Archivio mensile:settembre 2007

Appello per la Giustizia e la Legalità in solidarietà al PM
 Luigi De Magistris e a tutti i magistrati Liberi

Invitiamo i cittadini molfettesi a firmare la petizione on-line in sostegno del PM Luigi De Magistris e di tutti i magistrati impegnati nella lotta alla mafia, ai poteri forti e ai politici corrotti.
Riportiamo di seguito
il sito di riferimento e il testo da sottoscrivere:

http://www.petitiononline.com/mod_perl/signed.cgi?040407rc

“Chiediamo l’intervento del Capo dello Stato per porre fine all’imbarazzante ed offensiva attività del Ministro Mastella tesa ad imbavagliare la verità e scongiurare che la giustizia possa, definitivamente, arrivare a lui.
 Per evitare ciò ha chiesto al CSM il trasferimento del PM De Magistris motivando la richiesta come atto dovuto a seguito delle risultanze delle ispezioni ministeriali presso la Procura di Catanzaro. A tale proposito, se Mastella si proclama corretto per questo atto "doveroso", saremmo curiosi di sapere come si definisce il Ministro Amato in considerazione del fatto che lo stesso talvolta preferisce ignorare le risultanze delle ispezioni ministeriali (vedi mancato scioglimento del Consiglio Comunale di Barcellona P.G.-ME).
Forse sfugge, o addirittura sconosce, al ministro Mastella che esistono problemi gravi che andrebbero sollevati al CSM e che rischiano di ingolfare la giustizia; le procure di Caltanissetta e di Catania, considerata l’importanza delle stesse nella lotta alla mafia, sono scoperte da troppo tempo. E cosa dire della paralisi disastrosa che l’entrata in vigore del nuovo ordinamento giudiziario provocherà? Passeranno molti mesi prima che il CSM possa procedere a nuove nomine lasciando così gli uffici scoperti.
Sarebbe opportuno che Mastella si dimettesse subito, così da rendere più sereni anche gli italiani, ai quali chiediamo di non dimenticare che Mastella è testimone di nozze del pentito di mafia F.sco Campanella.
Speriamo pertanto in una forte presa di posizione da parte di tutti gli italiani onesti che non possono essere rappresentati da personaggi come Mastella e company.”

Progetto Powerflor: i dubbi di D’Ingeo sulla centrale elettrica. Salute pubblica a rischio?

Il coordinatore del Libertorio guida un gruppo di firmatari deciso a chiedere chiarimenti sul progetto della holding Ciccolella.
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di Pasquale Caputi (molfettalive.it)

Il progetto è di quelli ambiziosi: una centrale elettrica costituita da gruppi elettrogeni a ciclo combinato di potenza complessiva di circa 116 MWe alimentato con oli vegetali e ubicato presso la Contrada Ciardone di Molfetta.

Così afferma Vincenzo Ciccolella, legale della ditta Powerflor, società facente parte della holding Ciccolella, artefice del progetto.

Ma lo stesso progetto potrebbe essere di quelli rischiosi: così afferma Matteo D’Ingeo, coordinatore del Liberatorio politico e primo firmatario di un esposto che ha coinvolto altri cittadini sensibili al problema, in primis quelli con attività nelle zone limitrofe a quella di sorgenza della centrale.

In realtà l’esposto andava contro il progetto iniziale della Powerflor, che prevedeva la costruzione della detta centrale di potenza 39 MWe (77 mwt) finalizzato a sostituire una tecnologia ritenuta obsoleta (a biomasse solide) con una recentissima (a biomasse liquide, cioè oli vegetali).

La protesta è entrata ancor più nel vivo quando, proprio in virtù della parziale risposta del dirigente regionale a quell’esposto, i firmatari sono venuti a conoscenza della richiesta di triplicare la potenza della centrale.

Martedì sera presso la sede del Liberatorio si è tenuta una discussione aperta al pubblico per concordare una strategia comune e per analizzare qual è, allo stato delle cose, la situazione.

Ebbene, D’Ingeo e gli altri firmatari sono convinti ad andare fino in fondo. Per il coordinatore del Liberatorio la Powerflor è responsabile di clamorose bugie.

D’Ingeo teme innanzitutto che l’impianto non sia finalizzato a riscaldare le serre, come invece la Powerflor afferma ufficialmente, dato che la temperatura sarebbe troppo alta per questo obiettivo, e che la zona in cui sorgerà la centrale è isolata rispetto alle serre, circostanza questa, che renderebbe difficoltosa l’irrogazione del calore necessario per riscaldarle.

