imprese: quei soldi resterebbero nel bilancio della Regione con il serio rischio di finire nel pozzo senza fondo degli sprechi o di spese clientelari cui ci ha abituati l’amministrazione Vendola». 

«Ecco – conclude Camporeale -, il punto è capire quanto di questo dibattito sia alimentato dal qualunquismo o, peggio, dalla strumentalizzazione politica. Quando a salire in cattedra è l’assessore regionale che fino a qualche giorno fa si faceva attendere giù a casa sua da una costosa auto blu, che non molto tempo fa fu duramente criticato per essersi fatto accompagnare con quella stessa auto blu presso la sede del suo partito (quindi non per motivi istituzionali) e che come primo atto da sindaco si raddoppiò lo stipendio, tutto questo diventa ridicolo ancor prima che poco credibile». 

Abbiamo posto i medesimi interrogativi anche a Franco Visaggio, consigliere regionale nella passata legislatura per i Socialisti. Siamo in attesa delle sue risposte.

"È iniziato il Calvario" del SindacoSenatorePresidente Azzollini

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Messaggio del Signore Gesù, XI° staz. della Via Crucis 

…"È iniziato il Calvario, non aver paura,
tutti voi siete testimoni della Mia croce, delle Mie parole,
Io illuminerò tutti voi, figli benedetti,
che avete ascoltato dal primo giorno le Mie parole e siete qui,
con Me, aiutateMi a portare la croce, il Calvario è vicino…
Venite al Mio patibolo, pregate,
pregate alla Madre Mia, chiedete la luce a voi,
tante piccole fiammelle intorno a Lei, beati voi.
Beati voi che ascolterete! Venite,
e sarete voi i portatori della luce per tutti i vostri fratelli”…

Comprereste un voto usato da quest'uomo?

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www.beppegrillo.it

Quando sbaglio lo faccio in buona fede, ma subito dopo mi incazzo con me stesso. Di errori ne ho commessi molti e purtroppo ne commetterò altri, uno dei più imbarazzanti è stato Luigi de Magistris, eurodeputato grazie (anche) ai voti del blog come indipendente che subito dopo si è iscritto per coerenza a un partito. Sulla sua attività europarlamentare tantissimi contavano, io per primo, per contrastare i fondi europei destinati alle mafie. In questi mesi è stato forse più presente sui giornali e in televisione che nei banchi di Bruxelles. L'europarlamento è un passaggio per traguardi più importanti e di grande visibilità. Ah, la visibilità. Ah, la coerenza.

De Magistris si è candidato a sindaco di Napoli, ma solo lo scorso anno diceva in un'intervista al Fatto Quotidiano: "Ringrazio chi, tra partiti e società civile, vede in me un’alternativa a un quadro politico moribondo, crollato sulla questione morale. Tocca a me? Certo, tocca a me ogni giorno, da quando ho deciso di impegnarmi in politica… da europarlamentare e presidente della commissione di controllo sui bilanci mi sto occupando in Europa di dimostrare che l’immagine dell’Italia non è solo quella di Berlusconi, e di impiegare al meglio i fondi europei, spezzando ogni legame tra le risorse Ue e la criminalità organizzata… dovrei dimettermi dal Parlamento europeo. E in politica c’è un valore che pochi ricordano, specie in questi giorni: la coerenza. Ho fatto campagna elettorale in tutta Italia raccogliendo consensi ovunque per dedicarmi ai temi dell’Europa. Lasciare il lavoro incompiuto non sarebbe un bel segnale."

Dal blog di Antonio Borghesi, suo compagno di partito: "ho appreso che saresti stato rinviato a giudizio dal Tribunale di Salerno perché, quale sostituto procuratore in servizio presso la Procura della Repubblica di Catanzaro ed assegnatario del procedimento penale n.2552/05/Mod.21 a carico dei magistrati di Potenza, omettendo di procedere alle indagini ordinate … dal GIP presso il Tribunale di Catanzaro…indebitamente rifiutava di compiere un atto del suo ufficio". "I fatti sarebbero i seguenti: un commerciante salentino, ridotto sul lastrico, nel vero senso della parola perché da una posizione florida ora è un senza tetto, denunciò alcuni magistrati per favoreggiamento con banche usuraie". De Magistris si sarebbe "rifiutato d'indagare, come ordinato dal GIP, su collusione fra magistrati di Lecce e magistrati di Potenza con ipotesi di reato gravissime che vanno dall'associazione per delinquere, all'estorsione, al favoreggiamento di banche che applicano tassi usurari".

