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DALLA "CITTA' ILLEGALE" ALLA "CITTA' ETERNA", STORIA DELL'UOMO CHE VOLLE IL "MERCATO DELL'ABUSO DIFFUSO". PROSPETTIVE FUTURE.

 

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Oggi alle 18.30  – Sala B. Finocchiaro  
Fabbrica San Domenico – Molfetta

relazioneranno:

Michele Altomare 

Matteo d'Ingeo
 

Il Movimento “Liberatorio Politico” torna ad incontrare la città per fare il rendiconto dell’attività svolta negli ultimi mesi e per informare, senza bavaglio, sulle vicende cittadine di ordinaria illegalità.
A sei anni dalla sua nascita e dopo un’attività incessante di controinformazione svolta attraverso il proprio Blog (http://liberatorio.splinde
r.com/), nonostante le minacce, intimidazioni più o meno palesi, tentativi di censure ed isolamento vuole lanciare un messaggio a tutti i cittadini in prospettiva di possibili elezioni comunali anticipate.

Lo scandalo della centrale a turbogas di Scandale – Crotone. Stangata e fuga all'estero

di Antonio Massari – www.ilfattoquotidiano.it

Un uomo da 32 milioni di euro. Un affare che potrebbe valerne novanta.
Dietro la perquisizione di Vittorio Maria de Stasio, ex amministratore delegato in Italia di Barclays Bank, c’è la morsa investigativa della procura di Crotone, che da tempo sta indagando sulla costruzione della centrale a Turbogas, costruita a Scandale, in Calabria, poi venduta al colosso spagnolo Endesa e alla Asm Brescia.
De Stasio ha lasciato il suo posto in Barclays ad agosto: una decisione, presa dalla banca, piuttosto dura anche nei modi poiché, secondo le indiscrezioni, i vertici di Barclays gli avrebbero fatto trovare già pronti per il trasloco tutti gli effetti personali.
I pm Pierpaolo Bruni e Luisiana Di Vittorio hanno rintracciato i flussi di denaro verso De Stasio che, passando anche per il principato di Monaco, transitavano sul conto di Aldo Bonaldi. Parliamo dell’imprenditore che nel 2004 ottenne, dal ministero delle Attività produttive, l’autorizzazione per costruire la centrale.
Bonaldi è attualmente latitante all’estero: la procura di Crotone ha disposto il suo arresto a marzo e l’imprenditore non è mai rientrato in Italia.
I PM BRUNI e Di Vittorio hanno scoperto che il gruppo legato a Bonaldi – oltre ai 20 milioni di finanziamenti pubblici – ha usufruito, tra maggio 2007 e gennaio 2008, di finanziamenti per 12,5 milioni dalla Barclays bank.
L’ex ad di Barclays bank, Vittorio de Stasioindagato per truffa e associazione per delinquere – secondo l’accusa, avrebbe “impedito agli organismi deputati al controllola necessariaverifica della reale consistenza patrimoniale e finanziaria delle società riconducibili a Bonaldi”.
Insomma, le due società di Bonaldi – la Italiana Commissionaria Legnami Spa e la Immobiltecno srl – hanno ottenuto il finanziamento senza controlli bancari.
Il rientro del finanziamento non s’è poi verificato, visto che la banca ha dovuto segnare l’operazione tra i crediti in sofferenza.
Se non bastasse, De Stasio è accusato anche di violenza e minacce con cui riusciva a evitare i controlli della banca sulle società di Bonaldi.
Il punto più interessante, però, è che le società dell’imprenditore latitante ottenevano, tra il 2005 e il 2006, 20 milioni di finanziamenti dalla banca Bibop Carire. Le società che intascavano i prestiti, anche questi mai restituiti, erano Eurosviluppo industriale e Consorzio Eurosviluppo, interessate e coinvolte nell’affare della centrale. La Bibop Carire, in quegli anni, era diretta proprio da De Stasio.
A CHIUDERE il cerchio investigativo, infine, la rogatoria che ha consentito alla procura di trovare, sul conto monegasco di Bonaldi, la traccia dei bonifici versati a De Stasio: 325mila euro tra il 2007 e il 2008. Strana coincidenza: i 325mila euro sono esattamente al 10 per cento dei 32,5 milioni concessi al gruppo Bonaldi dalle banche dirette da De Stasio. Un ulteriore significativo dettaglio che si inserisce nella sequenza che può riservare ancora molte sorprese.
Per comprendere l'intero affare, infatti, bisogna ricordare, come si legge negli atti del fascicolo, che “Bonaldi, in associazione al Baroni, al Carchivi, all’Argentini ed al Mercuri”, ha utilizzato un “contratto di Programma”come “strumento” per ottenere “l’autorizzazione unica alla costruzione della centrale da 800 MW in Scandale, unico vero business per lui”.
E ancora: “Dopo il rilascio dell’autorizzazione, cede la società, per circa 40 milioni di Euro … agli acquirenti Endesa e Asm Brescia”.
E quindi: ai 20 milioni di finanziamenti pubblici, ai 20 milioni ottenuti dalla Bibop Carire (senza contare gli ulteriori 18 ottenuti da Barclays), si aggiungono i 40 della vendita della centrale.
Un affare – nato dalla “semplice autorizzazione” a costruire – che vale dunque almeno 80 milioni di euro. E un’inchiesta che vede, tra gli indagati, Roberto Mercuri, oggi collaboratore del vicepresidente di Unicredit Fabrizio Palenzona di cui ora è anche cognato.
Nel 2004 Mercuri, invece, risultava intimo amico del sottosegretario al ministero delle Attività produttive: Pino Galati, Udc. E proprio quel ministero nel 2004 dispose l'autorizzazione a costruire la centrale intorno a cui ruota l’inchiesta .
E nel febbraio 2004, ben prima dell'autorizzazione ministeriale, Mercuri chiede un fido alla Bipop Carire per acquistare il 36 per cento di una società, la Fin.ind.int, con sede in Lussemburgo, per poterla controllare al 100 per cento.
La Fin.ind.int detiene il 66 per cento della Eurosviluppo industriale, cioé la società di Bonaldi: l’affare – almeno in apparenza – inizia a passare nelle mani di Mercuri. E la Bipop Carire nel 2004 era diretta De Stasio.
NELLA BIBOP Carire di Brescia, infine, Mercuri aveva una cassetta di sicurezza. De Stasio risulta in contatti con lui nel maggio 2005, pochi giorni prima che Mercuri venisse fermato, al valico di Brogeda, con ben 3,5 milioni di euro in contanti che stava portando in Lussemburgo.