D’Ingeo evidenzia ulteriori “stranezze”. Per esempio è singolare, osserva, che l’Enel coinvolga la provincia, che a sua volta fa partire la lettera di esproprio della zona in cui ci sono i tralicci e dove c’è l’attraversamento dei cavi, senza coinvolgere il Comune di Molfetta.

È strano che si parli di pubblica utilità per giustificare l’esproprio quando, osserva D’Ingeo, la comunità non ne ha mai parlato e non ne ha mai avvertito l’esigenza.

Qual è il motivo di questa denuncia? Perché è stato depositato l’esposto contro la realizzazione della centrale, anche nell’ipotesi che non serva a riscaldare serre?

Il motivo è semplice: ricerche nazionali dimostrano che le emissioni (è prevista la realizzazione di ciminiere alte 40 metri, con potenti serbatoi di stoccaggio) sono nocive per le colture di pregio (“hanno fotografato strumentalmente un campo di fine raccolta di meloni, definendo la coltura non di pregio”, afferma uno dei presenti); inoltre le emissioni di ossidi di azoto, biossido di carbonio e altre sostanze nocive, causerebbero un maggior rischio di patologie respiratorie e cardiovascolari.

Un notevole surplus di inquinamento, se si considera che nella provincia di Bari il livello di inquinamento è già piuttosto alto, e che anche a Modugno è in progetto la costruzione di un impianto elettrico contro il quale però tutti i cittadini si stanno scagliando.

Ma D’Ingeo esprime altre perplessità: non sono progettate le modalità di smaltimento dei rifiuti; il direttore generale non ha ritenuto opportuno mettere in atto la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale, obbligatoria per impianti con potenza superiore a 50 mwt); non si considera la pericolosità e gli effetti di traffico indotto sulla strada provinciale Molfetta-Bitonto (e non è vero, dicono al Liberatorio, che non ci sono insediamenti abitativi rilevanti in quella zona); infine si mette in dubbio che il Comune di Giovinazzo sia stato interpellato, nonostante risulti parte interessata, vista la vicinanza alla centrale.

Il timore che D’Ingeo e gli altri firmatari va oltre, in realtà: “temiamo addirittura che la centrale possa assolvere il ruolo di termovalorizzatore o inceneritore. Non vorremmo che il progetto della Powerflor sia complementare a quello della ditta Mazzitelli, autorizzata a realizzare una centrale per la produzione di Cdr. Il rischio è che una produca, l’altra bruci, soprattutto considerando che nella nostra zona non ci sono impianti addetti alla combustione di Cdr”.

La faccenda merita l’attenzione pubblica; alle autorità competenti il compito di valutare che la costruzione della centrale non arrechi danni alla salute dei cittadini; che possa essere un’occasione di crescita per la città senza però ignorare le legittime esigenze di chi in quelle zone ci vive e lavora.

A Molfetta, oltre ai fatti, scompaiono anche i beni confiscati

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Caro Sindaco, che fine ha fatto la sua promessa del sabato santo?

Eppure si era scomodato durante la processione in abiti da confratello, interrompendo il suo cammino, forse da politico penitente; nel mezzo della folla, in piazza San Michele, stringendomi la mano, mi ha detto- “Caro Matteo questo mese hai scritto delle cose interessanti e meriti una risposta, ho già allertato gli uffici comunali, attendo una relazione e poi ti rispondo” .
Gli avevo chiesto che fine avessero fatto i beni immobili confiscati alle famiglie criminali insieme ai miliardi accumulati e i risultati prodotti dalle varie costituzioni di parte civile, lautamente pagate dal Comune di Molfetta.

Sono trascorsi cinque mesi ma quelle risposte non sono mai giunte.
Naturalmente non sono stato ad attenderle inutilmente e nell’attesa i dubbi sono diventati certezze.
Durante la presentazione di un “Programma di formazione sull’utilizzo e la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata”, presso la Prefettura di Bari, il 18 giugno c.a.,e poi attraverso alcuni contatti con i convenuti, ho scoperto che anche Molfetta ha i suoi beni confiscati e che ci sono stati due funzionari comunali che hanno frequentato il corso di formazione per la gestione degli stessi.
Ma evidentemente, nel segno dell’omertà o dei segreti di “famiglia”, così com’è blasfemo affermare che a Molfetta c’è la mafia, altrettanto doveva rimanere tabù il fatto che ci sono stati dei beni confiscati alle nostre famiglie criminali, facenti capo a Fiore Alfredo, Andriani Antonio e Parisi Michele (questi sono solo alcuni nomi dei protagonisti di quella pagina nera della storia della nostra comunità).