De Magistris, intervistato in merito ha risposto: "…..bisogna guardare ai reati. Una cosa è la corruzione e l’associazione mafiosa, un’altra l’omissione o altre vicende minori. E che facciamo, lasciamo che ogni denuncia blocchi l’attività di un politico? E' un clamoroso errore giudiziario… I magistrati possono commettere errori…". Una risposta all'altezza di Berlusconi, ma anche di Mastella da Ceppaloni che vorrebbe candidarsi pure lui a Napoli. Mastellone ha presentato al Tribunale di Benevento un atto di citazione contro de Magistris per diffamazione. Per chiunque sarebbe una medaglia al valore una denuncia da parte del ceppalonico con la possibilità di inchiodarlo in tribunale, ma non per de Magistris che ha richiesto alla presidenza dell’assemblea UE di far valere la sua immunità parlamentare. Amen.

Antares, il presidente della cooperativa condannato a tre anni

La sentenza emessa lunedì. Luigi Gianni Sallustio condannato per estorsione e falso ideologico. Assolto l’altro imputato Antonio Luigi Rinaldi

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Foto: © MolfettaLive.it

di La Redazione  – Molfettalive

Una condanna a tre anni e un’assoluzione: si è concluso lunedì il rito abbreviato a carico di Luigi Gianni Sallustio e Antonio Luigi Rinaldi, rispettivamente presidente e socio della cooperativa edilizia Antares


Sallustio è stato condannato dal giudice per le udienze preliminari di Trani, Angela Schiralli, per estorsione e falso ideologico alla pena di tre anni di reclusione, al pagamento di 400 euro di multa e delle spese processuali e all’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici. E dovrà anche risarcire sei soci della cooperativa. L’ammontare della cifra sarà quantificata in sede civile; il tribunale frattanto ha accordato il pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva di 120mila euro da dividersi tra i sei. 

Si era costituito parte civile anche il comune. 

Assolto dall’accusa di illecita influenza sull’assemblea «perché il fatto non costituisce reato» e di falso ideologico «perché il fatto non sussiste» Rinaldi

Nel procedimento era anche imputato l'ex dirigente del settore Territorio del Comune di Molfetta, Giuseppe Parisi, nel frattempo deceduto. 

Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro novanta giorni. 

La vicenda riguarda la costruzione di un fabbricato in regime di edilizia convenzionata nella zona di espansione a ridosso dell’ospedale. Alcuni esposti fecero scattare le indagini della guardia di finanza coordinate dal pubblico ministero Luigi Scimè. Nel mirino della magistratura, l’esclusione dalla graduatoria di sei soci, poi riammessi dopo l’arbitrato del tribunale civile. 

Dell’edificio non resta adesso che uno scheletro. Sfumata la prospettiva di una casa, gli inquilini in questi anni hanno continuato ad abitare in affitto, «non senza difficoltà». Comprensibile la loro soddisfazione: «Che questa sentenza sia un monito per tutti, e che possa contribuire a far luce su una serie di aspetti poco chiari che gravitano attorno al mattone», dichiarano le parti civili, assistite in questi anni dagli avvocati Tullio Bartolino, Francesco Logrieco e Donato de Tullio. 

«Il gup dott. Schiralli ha emesso solo “il dispositivo” della sentenza, la cui motivazione verrà pubblicata nei prossimi 90 giorni. Allo stato attuale quindi non si comprende quali siano le condotte delittuose a carico dello scrivente riconosciute dal magistrato», afferma in una nota Sallustio. 

Il punto l’ha messo la magistratura, non senza che del caso Antares si sia occupato anche il consiglio comunale. Il dicembre dello scorso anno il consigliere di Rifondazione, Gianni Porta, aveva interrogato l’amministrazione sull’argomento edilizia convenzionata, sottoponendo non poche perplessità. Quattro mesi dopo, la risposta dell’assessore e vicesindaco Pietro Uva, a rassicurarlo sui controlli effettuati da Palazzo di Città e sulla sua costituzione di parte civile nel procedimento in corso, approvata l’8 aprile di quest’anno.

Primavera molfettese del '94. Perché nonostante "quella" stagione politica ci ritroviamo "questa" Molfetta?