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Gli operai scioperano? Ciccolella li licenzia

bari.repubblica.it

Licenziati in tronco perché scioperavano. Quattordici operai dell'azienda floricola Ciccolella (che ha uffici amministrativi a San Nicola di Melfi e siti produttivi in Puglia e in Basilicata) ha messo alla porta dieci lavoratori e quattro delegati sindacali della Flai-Cgil e della Uil dopo uno sciopero per il salario. La denuncia è stata fatta dalla Flai, "che condanna fermamente – è detto in una nota – il comportamento antisindacale e repressivo messo in atto dall'azienda a seguito di uno sciopero indetto dai sindacati di categoria per ottenere il pagamento dei salari arretrati".

Per il segretario nazionale della Flai-Cgil, Gino Rotella, "il comportamento dei vertici aziendali della Ciccolella è inaccettabile e viola lo Statuto dei lavoratori punendo ingiustamente chi si è semplicemente limitato a esercitare un diritto inalienabile come quello di sciopero". "Si tratta inoltre – sottolinea – di un atteggiamento autolesionista, visto che l'azienda sta vivendo un momento di grave difficoltà economica che richiederebbe il massimo di coesione sociale e non un conflitto di queste proporzioni".
Nel marzo scorso il patron Corrado Ciccolella, detto il re dei fiori, era stato arrestato insieme con altri cinque imprenditori per truffa sui finanziamenti europei. 

"A questo punto – aggiunge il segretario nazionale – invitiamo l'azienda a tornare indietro sui suoi passi, a ritirare immediatamente i licenziamenti, a dare piena applicazione a tutti gli accordi sottoscritti e a ripristinare la normalità delle relazioni sindacali. Valuteremo – conclude – tutte le iniziative di mobilitazione e di lotta utili a tutelare la dignità e i diritti dei delegati sindacali e di tutti i lavoratori del gruppo Ciccolella".

"È iniziato il Calvario" del SindacoSenatorePresidente Azzollini

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Messaggio del Signore Gesù, XI° staz. della Via Crucis 

…"È iniziato il Calvario, non aver paura,
tutti voi siete testimoni della Mia croce, delle Mie parole,
Io illuminerò tutti voi, figli benedetti,
che avete ascoltato dal primo giorno le Mie parole e siete qui,
con Me, aiutateMi a portare la croce, il Calvario è vicino…
Venite al Mio patibolo, pregate,
pregate alla Madre Mia, chiedete la luce a voi,
tante piccole fiammelle intorno a Lei, beati voi.
Beati voi che ascolterete! Venite,
e sarete voi i portatori della luce per tutti i vostri fratelli”…

Truffa Eurosviluppo, il Comune di Scandale parte civile. Ne risponderà anche il nostro concittadino Corrado Ciccolella

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“Gravissimo danno per l’economia e lo sviluppo del comprensorio comunale di Scandale con pregiudizio per la popolazione residente, per le imprese operanti nel comune di Scandale e per l’economia dello stesso comune”. 
Con queste motivazioni la giunta comunale, attraverso la delibera n. 7 del 10 marzo scorso, ha dato mandato all’avvocato Mario Saporito del foro di Crotone, di costituirsi parte civile per conto del Comune nel prossimo processo che si aprirà sulla vicenda Eurosviluppo per la quale risultano indagati gli imprenditori Aldo Bonaldi, Roberto Baroni, Roberto Mercuri, Annunziato Scordo, Michelangelo Marinelli, Corrado Ciccolella, Alessandro Argentini, Giuseppe Carchivi
Il Comune ha preso questa decisione in quanto ritiene che il mancato investimento industriale del consorzio Eurosviluppo (contratto di programma di circa 130 milioni di euro) abbia causato danni all’economia ed all’immagine del paese. 
Nella delibera della giunta, che determina la costituzione di parte civile, viene ricostruita la vicenda che ha coinvolto il Comune di Scandale. In particolare, è ricordato come il 1° marzo 2002 veniva presentato al Ministero delle attività produttive, da parte del Consorzio Eurosviluppo, un piano progettuale di investimenti industriali da realizzarsi a Scandale con previsione di assunzione di 240 unità lavorative. 
Successivamente il Comune di Scandale dava parere favorevole al progetto ed il 17 aprile 2003 stipulava una convenzione con Eurosviluppo che, è scritto nella delibera, “prevedeva, tra l’altro, la realizzazione di una serie di iniziative industriali tra loro collegate in una ‘filiera produttiva’, e la riserva, in favore della popolazione residente nel Comune di Scandale di quote di posti lavoro, in favore delle imprese correnti o appositamente costituite nel Comune di Scandale di quote di subappalti e di attività di costruzione e di servizio, in favore del comune di Scandale di servizi e oneri”. 
Il Comune approvava, inoltre, il 16 marzo 2005, il piano di lottizzazione per l’insediamento di attività produttive in località Santa Domenica e il 15 aprile dello stesso anno stipulava una convenzione di lottizzazione con Eurosviluppo. 
Le cose, però, evidentemente non andarono come previsto. Così il Comune, il 20 aprile 2008, diffidava il Consorzio Eurosviluppo “a riavviare e portare a compimento le opere di urbanizzazione contrattualmente pattuite”. 
In seguito all’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Crotone e agli ultimi accadimenti che hanno portato all’arresto degli indagati, la giunta comunale ha deciso di costituirsi parte civile in quanto “la mancata realizzazione del progetto ha determinato un danno per il bilancio dello Stato, della Regione Calabria nonché del Comune di Scandale”. Una decisione unanime quella della giunta guidata dal sindaco Fabio Brescia, presa per “al fine di ottenere la tutela dell’immagine dell’Ente e di tutti i diritti economici connessi in vista del risarcimento dei danni patrimoniali e non, eliminabili e non, diretti ed indiretti, all’evidenza permanenti, subiti dal Comune di Scandale e dalla stessa comunità dell’ente in conseguenza della condotta, anche omissiva, dei responsabili”. 
(g.p.)