Si tratta di beni che rappresentano una piccolissima percentuale dei capitali miliardari accumulati dalle numerose famiglie, dedite allo spaccio di sostanze stupefacenti, che avevano occupato la nostra città fino alla metà degli anni ’90. C’è da chiedersi se molti di quei beni siano ormai gestiti da prestanomi, dal momento che molti nostri malavitosi sono stati difesi da avvocati d’ufficio perché risultavano nullatenenti.
La notizia però non è questa, lei Sindaco Senatore forse ha fatto finta di non sapere che questi primi beni confiscati sono stati assegnati al Comune di Molfetta tra giugno e novembre del lontano 2001. Lei, Signor Sindaco dov’era in quegli anni? Oggi le chiedo perché non è stata rispettata la procedura  della legge 109/’96? Il valore di questa legge non risiede solo nella sottrazione di risorse alla criminalità organizzata; il valore simbolico, educativo e culturale dell’uso sociale dei beni confiscati, produce, infatti, effetti negativi sul consenso di cui godono nel territorio i mafiosi e si favorisce la rinascita di fiducia nelle istituzioni; noi a Molfetta ne abbiamo bisogno così come in tutto l’Italia.

La legge prevede, che se il bene è stato confiscato per reati di associazioni finalizzate al traffico e spaccio di stupefacenti, viene assegnato preferibilmente ad associazioni, cooperative e/o enti a fini sociali.
Perché signor Sindaco Azzollini e sig.ra vice Sindaca Minuto, nonché Ass.ra al Patrimonio, l’amministrazione comunale non ha mai pubblicizzato l’esistenza di questi beni?

Dalle notizie raccolte ci potrebbero essere immobili e terreni agricoli destinati a utilità sociali.
Vorrei solo sperare che non ne sia stato fatto un uso improprio di detti beni o addirittura che non se ne sia avvantaggiato qualche cittadino non avente diritto o, peggio ancora, tenuti in abbandono.
Anche se ci fosse una sola stanza di venti metri quadri (ma dubito che si tratti solo di questo), per l’alto valore simbolico ed educativo che questo avrebbe sulla cittadinanza e soprattutto per le nuove generazioni, bisognerebbe procedere subito ad un bando pubblico per assegnarla ad una delle tante associazioni presenti nella nostra città.

Allora signor Sindaco ci dimostri come, anche Lei, è impegnato nella lotta contro la mafia e ci dia un segnale forte e simbolico.

Molfetta, 20.9.2007

Matteo d’Ingeo

 

Alla presenza di Don Luigi Ciotti, presidente di Libera; Francesco Forgione, Presidente Commissione Parlamentare Antimafia, Roberto Morrione, presidente della Fondazione Libera Informazione Osservatorio Nazionale sull’informazione per la legalità e contro le mafie; Paolo Serventi Longhi, segretario generale della Federazione Nazionale Stampa Italiana, Piero Marrazzo, Presidente Regione Lazio e familiari di giornalisti uccisi dalla criminalita’ organizzata, è stata presentata oggi a Roma:

LIBERA Informazione (http://www.liberainformazione.org/) – l’Osservatorio nazionale sull’informazione per la legalità e contro le mafie.

Un network (http://www.liberaradio.it) per costruire un punto di collegamento e di scambio per dare visibilità alle realtà individuali e di gruppo impegnate sul terreno dell’informazione per la legalità.

Una nuova “camicia” per il più “amato” dei molfettesi.

Cara, che partito mi metto oggi?