Terramia, gruppo di discussione sulla politica molfettese, propone un incontro pubblico per riflettere sul ’94 molfettese.

 

 

Nel rumore di fondo della quotidianità molfettese annaspano le voci delle coscienze critiche. Manca la voglia di trasformare l’esistente e nel rumore di fondo permangono, addormentate e paghe del lauto pasto, le anime ribelli. All’orizzonte c’è solo il nostro ombelico. 

L’indifferenza per le bombe all’iprite che incombono, per i giovani disoccupati che si disperano, per i lavoratori prigionieri del mercato, per le consorterie arroganti dei delinquenti e dei ladri di galline che pervadono le strade è il segnale che la comunità e le cose comuni non son più degne di essere amate e curate perché rese agonizzanti da una politica malata o di protagonismo o di clientelismo e vuota di aneliti e di aspirazioni.

La medicina migliore è prendersela con gli altri, con chi è più vicino, con chi è più attivo. Ma la rabbia per il colpevole vicino cura la febbre e non la malattia. I ricordi sono in agguato per i vecchi e ai giovani rode la storia di questa città che ha visto ben altre stagioni, ben altre emozioni, ben altre speranze.

Sembra che a nessuno interessi ripensare al ’94, l´anno in cui a Molfetta si diede avvio a una frizzante stagione politica, si ribaltarono le previsioni elettorali e il governo della città cadde nella mani di una forza nuova che emerse inaspettatamente dalla città. Sembra che quel frangente di eccezionale mobilitazione civile e politica non abbia lasciato alcuna traccia. Ma di questo nessuno parla più. È davvero così? Può essere così? Davvero non ci sono più molfettesi che pensano e agiscono in forza della loro appartenenza ad una comunità di cittadini?

Abbiamo deciso di rompere gli indugi. La riflessione sul ’94 molfettese non può essere ulteriormente rimandata in attesa di tempi migliori.

Il 3 ottobre alle 18 presso la sala stampa del comune
di Molfetta è indetto un incontro pubblico per discutere di quella stagione, con unanime spirito di correità, senza reti e senza format.

Tutte e tutti sono invitati a portare il proprio contributo e a rispondere alla domanda: perché nonostante "quella" stagione politica ci ritroviamo "questa" Molfetta?

Rischio idrogeologico per le lame di Molfetta.
Il prof. Copertino: l’incultura idraulica e geologica dell’amministrazione comunale


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di Giacomo Pisani (www.quindici-molfetta.it/…)