“La maledizione della Fiat di Termini”. Dopo Ciccolella, problemi per Cimino

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“Gravi irregolarità nell’amministrazione” e “violazioni normative”. Sono questi i motivi che hanno spinto la Banca d’Italia a disporre il commissariamento di Cape Natixis sgr, la società di gestione del risparmio lanciata nel maggio 2003 dalla francese Natixis (al 49%) e dal manager e imprenditore agrigentino Simone Cimino (cui fa capo il 51% tramite la Cape spa, ossia Cimino&Associati private equity, con la quale il finanziere nel 2006 ha anche costituito con la Regione siciliana una sgr, la Cape Regione siciliana, per gestire un fondo chiuso capace di investire nel capitale di rischio di aziende operanti nell’Isola).

Cimino è noto in Sicilia anche per essere rientrato con il suo progetto “Sunny car in a sunny region” nella rosa dei sette pretendenti selezionati da Invitalia per rilevare lo stabilimento Fiat di Termini Imerese. Insomma, ce n’è per tutti. Ma soprattutto la maledizione di Termini sembra non avere fine. “Prima Ciccolella (società del settore florovivaistico che a Termini avrebbe voluto realizzare serre con pannelli fotovoltaici integrati e il cui presidente e amministratore delegato, Corrado Ciccolella) è finito nel mirino della giustizia per l’utilizzo di diversi milioni di finanziamenti europei per fini diversi da quelli per i quali erano stati concessi) e adesso Cimino”, commenta Roberto Mastrosimone, segretario della Fiom di Palermo. E aggiunge: “I governi nazionale e regionale e la Fiat pensavano di risolvere il problema del futuro di Termini con troppa facilità. In realtà le cose sono molto più complicate perché fare impresa e dare continuità di sviluppo in un territorio difficile come il nostro e in un momento economico così delicato non è semplice. Ci chiediamo anche quali siano i criteri utilizzati da Invitalia per la selezione perché se delle 24 proposte giunte, queste erano le migliori sette non osiamo immaginare la situazione delle altre imprese”.

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Ed è ancora tutto da capire il futuro del Fondo Cape Regione siciliana sul quale la Regione ha investito 14,4 milioni (con una partecipazione del 49%) e che adesso si trova con un socio di maggioranza (la Cimino&Associati private equity) sotto la lente di Bankitalia e alle prese con commissari straordinari. In particolare, Cape sgr è stata sottoposta ad amministrazione straordinaria: Stefania Chiaruttini e Roberto Tasca sono stati nominati commissari straordinari; Massimo Bigerna, Elisabetta Contino e Luigi Puddu formano il comitato di sorveglianza. “Stiamo avviando immediatamente una verifica”, afferma l’assessore regionale all’economia, Gaetano Armao. Che spiega: “Il provvedimento non riguarda il nostro Fondo, ma sicuramente dobbiamo approfondire la questione. Speriamo che le stesse irregolarità riscontrate nella Cape Natixis non siano state fatte anche nella nostra sgr”. E intanto dalla società arriva la seguente precisazione: “Cape Regione siciliana sgr sottolinea la propria indipendenza gestionale da Cape Natixis Sgr, e si dichiara del tutto estranea al recente provvedimento cautelare di Banca d’Italia cui Cape Natixis sgr è stata sottoposta.

Il Fondo Cape Regione Siciliana, dedito ad investimenti nella sola Regione Sicilia, ha tra i propri investitori, oltre alla Regione Siciliana, il Gruppo Unicredit, Cape Live spa, il Fondo Europeo degli Investimenti attraverso il Cip, Competitiveness and Innovation Framework Programme, ed altri investitori internazionali qualificati”.

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L'ombra di Saladino sulla centrale di Scandale – emiliogrimaldi.blogspot.com

 
Sarebbe stata la Need di Antonio Saladino ad offrire servizi di assistenza nelle relazioni istituzionali all’Eurosviluppo Elettrica di Aldo Bonaldi e Roberto Mercuri, entrambi raggiunti da un provvedimento di custodia cautelare in carcere lo scorso 1 marzo nell’ambito dell’inchiesta Energopoli, condotta dal sostituto procuratore Pierpaolo Bruni. Prestazioni in vista della realizzazione di un impianto a ciclo combinato alimentato a gas presso il Comune di Scandale. È una parte della consulenza tecnica che, a suo tempo, l’allora pm Luigi de Magistris affidò ai commercialisti di Catanzaro: Francesco Muraca, Vittorio Iiritano e a Maurizio Toraldo per fare luce sui finanziamenti pubblici e sulla politica delle assunzioni riconducibile al presidente della Compagnia delle Opere in Calabria nell’ormai famigerata Why Not.
 