Altro che V-Day, bisognerebbe organizzare per il prossimo Consiglio comunale l’occupazione della massima assise cittadina per chiederne le dimissioni in massa.
Nel nostro Consiglio Comunale non solo “spariscono i fatti” per dirla alla Marco Travaglio ma anche i consiglieri comunali eletti dal popolo.
Molti degli attuali consiglieri sono “abusivi”, perché, prima eletti “democraticamente” dai cittadini, e poi “migrati” verso altre sponde più remunerative.
Ci sono quelli che hanno cambiato casacca, quelli che si sono trasferiti in altre amministrazioni, quelli che si sono dimessi, quelli che sono indagati o in attesa di giudizio, quelli condannati in primo grado, quelli che hanno abbandonato il loro partito in attesa di promozioni, quelli che sono passati da destra a sinistra e da sinistra a destra, quelli che si apprestano a formare nuovi partiti, e soprattutto chi, dopo aver offeso la città per aver promosso alle ultime elezione amministrative una candidata sindaco “fantasma” si rende ancora protagonista di un ennesimo vergognoso cambio di casacca.
Non sappiamo ancora se il nostro consigliere più “amato” ha fatto la scelta definitiva, ma è certo che la sua nuova “casacca-camicia” gli si addice e lo rende irresistibilmente somigliante a qualcuno molto vicino alla storia del suo nuovo partito.
Lo avevamo già dichiarato un mese fa ed oggi lo possiamo ribadire;
non ci stupisce la scelta di Amato perché lo conosciamo bene e se ci fosse a Molfetta la Lega Nord non esiterebbe forse a chiedere la tessera anche a quel partito.
Crediamo che il guinness dei primati l’abbia raggiunto, e la sua unicità, sta proprio nell’aver attraversato quasi tutto l’arco costituzionale, nelle più variegate coalizioni di destra e di sinistra, dai Verdi ad Alleanza Nazionale.
La nostra democrazia è veramente in serio pericolo, non tanto per il fatto che un partito come Alleanza Nazionale  decida di accettare tra i propri iscritti uno dei tanti trasformisti della partitocrazia, ma la cosa più scandalosa è che si accetta il “pacchetto di voti” che costui rappresenterebbe e porterebbe in dote.
La vera vergogna è questa, il mercimonio di voti tra chi vende e chi compra ci conferma che all’interno del sistema, chi offre e vende i propri “pacchetti di voti” è certo di poterli controllare.
Gli “abusivi” della degenerazione della partitocrazia non sono solo in Parlamento ma si annidano anche nella nostra amministrazione. All’indomani del primo turno delle elezioni amministrative dell’anno scorso avevamo chiesto al Prefetto di sospendere le operazioni di voto del ballottaggio e comunque la proclamazione del nuovo consiglio comunale per tutto ciò che era accaduto in campagna elettorale.
Oggi i fatti ci danno ragione dei nostri dubbi e chiediamo agli organi giudiziari di accelerare i procedimenti in corso che coinvolgono a vario titolo alcuni consiglieri comunali.
Noi auguriamo a tutti che i “fatti non sussistano”, ma il nostro giudizio politico non cambierà nei confronti di chi sta trasformando la politica in un grande circo dove riescono ancora ad essere protagonisti solo  pagliacci che non fanno neanche più sorridere.

Una discussione sulla Cittadella degli Artisti

Con Matteo D’Ingeo coordinatore del Liberatorio politico ed unico politico presente in sala oltre all’amministrazione, e con alcuni degli artisti coinvolti.


di Antonella Zezza (molfettalive.it)


“La cittadella degli artisti” è un ambizioso progetto volto alla cultura, alla socialità ed alla partecipazione, che MolfettaLive.it si avvia a seguire.

E’ chiara la complessità della fase precedente alla progettazione della cittadella degli artisti, ma è una complessità sulla quale vogliamo far luce affinché siano chiari i passaggi di selezione dei soggetti che opereranno all’interno della cittadella.

Con Matteo D’Ingeo coordinatore del Liberatorio politico ed unico politico presente in sala oltre all’amministrazione, si discuteva innanzi tutto dell’assenza di rappresentanze politiche, un’assenza che ha suscitato uno stupore non indifferente.

L’opposizione molfettese ha rivendicato spazi sociali per lo sviluppo culturale del paese, sviluppo a cui tutte le forze politiche dovrebbero essere sensibili. Ma erano assenti anche i giovani, primi destinatari del progetto.

Solo gli artisti erano presenti in sala, ed anche loro in minoranze esigue rispetto all’offerta culturale molfettese. Numerosi invece, i funzionari comunali.

D’Ingeo interviene sulla questione partendo dall’importanza di valorizzare e capitalizzare le risorse umane dei giovani e afferma: «a Molfetta è sempre mancato un coordinamento sinergico delle attività ed iniziative artistiche, mancanza forse dettata dall’assenza di un grande contenitore socio-culturale fisico.

Spesso i vari gruppi, associazioni o singoli, intraprendono azioni finalizzate alla realizzazione di eventi che denotano l’esigenza di un soggetto gestore- coordinatore affinchè eviti la concorrenza e/o la loro sovrapposizione. Ma non si può pretendere troppo da una città che, da sempre, non ha un Assessorato alla Cultura.

L’attivazione delle procedure di partecipazione ampia attorno al P.E.G. (piano esecutivo di gestione) è già saltata, il vademecum per la realizzazione del progetto prevedeva che il P.E.G . doveva essere oggetto di apposite sessioni di confronto e di progettazione partecipata con il coinvolgimento dei soggetti socio-culturali operanti sul territorio.