Dopo il sequestro di un’area di circa 1.000 mq. Nella zona di Lama Cupa (detta anche Martina, Schvazappa o fondo di don Carluccio) a Molfetta da parte del Corpo Forestale dello Stato, che ha trovato ben 500 metri cubi di materiale edile di risulta gettati nella zona nel tentativo di creare sbarramenti all’alveo della lama, estirpando anche decine di alberi di ulivo, si torna a discutere sulle lame e sull’incultura della gente (e forse anche di qualche tecnico) su questo problema.
La lama Cupa attraversa tutta la zona di Levante e sfocia alla prima cala. Se la pioggia torrenziale di martedì scorso fosse continuata per qualche ora, il territorio di Molfetta avrebbe registrato danni enormi e il rischio idrogeologico avrebbe potuto provocare anche delle vittime.
Chi crede che modificando la conformazione delle lame possa rendere edificabili quelle aree, probabilmente sottovaluta il rischio che questi interventi possono provocare. Ignoranza reale o ignoranza colpevole? E’ quello che ci chiediamo di fronte anche ad affermazioni che vengono fatte in giro e che lasciano perplessi anche coloro i quali, pur non essendo tecnici, avvertono i possibili rischi di un superficiale approccio alla situazione critica più volte richiamata dall’Autorità di bacino.
Occorre evitare in generale che un governo si possa costituire in potere, pretendendo di racchiudere ogni angolo della realtà nelle proprie categorie economiche e politiche, e finalizzare ogni progetto ai propri interessi, astraendo l’azione amministrativa dal contesto di vita quotidiano, perché in questo caso la politica rischia di contrapporsi all’uomo, ai cittadini, alla vita.
Il rischio idrogeologico delle lame molfettesi non è un’arguta costruzione posta in essere da bandiere, da colori politici o di fazione, ma rappresenta una caratteristica strutturale della zona, manifestata dagli enti tecnici della regione (Autorità di bacino).
Sovrapporre a questo pericolo estemporanee giustificazioni atte a legittimare degli scempi ambientali, rischia di danneggiare irrimediabilmente il territorio e i suoi abitanti.
Ovviamente la valutazione delle situazioni richiede competenze specifiche, più che costruzioni retoriche utili ad indirizzare “consensi”. Per questo “Quindici” ha ascoltato, a proposto del rischio derivante dall’edificazione sulle lame, approvata con l’ultimo PIP, il prof. Vito Copertino, Ordinario di Costruzioni idrauliche e idraulica fluviale, già Preside della facoltà di Ingegneria dell’Università della Basilicata, il quale ha spesso collaborato con le autorità della difesa del suolo e della pianificazione del territorio.
Secondo Vito Copertino, il territorio di Molfetta si è precarizzato a causa di alcuni interventi urbanistici attuati in passato, in particolare negli ultimi 20 anni.
Le lame non costituiscono in sé dei pericoli idraulici. Senza l’intervento dell’uomo esse rivestirebbero una funzione idraulica importante, e la pericolosità geologica è ridotta anche dalla bassa piovosità della nostra zona.
Sono le infrastrutture stradali, i sottopassi, gli insediamenti industriali, a rendere le lame pericolose, se non edificate con le giuste attenzioni. E’ importante, allora, sapere che in ogni territorio esistono delle linee preferenziali di scorrimento dell’acqua.
Le lame presentano innanzitutto una funzione naturalistica: esse sono incisioni del carbonatico simili alle doline, che si caratterizzano per delle specificità vegetali e faunistiche e per un’articolazione ondulatoria che mette in rilievo strati calcarei.
Una funzione fondamentale delle lame è quella di smaltimento della pioggia zenitale, che deve raggiungere il veicolo più veloce per arrivare in mare, il quale, per questo non può essere intasato. Un buon sistema di fognatura urbana è il miglior sistema di drenaggio verso le lame e il mare.
Esse inoltre servono al deflusso delle acque che provengono dalle Murge.
Per quanto riguarda la funzione naturalistica delle lame, gli interventi del passato hanno fatto scomparire queste ultime; solo la parte a monte della città conserva il paesaggio originario.
In riferimento allo smaltimento della pioggia, invece, spesso il sistema di drenaggio urbano entra in crisi anche per errori progettuali, ad esempio per errori nella gestione della rete fognaria urbana. Il sistema fognario entra in crisi con temporali accentuati, come è accaduto la scorsa settimana.
Il temporale di martedì scorso ha messo in crisi il sistema viario della città, per questo Vito Copertino invita a chiedersi cosa sarebbe successo se la pioggia fosse caduta con la stessa intensità per più ore consecutive.
Esaminando la terza funzione delle lame, nei mesi autunnali e invernali sono frequenti crisi idrogeologiche quando dalle Murge scendono grossi deflussi di piena che devono trovare linee preferenziali di afflusso al mare, nelle lame o in canali artificiali.
Nell’autunno del 1997 lama Martina entrò in crisi perché l’acqua non trovò sbocco in mare a causa delle costruzioni edilizie e stradali nelle zone di Mezzogiorno e di Levante di Molfetta.
Passando ad analizzare le vicende politiche recenti, il prof. Copertino ricorda che la legge 183 del 1989 istituì l’Autorità di Bacino (AdB) come autorità di governo dei processi idraulici nel territorio.
L’AdB ha l’obbligo di formulare piani di bacino e di individuare aree a diversa pericolosità idraulica, esprimendo prescrizioni e vincoli, ma anche indicazioni di valorizzazione delle aree, cui tutte le autorità, che modificano il territorio con piani urbanistici, devono sottostare. Le indicazioni dell’AdB sono perentorie e sovra ordinarie a tutte le fasi della pianificazione.
Il Piano di Bacino si compone di piani di stralcio, fra cui c’è il PAI (Piano di Assetto Idrogeologico). Il PAI della regione Puglia ha individuato le aree ad alta pericolosità con modelli idraulici precisi e sofisticati. E’ vietato costruire o insediarsi con attività antropiche all’interno del tracciato delle lame e delle aree limitrofe individuate come aree ad alta pericolosità idraulica.
Secondo Vito Copertino, ricorrere ad un ricorso giudiziario perché annulli le risultanze del PAI (il sindaco di Molfetta, Antonio Azzollini, ha già annunciato il ricorso in una conferenza pubblica, ndr) è segno di incultura idraulica e geologica e di un metodo di lavoro che contrasta con la procedura collaborativa portata avanti dall’AdB. Per Copertino, è molto difficile che il TAR o il Tribunale delle Acque o qualsiasi autorità giudiziaria possa dar ragione ad amministrazioni che vogliono cancellare la specificità del territorio molfettese, segnato da numerose incisioni che presentano sbocchi al mare.
Il professore ricorda il caso del 2005, in cui nelle lame del territorio barese, a seguito dei temporali di Ottobre, sovrappassi stradali furono devastati e le immagini scioccanti dei binari ferroviari della linea Lecce-Milano, sospesi sulla lama, ci mostrarono un pendolino fermo a pochi metri dal baratro.
Ci furono cinque morti a causa della sottovalutazione della funzione delle lame nel far defluire le acque dalle Murge. Secondo Vito Copertino, anche molti sovrappassi del territorio molfettese e della zona industriale non sono progettati per consentire il deflusso delle acque lungo le lame oppure nel sistema di drenaggio urbano.
Sottomettere il rischio oggettivo che investe la città, testimoniato tecnicamente dagli studi ingegneristici e dalla voce degli esperti del settore, alle esigenze economiche di turno, non può passare inosservato. Disporre le condizioni per il più sicuro sviluppo della vita rappresenta il compito principale di un amministratore. Le condizioni che si vanno prospettando, attualmente, offrono scenari fra i peggiori per noi tutti.