Il rapporto tra le due imprese inizia il 17 maggio 2005 con un accordo di poco più di sette mesi. Durante i quali la Need s’impegna a “far conoscere alle istituzioni la nuova realtà aziendale che si stava per insediare in Regione Calabria; a raccogliere ed analizzare le posizioni attraverso la creazione di una mappatura ragionata; a supportare le azioni istituzionali; a consolidare un positivo profilo d’immagine e valorizzare il suo contributo al territorio presso le istituzioni; a generare ed implementare reti relazionali capaci di rispondere alle esigenze strategiche e di visibilità; a impostare una linea di azione condivisa per affrontare eventuali situazioni di crisi; a monitorare il quadro normativo della Regione Calabria e a valutarne le conseguenze sulla posizione di Eurosviluppo”.
Non solo, ma in un articolo del contratto la società di Saladino si prodiga anche “al coinvolgimento dei soggetti pubblici o privati” indicati dalla stessa. Una sorte di Public Relations. La sponsorizzava Saladino, la società di Bonaldi e di Mercuri, in altre parole. Un sodalizio che poi si consolida. Tanto che l’anno successivo i due sottoscrivono un ulteriore accordo. Relativo “al reclutamento e alla selezione del personale”. 1.600 euro, questo il corrispettivo per ogni figura professionale assunta che andava nelle tasche della “Necessità”, la traduzione inglese di Need, costituita a Roma sette anni prima, il 28 novembre 1999. Personale a tutto tondo. Comprensivo anche di corsi di formazione. Infatti, le fatture emesse riportavano l’oggetto. “Affitto aule per corso di formazione personale di esercizio e manutenzione della Centrale di Scandale” facendo riferimento ad un contratto stipulato in data 30 agosto 2006, che, lamentavano i commercialisti, “non è stato rinvenuto nella documentazione esaminata”.
 
GLI ARRESTI
 
Sei gli arresti, più due che si sono dati irreperibili. Per una presunta truffa pari a 15 milioni di euro ai danni dello Stato. Sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, alla bancarotta fraudolenta ed al riciclaggio dei proventi dei finanziamenti ottenuti. E si tratta di: Aldo Bonaldi, di 52 anni, di Soresina (Cremona), residente nel Principato di Monaco, e Roberto Baroni (58), di Pavia e residente a Tunisi. I principali responsabili dell’operazione, un Contratto di programma per Scandale, Comune del crotonese, che comprendeva una vasta rete di infrastrutture occupazionali. Come un impianto multi servizi, un pastificio, allestimenti di produzione agro-biologica e di conserve alimentari. Una filiera agro energetica che avrebbero dovuto creare 300 posti di lavoro. Soldi finiti in conti esteri e determinato il dissesto finanziario di Eurosviluppo e di un’altra società, la Ali.Bio, entrambi riconducibili a Bonaldi. Le altre persone raggiunte da provvedimenti restrittivi sono:

Giuseppe Carchivi (49), di Isola Capo Rizzuto (Crotone) e residente a Colle Val D’Elsa (Siena);
Roberto Mercuri (40), di Lamezia Terme (Catanzaro) e residente a Milano;
Annunziato Scordo (65), di Bovalino (Reggio Calabria) e residente a Catanzaro;
Michelangelo Marinelli (40), di Modena; 
Corrado Ciccolella (55), di Molfetta (Bari)  
Alessandro Argentini (51), di Torino.

I ricorsi al Tribunale della Libertà sono stati tutti respinti, tranne uno, Giuseppe Carchivi, per il quale il giudice ha alleggerito la misura, dal carcere ai domiciliari. Mentre risultano ancora latitanti Bonaldi e Baroni, entrambi difesi, tra l’altro, dagli avvocati parlamentari : Giancarlo Pittelli Gaetano Pecorella.

 
MERCURI, L’UOMO DI GALATI
 
Roberto Mercuri, parente stretto di Giuseppe Galati, ex sottosegretario alle Attività produttive, e si vocifera braccio destro di Fabrizio Palenzona, presidente di Aeroporti di Roma, è l’ago della bilancia dell’impennata dell’economia calabrese. Segni particolari: un debole per la truffa. Si presume, fino al terzo grado di giudizio. Prima in Poseidone e ora in Energopoli. Una carriera sopra le righe.
L’inchiesta di Poseidone comincia con una valigetta carica di soldi. Il padre e il fratello di Roberto Arcuri, Giuseppe e Cesare, nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2005 la trasportavano per il valico di Brogeda quando la Guardia di Finanza di Domodossola durante un normale controllo se ne accorge. Una valigetta del valore complessivo di 3 milioni 354 mila euro. La tempistica è importante perché il tentativo di trasbordo dei Mercuri avviene il giorno dopo le perquisizioni richieste da Luigi De Magistris nell’ambito del procedimento che prende il nome del dio del mare.
Con Eurosviluppo, la carriera di Mercuri ha un exploit, dopo la gavetta della valigetta, secondo le dichiarazioni rese a suo tempo da Pierangelo Moroni socio della Pianimpianti. Leggiamo.
 