Durante la conferenza di presentazione è stato comunicato che solo entro il 30 settembre sarà possibile presentare proposte di modifica o arricchimento al PEG, questo fa pensare che difficilmente verranno prese in considerazione proposte che possano ridisegnare l’intero impianto del progetto. A tal punto si insinua il dubbio che, ancora una volta, il coinvolgimento del territorio sia solo una propaganda politica e non una forma sostanziale di reale partecipazione.

Nonostante ciò, importante è formulare proposte per il progetto della cittadella dell’arte.

– Innanzi tutto fondamentale è il recupero della partecipazione mancata in fase istruttoria del progetto, e quindi recuperare i singoli soggetti che, non potendo entrare a far parte del soggetto gestore della struttura, chiedono al comune di prevedere, nel piano di gestione, che sia messa in appalto la più ampia possibilità di utilizzo della struttura (come previsto dal protocollo di rete).

– Non sarebbe male prevedere un rappresentante delle realtà di base che, non rappresentando l’ente gestore della direzione artistica, possa avere una funzione di vigilanza e monitoraggio sull’utilizzo della struttura da parte delle realtà associative del territorio.

– Un’altra questione, che sicuramente sarà oggetto di dibattito, riguarda la proposta dell’amministrazione di affidare al soggetto che gestirà la cittadella anche la gestione di un centro socio educativo per minori chiamato “Il laboratorio” e che dovrebbe occupare il piano terra e l’atrio esterno dell’ex capannone ASM.

Tale proposta, inerente il centro minori, non rientra affatto nel progetto “Bollenti spiriti” e creerebbe difficoltà gestionali, riducendo drasticamente gli spazi fisici che dovrebbero occupare i laboratori della cittadella. Infatti già gli spazi previsti per la danza e per il laboratorio di scenotecnica sono molto piccoli. Quindi importante è destinare l’intero capannone ASM alla Cittadella degli artisti, utilizzando anche gli spazi del piano terra per poter ampliare i laboratori.»

Anche Francesco Tammacco (Carro dei comici) evidenzia le stesse perplessità.

Entrambi propongono in aggiunta l’attivazione di un laboratorio della cartapesta che, oltre a rappresentare una tradizione per la città di Molfetta, è un elemento comune a varie attività artistiche ed è bene che non vada disperso come patrimonio culturale. In più, Tammacco aggiunge la proposta di realizzazione di una sala di posa cinematografica e di un centro di post produzione cinematografica.

Il progetto selezionato dal gruppo tecnico di valutazione e che darà il nome alla struttura è il progetto “Cittadella degli artisti” messo a punto dal gruppo composto dall’associazione musicale A. Dvorak, dall’associazione Arci “il cavallo di Troia”, dall’Ipnotica Studio Tecnologies e dalla scuola di danza K. Hamblin e Teatrermitage.

Da parte loro è stato elaborato un percorso volto a favorire la nascita di un centro di eccellenza che, attraverso l’apprendimento collettivo, permetta il formarsi di professionisti sul territorio nell’ambito della scenotecnica, dell’illuminotecnica, della costumistica e così via. Si tratta di figure professionali ad oggi assenti sul territorio e delle quali c’è molta richiesta.

Mentre Matteo d’Ingeo non auspica la convivenza con “il Laboratorio”, Vito d’Ingeo (direttore artistico Teatrermitage) ne tollera la convivenza in un contesto in cui i fondi non sono bastevoli per tutta la ristrutturazione della cittadella.

In merito alla gestione, Vito d’Ingeo sostiene che per ora si parla di gestore unico, ma non si esclude che si possano avere due diversi gestori. Infatti la situazione finanziaria dei due progetti sarà diversa in quanto la cittadella degli artisti (grazie al bando bollenti spiriti) gode di finanziamenti regionali utili solo nellostart up, mentre il Laboratorio, di cui si sa ancora poco, godrà di finanziamenti a fondo perduto.

La difficoltà di gestione della cittadella degli artisti sta anche nella sinergia tra protocollo di rete, al quale aderiranno gli utenti , e le due giornate gratuite di spettacolo che dovrebbero essere garantite ad ognuno degli aderenti al protocollo di rete.

Vito d’Ingeo sottolinea che, visto l’ampio tessuto associativo molfettese e le numerose scuole e realtà culturali presenti sul territorio, potrebbe essere rischioso garantire nella programmazione annuale i due giorni di spettacolo gratuiti a testa. Il rischio si ripercuoterebbe sull’economia interna del centro culturale che pure avrà numerose spese di gestione a partire dai bisogni primari di pulizia e sicurezza.

Pertanto i primi passaggi da compiere sono quelli di una maggiore comprensione del progetto socio- educativo “Laboratorio” favorendo una convivenza ormai conclamata e di una massima trasparenza nel definire un gestore sensibile all’arte e capace, in termini imprenditoriali, di dare vita e speriamo… lunga vita al progetto.