Porto, il Ministero dei Beni Culturali chiede chiarimenti urgenti al Comune

Dubbi del Dicastero sul rispetto delle prescrizioni stabilite nel decreto di compatibilità ambientale del giugno 2005

http://molfettalive.it/imgnews/P1030377(9).JPG

di La Redazione (www.molfettalive.it/…)

Un'opera faraonica e al tempo stesso controversa. Il nuovo porto commerciale di Molfetta continua a far discutere.

Prima il pronunciamento dell'Autorità di Vigilanza per i Lavori Pubblici con sede a Roma, nel quale l'operato dell'amministrazione comunale di Molfetta era fortemente censurato «per molteplici violazioni di leggi e regolamenti» e la conseguente «trasmissione di tutti gli atti alla Procura della Repubblica ed a quella della Corte dei Conti», poi due consigli comunali richiesti con urgenza dall'opposizione, in cui però la maggioranza si è sottratta alla discussione dell'argomento.

Adesso un altro capitolo, anche questo recante il timbro postale della Capitale. 

È il Ministero per i Beni e le Attività Culturali a chiedere stavolta al Comune di Molfetta con urgenza informazioni sui lavori in corso, in particolare sul rispetto delle prescrizioni stabilite nel Decreto di compatibilità ambientale n. 648 del 23 giugno 2005.

Lo rende noto il Circolo di Legambiente in una nota a firma del presidente Antonello Mastantuoni, nella quale sono elencate le tappe dell'iter che ha portato l'associazione ambientalista ad aver accesso agli atti della vicenda.

«Il 27 marzo scorso il Circolo cittadino di Legambiente – scrive Mastantuoni – aveva presentato al Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, al Presidente della Regione Puglia, all’Assessorato Regionale dell’Assetto del Territorio, all’Assessorato Regionale dell’Ecologia, alla Soprintendenza per i Beni architettonici e per il Paesaggio per le Province di Bari e Foggia e, infine, al Sindaco del Comune di Molfetta una richiesta di accesso a informazioni di carattere ambientale relative ai lavori della nuova sistemazione del porto.

In particolare il Circolo chiedeva di accedere al “Progetto esecutivo” dei lavori di sistemazione dell’area portuale approvato con delibera di Giunta il 13 febbraio 2008.

Le ragioni di questa richiesta stavano nella sconcertante impressione di assistere alla inadempienza sistematica delle prescrizioni di VIA (la Valutazione di Impatto Ambientale) impartite dalla Regione Puglia, dal Ministro dell’Ambiente e dal Ministero per i Beni Culturali.