"Fu Roberto Mercuri che mi parlò della società “EUROSVILUPPO” dicendomi che vi era la possibilità, tramite questa società, di fare affari in Calabria nel settore della cogenerazione."
Ricordo che verso la fine degli anni '90 avevamo bisogno, in società, di qualcuno che si occupasse, con professionalità, del settore commerciale, per il nuovo settore della termovalorizzazione. Allora l'ing. Cochi della società De Bartolomeis, che conoscevo da tempo, mi disse che poteva propormi una persona molto capace che lavorava da loro e che poteva fare al caso nostro. Mi presentò,quindi, tale Roberto MERCURI, molto giovane, che apparse a me ed a JAMPAGLIA come persona competente del settore (…)
Verso il1999/2000 il MERCURI rappresentò sia a me che a JAMPAGLIA che voleva avere un ruolo maggiore all'interno della società. Decidemmo, pertanto, dal momento che ci sembrava un giovane sul quale sipoteva puntare anche per il futuro, di cedergli un 5 per cento io ed un 5 per cento JAMPAGLIA. Il MERCURI diede 200 milioni di lire a me e 200 milioni di lire a JAMPAGl.IA. Ci disse che il denaro lo aveva ottenuto dalla Banca Carime.(…)Il MERCURI ci propose di dare un incarico ad un suo amico, il dotto SCORDO, presentandolo come commercialista, che poteva occuparsi del amo amministrativo.
La PIANIMPIANTI fece, quindi, un contratto di consulenza con SCORDO.(…) Con il passare dei mesi – soprattutto dopo l'acquisto del 10 per cento, MERCURI cominciò ad essere sempre più arrogante. (…) Nel 2003 MERCURI – atteggiandosi sempre più quale vero dominus della società propose a JAMPAGLIA di cedergli le azioni. JAMPAGLIA, a quel tempo, era titolare del 35 per cento del pacchetto azionario. MERCURI pagò le azioni di IAMPAGLIA con la somma di 1.800.000.000 di lire. Ricordo che mi disse che i soldi li aveva in quanto un nonno materno aveva venduto delle proprietà in Calabria cd aveva ceduto una società che realizzava prefabbricati per l'edilizia. (…) Verso il febbraio/marzo del 2004 – mi propose l'acquisto del mio pacchetto azionario. Decisi di cedere le azioni perché non riuscivo più a sostenere il clima teso in società.
MERCURI mi propose di acquistare le mie azioni – il 35 per cento della PIANIMPIANTI – per la somma complessiva di 1.500.000,00 euro, che mi avrebbe pagato in tre tranche. (…) Anche dopo la cessione del pacchetto azionario non lasciai la società in quanto i soci tedeschi, i quali avevano molta fiducia in me, mi chiesero di rimanere fino a fine anno (siamo nel 2004). (…) Ricordo ancora adesso un episodio che mi ha turbato moltissimo. Un giorno, ricordo ancora che era l'ultimo giovedi di settembre del 2004, SCORDO venne a chiamarmi nel mio ufficio della società dicendo di recarmi nella sala riunioni della società in quanto il MERCURI doveva parlarmi Come entrai, alla presenza di SCORDO, MERCURI, che mi sembrava invasato, mi minacciò dicendomi che se non fossi andato via immediatamente da PIANIMPIANTI avrebbe ammazzato me e le mie due figlie. SCORDO non disse una parola. Rimasi sconvolto e dissi loro che non avrei messo più piede in società. Ciò che effettivamente feci
”.
 
Un particolare dell’inchiesta. Dopo l’autorizzazione alla realizzazione della centrale a turbogas da parte del ministero alle Attività produttive, imperando Galati, cugino di Mercuri, il Cipe, organismo dello stesso ministero, approva anche la piattaforma integrata di servizi. Quella dei 300 posti di lavoro andati in fumo. Se ne doveva occupare l’Eurosviluppo industriale, la società madre di Eurosvilippo Elettrica.
 
E SALADINO?
 
Come mai, fino ad oggi, non sono stati mai presi in considerazione i rapporti commerciali tra la Need di Saladino e l’Eurosviluppo Elettrica di Mercuri & company? Voci di corridoio dicono che la documentazione di riferimento sia andata perduta. O che si sia volatilizzata, proprio come i posti di lavoro.

Corrado Ciccolella chiarisca – Termini Imerese, il piano di salvataggio del governo rischia di diventare un bluff

 

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Termini Imerese, Fiat chiama Ciccolella «Chiarimenti su vicenda giudiziaria»

corrieredelmezzogiorno.corriere.it

Una richiesta di «urgenti chiarimenti e informazioni» sulla vicenda giudiziaria della società dei fratelli Ciccolella, «anche al fine di valutare la sua presenza nella short list per il polo industriale di Termini Imerese», è stata inviata da Domenico Arcuri, l’amministratore delegato di Invitalia, l’advisor del ministero dello Sviluppo economico, all’azienda di Molfetta.

IL COMUNICATO – In una nota Invitalia spiega che «considerata la gravità dei fatti contestati», l’advisor vuole sapere «i motivi del coinvolgimento giudiziario, la posizione societaria, incluso un eventuale avvicendamento nella carica» di Corrado Ciccolella, che, prosegue il comunicato d’Invitalia, è «attualmente agli arresti domiciliari con l’accusa di bancarotta fraudolenta e associazione a delinquere». L’advisor, inoltre, invita l’azienda pugliese a chiarire anche «i rapporti intercorsi o intercorrenti tra la ’Fratelli Ciccolella spa e tutte le società coinvolte nell’inchiesta». Ciccolella è uno dei gruppi leader in Europa nei settori della produzione e della commercializzazione di fiori recisi e piante da vaso e affianca alle serre progetti innovativi nell’energia. A Termini dovrebbe portare serre fotovoltaiche.