Vendemmia della legalità a Torchiarolo


   LIBERA  PUGLIA   

Domenica 16 settembre, a partire dalle ore 6.00 del mattino sino alla tarda mattinata, "Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie" invita tutti i cittadini alla seconda VENDEMMIA della LEGALITA’ nei vigneti confiscati alla Sacra corona unita in agro di Torchiarolo.
I vigneti confiscati secondo la legge di iniziativa popolare n.106/’96 promossa da Libera, sono siti in contrada Santa Barbara e Valesio e da quest’anno vengono seguiti da tecnici di Slow Food e coltivati secondo i principi dell’agricoltura biologica per portare sulla tavola delle famiglie italiane un prodotto genuino, buono e giusto. Nei prossimi mesi, assieme ai terreni di San Pietro Vernotico e Mesagne, saranno destinati alla cooperativa sociale che si costituirà dopo la selezione dei soci tramite il bando pubblico in scadenza il 21 settembre prossimo.

Il progetto "Libera Terra Puglia", sulla scorta delle analoghe esperienze siciliane e calabresi, rappresenta un caso concreto di riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie attraverso l’applicazione della legge 109/’96 che colpisce i patrimoni criminali accumulati illecitamente. Sin dall’approvazione della legge e attraverso la costruzione di reti tra società civile, istituzioni e imprese, Libera è impegnata nel promuovere buone prassi per la gestione dei beni confiscati, perchè questi, frutto di violenza, crimine ed oppressione, vengano restituiti alla comunità e siano occasione di sviluppo e riscatto per l’intero territorio. E’ la mafia che restituisce il maltolto.
La villa di Totò Riina a Corleone, oggi diventata una scuola, i terreni di Bernardo Provenzano e Giovanni Brusca nei quali si produce olio e grano, le conserve prodotte con gli ortaggi coltivati sui terreni confiscati alla ‘ndrangheta, la Casa del Jazz che a Roma ha trovato sede in una villa appartenuta alla Banda della Magliana: sono soltanto alcuni dei casi di assegnazione che la 109 ha potuto permettere. In particolare, acquistando i prodotti agricoli provenienti dalle cooperative Libera Terra e distribuiti in tutti gli Ipercoop e nelle botteghe del commercio equo e solidale, ogni cittadino può constatare i risultati ottenuti dallo Stato e dalla società civile in questi anni difficili di lotta alla mafia. Sono simbolo della riappropriazione del territorio da parte della comunità, del riscatto civile e dell’impegno di tanti perchè non si perda mai la speranza nel cambiamento. È per questo che l´olio, il miele, le marmellate, la pasta, i ceci, il vino e gli ultimi tarallini pugliesi provenienti dai terreni confiscati alla mafia hanno un sapore in più: quello della legalità.

Info: Raduno alle ore 5.30 presso il Palazzo di Città di Torchiarolo.
I terreni confiscati sono in contrada Santa Barbara e Valesio. Seguire la mappa in allegato.
Per informazioni:
Alessandro Leo 349.7417950

Il V-Day: prove tecniche di Democrazia. Un successo al di là di ogni aspettativa.

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Noi ieri ci siamo stati in Piazza del Ferrarese a Bari per il V-DAY. La fila era costante, fatta di donne e uomini, di tutte le età e diversa provenienza sociale e politica. Le persone presenti non impugnavano bandiere diverse o erano vestiti in maniera particolare, anzi, al contrario, nessuna bandiera e nessun colore. Ma questa eterogeneità la si percepiva chiaramente insieme alla voglia di cambiamento che tutti esprimevano con i loro sorrisi.

Un’organizzazione spartana, essenziale, un cartello con i volti dei politici condannati in via definitiva, nostri dipendenti, che si attardano a sedere tra gli scranni del Parlamento piuttosto che scontare le loro pene, come meritano, in galera.

Nessun gruppo musicale di particolare rilievo, nessun oratore famoso ad arringare la folla, e nonostante ciò la gente si accalcava e sopportava volentieri l’attesa, in coda, per poter rivendicare il proprio sacrosanto diritto a contare nella vita pubblica di questa Italia allo sbando.

L’esito della giornata di ieri è andato al di là di ogni aspettativa. La ragazza che ha raccolto le nostre firme ci ha raccontato che già nel primissimo pomeriggio avevano esaurito gli appositi fogli vidimati dalla Prefettura e li hanno dovuto chiedere ai banchetti organizzati nei comuni vicini. Sappiamo che questo è ciò che è anche capitato in tantissime altre città.