In particolare il Decreto di compatibilità ambientale n. 648 del 23 giugno 2005, con il quale si concludeva l’istruttoria di VIA, evidenziava l’intenzione di salvaguardare il water-front dell’area urbana Madonna dei Martiri–Borgo Vecchio, già soggetto a vincolo paesaggistico, puntando alla “riqualificazione degli attuali capannoni delle officine e cantieri ed in particolare quello della CINET, che viene destinato a “Museo del Mare”, mentre, com’è noto, sul sito in precedenza occupato dal Cantiere CINET sono in corso i lavori di realizzazione della nuova Capitaneria di Porto, essendo stato il vecchio fabbricato abbattuto per fare posto alla nuova costruzione.

A fronte di questo precedente – continua il comunicato -, la mancata pubblicizzazione del Progetto esecutivo impedisce di capire quale sorte venga prevista per la “Banchina Seminario” il cui ampliamento (lo sbandierato “lungomare di Ponente”) nelle prescrizioni viene stralciato, trattandosi di area sottoposta a vincolo paesaggistico; impedisce di capire se e in che modo avverrà la riqualificazione dell’area dei “Cantieri Navali”; non dà conto dei lavori di sistemazione idraulica delle aree di pertinenza ed annesse alle lame; non mostra in che modo verranno resi compatibili con i lavori le aree archeologiche presenti nelle aree interessate e quando e in che modo verranno eseguite le prospezioni archeologiche richieste dal Ministero del Beni Culturali e come si potrà eventualmente tenere conto dei loro risultati.

Gli unici riscontri alla richiesta di accesso agli atti, fatta ai sensi del D. Lgs. 195/2005 e dell’art. 28 del D. Lgs. n. 152/2006, erano stati, fino a pochi giorni fa, una mail con la quale il Ministero dell’Ambiente dichiarava di non essere in possesso dei documenti richiesti e, in data 13 maggio 2009, una nota del Ministero dei Beni Culturali con la quale veniva demandata alla Soprintendenza per i Beni Culturali di Bari l’acquisizione di notizie, dicendosi anche in questo caso il Ministero sprovvisto di qualunque documentazione.

Il 27 luglio è arrivata al Circolo una seconda nota da parte del Ministero dei Beni Culturali che, avendo a sua volta ricevuto dalla Soprintendenza per i beni archeologici della Puglia notizie dettagliate e preoccupanti sulla vicenda, chiede al Comune di Molfetta quanto sia stato fatto ad adempimento delle prescrizioni contenute nella V.I.A. e richiede che sia messo a disposizione delle Autorità competenti il famoso e, a questo punto sembra lo si possa dire, misteriosissimo “Piano esecutivo”.

Vale la pena riportare di seguito il testo della nota della Soprintendenza.

«Si rileva in proposito che, per quanto consti a questa Soprintendenza – è affermato nel documento -, non hanno avuto seguito di fatto le prescrizioni rilasciate nella nostra del 22.03.05, prot. n. 5321 in sede di esame del Progetto preliminare della nuova sistemazione portuale di Molfetta, benchè ritenute vincolanti nel parere prot. n. 07.08.408/4229. del 22.04.05 del Dipartimento per i Beni culturali e paesaggistici – Direzione generale per i Beni architettonici e il Paesaggio in merito alla richiesta di pronuncia di compatibilità ambientale, ex art. 6 l .349/1986, avanzata dal Comune di Molfetta.

Infatti, per quanto di competenza di chi scrive, ai sensi del D. 19s 22 gennaio 2004, n. 42, non è stato sottoposto a parere da parte dell'ATI incaricata (Cooperativa Muratori) il richiesto progetto esecutivo delle opere di realizzazione del parco a verde intorno all'area del complesso monunentale-archeologico della Madonna dei Martiri, in cui dovevano essere anche previsti gli oneri per l'assistenza alle opere di movimentazione terra, nonchè per l'eventuale recupero di contesti archeologici emergenti. Il progetto esecutivo peraltro è stato approvato dal Comune di Molfetta con deliberazione di G.M n: 68 del 13.2.08.

Si fa inoltre presente che non risulta, per quanto a noi noto, sia stato dato corso alla richiesta di prospezioni archeologiche subacquee preventive nello specchio d'acqua antistante il complesso monumentale citato, nè alle prospezioni geofisiche preliminari alla movimentazione terra, come espressamente richiesto dalla Direzione generale per i Beni archeologici con nota prot. n. 3931 del 15.04.05».