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Termini Imerese, il piano di salvataggio del governo rischia di diventare un bluff

www.ilfattoquotidiano.it

 

Il 15 febbraio il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani ha annunciato la firma di un accordo programmatico per salvare lo stabilimento Fiat e rilanciare l'economia locale con sette aziende che andranno a investire 600 milioni in Sicilia. Ma delle imprese coinvolte, tre hanno grossi problemi economici: dai bilanci in rosso alle quotazioni in calo

Tremila e trecento posti di lavoro, 450 milioni di euro di investimenti pubblici, 600 dai privati. Sono i numeri del dopo Fiat a Termini Imerese, quelli mostrati dal governo una settimana fa, dopo l’approvazione dell’accordo programmatico per il rilancio degli impianti siciliani e di una intera città. Un rilancio in grande stile che prevede l’ingresso di sette nuove aziende nel tessuto produttivo siciliano e che il ministero dello Sviluppo economico diretto da Paolo Romani ha presentato lo scorso 16 febbraio: “Oggi – commentava Romani – si apre una nuova fase per Termini Imerese. Siamo partiti da un grande problema occupazionale e abbiamo lavorato con determinazione per creare le condizioni necessarie al rilancio di uno dei più importanti insediamenti produttivi del Mezzogiorno. In questo modo sarà possibile tutelare 1.500 occupati, puntando a creare oltre 3.300 posti di lavoro una volta a regime. E’ un segnale importante della vitalità del tessuto economico italiano e della capacità del governo Berlusconi di mettere a sistema le migliori forze del Paese”. Belle intenzioni, in realtà, Perché di certo, ad oggi, c’è solo una cosa: alla fine dell’anno Fiat lascerà la Sicilia. E il grande rilancio potrebbe nascondere solo un grande bluff.

 

Per capire il perché bisogna fare un salto molto più a nord, a Grugliasco, per l’esattezza, dove questa mattina i 900 lavoratori delle carrozzerie De Tomaso, ex Pininfarina, protestavano per il mancato pagamento della cassa integrazione straordinaria di Febbraio. Per farlo, l’azienda sta aspettando lo sblocco dei fondi da parte dell’Inps, mentre il riavvio della produzione, dopo che il marchio è stato rilevato da Gian Mario Rossignolo è previsto per l’autunno. Rossignolo, ex presidente Telecom ed ex Lancia ha in mente di produrre nelle carrozzerie torinesi 8mila esemplari l’anno di un nuovo crossover che dovrebbe essere presentato a breve al salone di Ginevra.

 

Un progetto ambizioso, nel pieno della crisi dell’automobile italiana, che si scontra però con una serie di incognite. Oltre ai soldi Inps, infatti, l’azienda aspetta che vengano sbloccati i fondi europei per la formazione professionale dei dipendenti dei due stabilimenti (i motori verrebbero prodotti in Toscana), o che, in alternativa, i soldi vengano anticipati dalla Regione Piemonte. Una bazzecola di circa dieci milioni di euro che apre molti “se” sulla rinascita del marchio De Tomaso. Tanto che in molti, nell’ambiente sindacale torinese, dicono: “Se non si parte adesso non si parte più”.

 

Ma cosa c’entra De Tomaso con Termini Imerese? C’entra eccome, perché il nobile marchio delle carrozzerie di Grugliasco è capofila nella lista delle sette aziende che salveranno lo stabilimento Fiat. Lì, dicono le cronache entusiastiche della scorsa settimana, il marchio arriverebbe a produrre altri 35mila veicoli l’anno, distribuiti su due modelli. La rinascita di Termini insomma, è legata ad una azienda che ancora non c’è, che per il momento – per la volontà di Rossignolo che nell’impresa crede eccome – spende nell’attesa di produrre. Ma che di certo non si imbarcherà per la Sicilia con un piano industriale triplo o quadruplo rispetto a quello che affronta ora in Piemonte senza garanzie.

 

Ma De Tomaso non è l’unico che andrebbe a produrre auto in Sicilia. Al suo fianco, nel gruppo dei magnifici sette, c’è anche Cape Rev, che sotto il sole siculo andrebbe a produrre la sua auto elettrica. Il progetto si chiama Sunny Car in a sunny region e si propone di dare lavoro a 1400 persone solo a Termini e altre 2mila a Catania. Nasce dalla Cape Regione Siciliana di Simone Cimino, che ha acquisito dalla indiana Reva Electric Car Company il diritto esclusivo alla commercializzazione delle sue auto ad alimentazione elettrica. La Cape Regione Siciliana, peraltro, già beneficia dell’apporto della Regione, che ne possiede il 49%. Ma Cimino non naviga comunque in buone acque. Agrigentino, bocconiano, un passato in Montedison (dal 1985 al 1991) ha ottimi agganci con il governatore Lombardo. Più volte ha provato a sfondare sull’isola, ma più che successo ha costruito debiti: Ice Cube Impianti, che proprio a Termini Imerese produce ghiaccio alimentare, ha chiuso in perdita sia il 2009 che il 2008. Poi ci sono il gruppo alimentare Zappalà e la T-Link di Navigazione. Quest’ultima è la croce di Cimino. La compagnia, che collega Termini con Genova, ha raggiunto a luglio 2010 perdite superiori al capitale, costringendo i soci a sostanziose iniezioni di denaro. Ma Cimino non si perde d’animo e le cronache raccontano investimenti a Termini per 180 milioni di euro, a fronte di un impegno pubblico (nel caso i soldi siano distribuiti proporzionalmente) di circa 67 milioni.