Si stima che in totale le firme raccolte in tutt’Italia siano state circa 300.000. Un numero enorme se si pensa a come il V-DAY è nato e quanto sia stata deliberatamente e colpevolmente ignorato dai principali media nazionali sia prima che dopo la manifestazione. Una prova ulteriore, se mai ce ne fosse stato bisogno, di come (non)funziona la stampa (anche locale) quando a governare è la “casta” e non la democrazia. (Vi ricordiamo che di questa “anomalia” se ne è occupato Marco Travaglio nel suo ultimo libro, “La scomparsa dei fatti” che verrà presentato a Molfetta il prossimo 13 settembre.)

Si tenterà, come prevedibile, di etichettare questa giornata con aggettivi come populista, qualunquista, volgare. Si dirà di Beppe Grillo qualunque nefandezza per minarne il carisma. Ancora più probabilmente si tenterà di minimizzarne la portata arrivando, ancora una volta, a ignorarla sperando che il fenomeno si riveli una bolla di sapone. Tutti costoro non hanno fatto i conti con la vera rivoluzione in atto che è culturale e vive e si diffonde inarrestabile attraverso la “rete” che porta ciascuno di noi, se vuole, a raggiungere l’informazione senza più intermediari. Finalmente il cambiamento è possibile perché è ormai impossibile nascondere le nefandezze del potere.

Vogliamo citare, infine, il messaggio che Don Luigi Ciotti di Libera ha rilasciato a proposito del V-DAY, dichiarando che è una provocazione opportuna per ridare alla politica di nuovo credibilità.

Marco Travaglio a Molfetta

13 settembre 2007 – Galleria Patrioti Molfettesi  – ore 18.00

Marco Travaglio

La libreria “Il Ghigno” ospita Marco Travaglio che presenta il libro “La scomparsa dei fatti”.

Eccone uno stralcio tratto dalla Premessa:

La scomparsa dei fatti - Marco Travaglio«I fatti separati dalle opinioni.» Era il motto del mitico Panorama di Lamberto Sechi, inventore di grandi giornali e grandi giornalisti.
Poi, col tempo, quel motto è caduto in prescrizione, soppiantato da un altro decisamente più pr
atico: «Niente fatti, solo opinioni».
I primi non devono disturbare le seconde. Senza fatti, si può sostenere tutto e il contrario di tutto. Con i fatti, no.

C’è chi nasconde i fatti perché non li conosce, è ignorante, impreparato, sciatto e non ha voglia di studiare, di informarsi, di aggiornarsi.

C’è chi nasconde i fatti perché trovare le notizie costa fatica e si rischia persino di sudare.
C’è chi nasconde i fatti perché non vuole rogne e tira a campare galleggiando, barcamenandosi, slalomando.
C’è chi nasconde i fatti perché ha paura delle querele, delle cause civili, delle richieste di risarcimento miliardarie, che mettono a rischio lo stipendio e attirano i fulmini dell’editore stufo di pagare gli avvocati per qualche rompicoglioni in redazione.
C’è chi nasconde i fatti perché si sente embedded, fa il tifo per un partito o una coalizione, non vuole disturbare il manovratore.
C’è chi nasconde i fatti perché se no lo attaccano e lui vuole vivere in pace.
C’è chi nasconde i fatti perché altrimenti non lo invitano più in certi salotti, dove s’incontrano sempre leader di destra e leader di sinistra, controllori e controllati, guardie e ladri, puttane e cardinali, prìncipi e rivoluzionari, fascisti ed ex lottatori continui, dove tutti sono amici di tutti ed è meglio non scontentare nessuno.
C’è chi nasconde i fatti perché confonde l’equidistanza con l’equivicinanza.
C’è chi nasconde i fatti perché contraddicono la linea del giornale.