Da qui la decisione del Ministero di richiedere urgentemente al Comune informazioni «su quanto posto in essere al fine dell'adempimento alle prescrizioni previste».

«La richiesta che il Ministero – conclude Legambiente – ha inviato al Comune di Molfetta non sembra nei modi e nella sostanza troppo diversa da quella di chi con gentilezza chiede alla volpe notizie della gallina. Ma tant’è.

Il Circolo di Legambiente non può far altro, a questo punto e di fronte a questo incredibile pastrocchio che sempre di più rivela di essere la vicenda del porto molfettese, che trasmettere questa nota alla stampa attendendosi che ne dia il risalto che merita e alla magistratura perché valuti l’esistenza di comportamenti illeciti e produttivi di danni all’ambiente».

La delibera fantasma

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di Matteo d’Ingeo – Coordinatore del Liberatorio Politico

Nei giorni scorsi, subito dopo il consiglio comunale del 4 maggio, ci sono stati due interventi del capogruppo consigliare del PDL Angelo Marzano sul Blog “Molfetta Pensa” (5 maggio e 6 maggio) su cui vorrei spendere qualche parola.
Il contendere riguardava un odg rigettato dalla maggioranza consigliare, su proposta del capogruppo Marzano, sulle “Determinazioni da adottare a tutela degli atti amministrativi inficiati dagli effetti prodotti dalla sentenza del TAR Puglia n. 2913/08  (su richiesta dei Consiglieri di opposizione)”.
Negli anni in cui sono stato consigliere comunale credo di aver capito abbondantemente l’uso dello strumento della “questione pregiudiziale”, quella cioè che un dato argomento non si abbia a discutere; e come richiedente illustravo le motivazioni e gli atti di riferimento per cui non si doveva discutere.
In quella seduta del 4 maggio scorso c’ero e non mi è parso di ascoltare una esauriente motivazione a supporto della questione pregiudiziale posta da Marzano; nel contempo non mi è sembrato, anche,  che il Presidente abbia voluto approfondire la richiesta del consigliere Marzano di non discutere l’odg dell’opposizione facendo riferimento a una non ben identificata delibera di giunta che proprio nella mattinata la giunta avrebbe licenziato mettendo al riparo l’eventuale nullità di atti amministrativi interessati dalla sentenza del TAR Puglia n. 2913/08.
Non si capisce perché il consigliere Marzano non abbia reso pubblico l’oggetto e il numero della delibera di giunta a cui lui faceva riferimento.
Non è condivisibile la sua affermazione per cui quella delibera fosse competenza di giunta e non di consiglio. Credo che qualsiasi atto di giunta sia riconducibile all’attività amministrativa fondata sull’utilizzo di risorse economiche e quindi di un bilancio comunale che è di competenza di consiglio.
Ma, pur volendo accettare le argomentazioni di Marzano, vorrei ricordare allo stesso che se è vero che il giudizio del loro operato lo danno i cittadini e non l’opposizione, è altrettanto vero che gli stessi cittadini hanno il diritto di una trasparente informazione.
Nelle sedute del consiglio comunale non ci sono solo i consiglieri eletti dai cittadini ma ci sono anche gli stessi cittadini che ascoltano e vogliono essere informati correttamente ed esaurientemente.
Ma sappiamo bene che la trasparenza amministrativa per questa maggioranza è un optional.
La sera stessa appena giunto a casa mi sono preoccupato di andare sul sito del Comune di Molfetta per cercare e leggere la delibera in questione, ma la mia ricerca è stata vana e ancora oggi nel momento in cui scrivo a distanza di una settimana, di quella delibera non c’è traccia. Non metto in dubbio che la delibera ci sia stata ma nessuno la conosce ancora.
Il sito del comune che dovrebbe fornire in maniera trasparente le delibere che quotidianamente vengono licenziate è fermo alla pubblicazione del 6/4/2009.
Accade spesso che non ci siano tutte le delibere di giunta e dirigenziali e, di quelle pubblicate, molto spesso non ci sono gli allegati che il corpo della delibera stessa richiama.
Quindi consiglierei al capogruppo Marzano, prima di lasciarsi andare in lezioni di correttezza e di buone pratiche politiche, di accertarsi che sia prima assicurata ai cittadini tutta l’informazione di cui hanno diritto. Infine inviterei il Sindaco, per il tramite del suo addetto stampa, a non usare il sito ufficiale del Comune per comunicati di propaganda politica.