 

Il suo è il terzo progetto più rilevante nella “rinascita” siciliana, dopo quello di Rossignolo (380 milioni) e Ciccolella, gigante internazionale nella produzione di fiori. Seguono tutti gli altri: Med Studios (teatri di posa per cinema e fiction tv per la Einstein Multimedia), Lima Corporate (protesi mediche), Biogen Termini (impianti stoccaggio e lavorazione biomasse) e Newcoop (logistica e grande distribuzione): in tutto fanno un terzo dei 3.300 posti di lavoro per costituire attorno a Termini anche un rilancio generale dell’economia locale. Torniamo a Ciccolella: il gruppo dovrebbe iniettare nella terra siciliana circa 200 milioni di euro. Ma anche “il più grande giardino del Mediterraneo” non se la passa benissimo: Nel 2008 aveva chiuso con 452 milioni di ricavi e 52 di perdite. Nel 2009 è andata anche peggio, con i ricavi scesi a 413 milioni e le perdite contenute a 21. Dove Ciccolella sta ancora peggio, però, è in borsa. Dal massimo di 7,6 euro del 2007, il titolo è scivolato insieme alla crisi economica fino ai 2,39 euro nel 2008. Ora si aggira attorno ai 70 centesimi per azione dopo un minimo di 66 e un massimo di 77 centesimi, realizzato il 15 febbraio, nel giorno dell’annuncio della firma sull’accordo di Termini.

 

Se son rose fioriranno, verrebbe da dire. Ma il dubbio, spiega il segretario della Fiom di Palermo, Roberto Mastrosimone, è che alla fine il gioco a carte scoperte sveli il bluff: “Basta solo che una delle aziende si sfili – dice – e qui salta tutto”. Per questo il sindacato chiede urgentemente di incontrare il governo per capire in concreto cosa e quando accadrà. Il dubbio più impellente, dice ancora Mastrosimone, è capire “su quali basi l’advisor del governo, Invitalia, ha deciso che le aziende avevano i requisiti corretti per l’accordo. Ci chiediamo con quali criteri”. L’unica certezza che rimane, chiosa con amarezza, è “che Fiat se ne andrà, il resto è uno spot mediatico”.

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Il re dei fiori, Corrado Ciccolella, si difende attraverso una nota del suo ufficio stampa

Il re dei fiori, Corrado Ciccolella, si difende attraverso una nota del suo ufficio stampa


fb6234882420f2347419e28222094215_mediumCOMUNICATO STAMPA

 

L’autorità giudiziaria di Crotone ha notificato un’ordinanza di misura cautelare ai domiciliari nei confronti di Corrado Ciccolella, amministratore unico di Ali.Bio S.A. a r.l. (società fuori del perimetro di quotazione della Ciccolella). La società Ali.Bio è sorpresa per questa misura restrittiva adottata della Magistratura conseguente la vicenda Consorzio Eurosviluppo per la mancata realizzazione del contratto di programma della filiera energetica nel Comune di Scandale (Crotone).
La vicenda riguarda fatti accaduti alcuni anni fae che la società credeva definitivamente chiarita, avendo collaborato pienamente con l’autorità giudiziaria e avendo restituito da tempo, con relativi interessi e rivalutazioni, alla Regione Calabria e al Ministero dello Sviluppo Economico, le somme del contratto di programma anticipate per l’investimento in provincia di Crotone, oggetto dell’attuale controversia.
In pratica, oggi la società è addirittura creditrice nei confronti del Ministero. Quest’ultimo, infatti, per un errore di calcolo commesso nei suoi rapporti con Equitalia, aveva chiesto una somma superiore di oltre 2 milioni di euro rispetto al dovuto, dei quali un milione e 600mila euro sono stati restituiti alla società Alibio, mentre dovranno essere rimborsati ancora 400mila euro dal Ministero.
L’impegno della società Ali.Bio in Calabria è venuto meno a causa delle lungaggini autorizzative  e delle condizioni tecniche che hanno reso impossibile l’investimento, per il quale,pertanto, era stata chiesta da tempo la delocalizzazione in Puglia, anche perché la Centrale elettrica realizzata a Scandale non ha la rete di teleriscaldamento, condizione indispensabile per realizzare le serre per la produzione di fiori, oggetto dell’investimento.
Ecco perché la società è tranquilla e fiduciosa nella Magistratura ed è sicura che l’equivoco verrà presto chiarito, scagionando completamente dalle accuse che gli vengono mosse l’amministratore della società, anche perché, dalla lettura degli atti notificati, la posizione di Corrado Ciccolella nell’intera vicenda Eurosviluppo appare assolutamente di secondo piano. A riprova di ciò, il Gip, preso atto della restituzione, già fatta a suo tempo, delle somme al Ministero, nella sua ordinanza ha escluso sia il sequestro patrimoniale, sia l’imputazione di associazione per delinquere, adottate, invece, nei confronti degli altri indagati.

Dott. Felice de Sanctis
External & Media Relations Manager
"CICCOLELLA S.p.a."

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ALI.BIO. SOCIETA' AGRICOLA S.P.A.

Verbale assemblea ordinaria Pagina 1

Registro delle Imprese di Crotone 02554320792

C.C.I.A.A. di KR Rea 162038

ALI.BIO. SOCIETA' AGRICOLA S.P.A.

Sede in Via C. Amatruda, 13/B – 88900 CROTONE (KR) Capitale sociale Euro 9.817.500,00 i.v.


                                                     Verbale assemblea ordinaria
 

L'anno duemilasei, il giorno ventitre, del mese di maggio, alle ore 16.30, in Molfetta (Ba) alla Via Patrioti Molfettesi n. 8, si è tenuta l'assemblea generale ordinaria in seconda convocazione della società ALI.BIO. SOCIETA' AGRICOLA S.P.A. per discutere e deliberare sul seguente ordine del giorno:
 

– deliberazione ex art.2364 C.C. – approvazione bilancio esercizio 2005;

– approvazione della relazione del Collegio Sindacale del Bilancio chiuso al 31.12.2005;

– varie ed eventuali.
 