C’è chi nasconde i fatti perché l’editore preferisce così.
C’è chi nasconde i fatti perché aspetta la promozione.
C’è chi nasconde i fatti perché fra poco ci sono le elezioni.
C’è chi nasconde i fatti perché quelli che li raccontano se la passano male.
C’è chi nasconde i fatti perché certe cose non si possono dire.
C’è chi nasconde i fatti perché «hai visto che fine han fatto Biagi e Santoro».
C’è chi nasconde i fatti perché è politicamente scorretto affondare le mani nella melma, si rischia di spettinarsi e di guastarsi l’abbronzatura, molto meglio attenersi al politically correct.
C’è chi nasconde i fatti perché altrimenti diventa inaffidabile e incontrollabile e non lo invitano più in televisione.
C’è chi nasconde i fatti perché fa più fine così: si passa per anticonformisti, si viene citati, si crea il «dibbattito».
C’è chi nasconde i fatti anche a se stesso, perché ha paura di dover cambiare opinione.
C’è chi nasconde i fatti per solidarietà con Giuliano Ferrara, che è molto intelligente e magari poi si sente solo.
C’è chi nasconde i fatti perché i servizi segreti lo pagano apposta.
C’è chi nasconde i fatti anche se non lo pagano, ma magari un giorno pagheranno anche lui.
C’è chi nasconde i fatti perché il coraggio uno non se lo può dare.
C’è chi nasconde i fatti perché nessuno gliel’ha ancora chiesto, ma magari, prima o poi, qualcuno glielo chiede.
C’è chi nasconde i fatti perché così poi qualcuno lo ringrazia.
C’è chi nasconde i fatti perché spesso sono tristi, spiacevoli, urticanti, e non bisogna spaventare troppo la gente che vuole ridere e divertirsi.

C’è chi nasconde i fatti perché altrimenti poi tolgono la pubblicità al giornale.
C’è chi nasconde i fatti perché se no poi non lo candida più nessuno.

C’è chi nasconde i fatti perché così, poi, magari, ci scappa una consulenza col governo o con la Rai o con la Regione o con il Comune o con la Provincia o con la Camera di commercio o con l’Unione industriali o col sindacato o con la banca dietro l’angolo.

C’è chi nasconde i fatti perché deve tutto a quella persona e non vuole deluderla.
C’è chi nasconde i fatti perché altrimenti è più difficile voltare gabbana quando gira il vento.

C’è chi nasconde i fatti perché altrimenti poi la gente capisce tutto.

C’è chi nasconde i fatti perché è nato servo e, come diceva Victor Hugo, «c’è gente che pagherebbe per vendersi».

Se questa è solo la premessa vogliamo conoscere tutti i fatti.

8 Settembre 2007: V-Day! V-Day!

<B>La nuova battaglia di Beppe Grillo<br>L'8 settembre in piazza per il V-Day</B>

di Alfonso Balducci

La politica è ormai lontana anni luce dai cittadini. I partiti sono sempre meno espressione della base e sempre più sordi centri di potere. L’insofferenza degli italiani monta inarrestabile verso le istituzioni rappresentative che diventano sempre meno credibili e capaci di rispondere adeguatamente ai veri bisogni delle persone comuni.

Il prossimo 8 settembre, esattamente tra una settimana, la società civile scenderà nelle principali piazze in tutta Italia e persino in alcune città nel resto del mondo e farà sentire la propria voce per rivendicare il diritto a essere degnamente governati da un Parlamento finalmente pulito e realmente rappresentativo.
Il V-Day è l’ultima delle tante iniziative già promosse negli ultimi tre anni da Beppe Grillo che con il suo blog è diventato un importante punto di riferimento per quanti, stanchi di questa politica, di questi governanti, di questa "casta", vogliono attivamente, e non solo con le parole, cambiare il nostro paese.

Citiamo testualmente dal sito :

"L’8 settembre sarà il giorno del Vaffanculo day, o V-Day. Una via di mezzo tra il D-Day dello sbarco in Normandia e V come Vendetta. Si terrà sabato otto settembre nelle piazze d’Italia, per ricordare che dal 1943 non è cambiato niente. Ieri il re in fuga e la Nazione allo sbando, oggi politici blindati nei palazzi immersi in problemi “culturali”. Il V-Day sarà un giorno di informazione e di partecipazione popolare.
Ci sarà una raccolta firme per una legge di iniziativa popolare:
NO AI PARLAMENTARI CONDANNATI
No ai 25 parlamentari condannati in parlamento.
DUE LEGISLATURE
No ai parlamentari da venti e trent’anni in parlamento
ELEZIONE DIRETTA
No ai parlamentari scelti dai segretari di partito."

Grillo l’8 sarà a Bologna, in Piazza Maggiore, per uno spettacolo-manifestazione che inizierà nel pomeriggio. Ma, come già dicevamo, sono previste manifestazioni in tutta Italia organizzate dai Meetup diffusi ormai capillarmente in tutta la penisola: la mappa completa la potete vedere qui.
A Bari sono previsti due postazioni: nel centro cittadino in Piazza del Ferrarese e presso la Fiera del Levante. Per restare nelle vicinanze di Molfetta, altri tavoli li troverete anche a Andria, Trani, Barletta.

Se credete in questa iniziativa perché non attivarsi subito per renderla nota ai propri conoscenti? Non siate pigri e arrivederci al V-Day!