Nel luogo e all'ora indicata risulta presente il signor Ciccolella Corrado, nella sua qualità di Amministratore unico, il quale, constata e dà atto che, pur fuori della sede sociale, l'assemblea è regolarmente costituita e può quindi, validamente deliberare essendo presente, oltre l'organo amministrativo, in persona di esso costituito, l'intero capitale sociale rappresentato dal medesimo Ciccolella Corrado in rappresentanza della società "CICCOLELLA HOLDING S.P.A.", nonché l’intero Collegio Sindacale.
 

Assume la Presidenza della riunione l’Amministratore Unico, Sig. Ciccolella Corrado, il quale, constatato che l’assemblea è regolarmente costituita e può quindi validamente deliberare, chiama a fungere da segretario il Sig. Ciccolella Antonio.

Il Presidente legge il bilancio d'esercizio al 31.12.2005, composto da Stato Patrimoniale, Conto Economico e Nota Integrativa, e fornisce tutti i chiarimenti richiesti dall'assemblea proponendo di riportare a nuovo la perdita di esercizio.

Per quanto riguarda il secondo punto all’ordine del giorno, prende la parola il presidente del Collegio Sindacale, il quale legge la relazione dell’organo di controllo riferita al bilancio al 31.12.2005.

Dopo breve discussione, l'assemblea delibera all'unanimità di approvare il bilancio d'esercizio al 31.12.2005, così come predisposto dall'organo amministrativo, e di approvare la relativa relazione del collegio sindacale e di riportare a nuovo la perdita d’esercizio.

Non essendovi null'altro su cui deliberare, e nessun altro chiesto la parola, la seduta è tolta alle ore 17.00, previa redazione, lettura ed unanime approvazione del presente verbale.

 

Il Segretario                                    Il Presidente

Ciccolella Antonio                     Ciccolella Corrado

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Truffa sull'energia, arrestati sei imprenditori. Corrado Ciccolella ai domiciliari

 

 

Rose, spine e scatole cinesi. L’associazione per delinquere dell’energia pulita

 

 

Truffa sull'energia, arrestati sei imprenditori. Corrado Ciccolella ai domiciliari

Corrado Ciccolella e Scajola laprovinciapavese.gelocal.it

Un affare da 15 milioni di euro grazie ad un finanziamento utilizzato per fini diversi da quelli per i quali era stato concesso dall'Unione europea attraverso l'ex Ministero delle Attività produttive. E' quello scoperto dal pm della Procura della Repubblica di Crotone, Pier Paolo Bruni, nell'ambito dell'inchiesta Energopoli, avviata già da alcuni anni e che ha portato adesso all'arresto di sei imprenditori.

Le persone coinvolte nell'inchiesta sono accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, alla bancarotta fraudolenta ed al riciclaggio dei proventi ottenuti grazie all'utilizzo dei finanziamenti ottenuti dagli indagati. Gli arresti eseguiti dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Crotone sono sei, uno in carcere e cinque ai domiciliari rispetto alle otto ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip su richiesta del pm Bruni. Risultano irreperibili, infatti, i due maggiori responsabili della truffa, Aldo Bonaldi, di 52 anni, di Soresina (Cremona), residente nel Principato di Monaco, e Roberto Baroni (58), di Pavia e residente a Tunisi, principale collaboratore, secondo gli inquirenti, di Bonaldi ed ideatore con lui della truffa. 

Le persone nei confronti delle quali i provvedimenti restrittivi sono stati, invece, eseguiti sono Giuseppe Carchivi (49), di Isola Capo Rizzuto (Crotone) e residente a Colle Val D'Elsa (Siena), finito in carcere, e Roberto Mercuri (40), di Lamezia Terme (Catanzaro) e residente a Milano; Annunziato Scordo (65), di Bovalino (Reggio Calabria) e residente a Catanzaro; Michelangelo Marinelli (40), di Modena; Corrado Ciccolella (55), di Molfetta (Bari) e Alessandro Argentini (51), di Torino. La truffa ruota attorno alla mancata realizzazione del Contratto di programma di Scandale, con la costruzione di una centrale a turbogas. Soggetto attuatore del contratto di programma è la società Eurosviluppo industriale, di cui Aldo Bonaldi è l'amministratore. La mancata realizzazione dell'Accordo di programma, secondo quanto hanno riferito inquirenti ed investigatori, ha determinato un danno per il bilancio dello Stato e della Regione Calabria di 4 milioni di euro, somma incassata dagli indagati e finita in conti esteri che erano nella loro disponibilità. 

Per sottrarsi agli obblighi derivanti dalla sottoscrizione dell'accordo, che prevedeva tra l'altro la realizzazione di infrastrutture, di un impianto multiservizi, di un pastificio, di impianti di produzione agro-biologica e di un impianto di conserve alimentari, Bonaldi, con la complicità degli altri imprenditori coinvolti nell'inchiesta, avrebbe ottenuto la delocalizzazione in altre aree di alcune delle iniziative per le quali aveva ottenuto il finanziamento e provocato il dissesto finanziario della Eurosviluppo e di un'altra società, la Ali.Bio, entrambe con sede a Crotone, società riconducibili allo stesso Bonaldi. Il gip di Crotone, su richiesta di Bruni, ha anche disposto il sequestro di beni riconducibili agli indagati per un valore di quattro milioni di euro, consistenti in somme depositate in conti correnti bancari ed immobili in Calabria e in altre regioni.

Contratto di programma: restituiti 14 milioni