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Monti mi ha telefonato


di Jacopo Fo – http://www.ilfattoquotidiano.it


Credevo fosse uno scherzo. E l’ho mandato al diavolo.
Invece era proprio lui.

“Buon giorno, sono Mario Monti.” Ho risposto con il classico: “E io sono Napoleone.” Poi ovviamente mi ha preso un colpo quando mi ha passato Gad Lerner che mi ha detto: “Guarda che è proprio lui…”

In due parole è successo che Monti ha capito che se non modificava la manovra scoppiava la guerra civile. Cioè, non puoi togliere la rivalutazione della pensione a uno che vive con meno di 1500 euro al mese e poi aumentargli l’Iva e la benzina… Succede che s’incazza. E anche i pensionati sono capaci di fare i black bloc se gli gira…

Così ho preso il treno a Foligno e sono andato a Roma.

C’era tutto un gruppo di tipi strani che era stato convocato per tirar fuori qualche idea che potesse salvare l’Italia dalla bancarotta (questo vuol dire “default”) senza creare masse di persone lacere e affamate.

C’erano i cattolici dei Bilanci di Giustizia veneti, con i loro parroci, una delegazione di una consociazione di onlus che in Africa hanno costruito mille pozzi autofinanziati, c’erano i volontari che vanno a fare i clown negli ospedali, Biggeri di Banca Eticadon Ciotti di Libera, Gesualdi del Manuale del Consumo Critico, Alex ZanotelliDon Gallo, Marco Boschini dei Comuni Virtuosi, Michele Dotti dei Verdi Civici, Fabio Roggiolani specialista di efficienza energetica e imprese ecosostenibili del Sel, Cristiano Bottone delle Città in Transizione, Carlo Petrini, MarcoTravaglioSantoro, Peter Gomez, Luigi Rambelli di Lega Ambiente e la mia mamma… C’era anche Beppe Grillo. Monti ci ha brevemente spiegato che dopo aver sentito le parti sociali aveva deciso di sentire anche le parti Asociali, che eravamo noi. “Asociali un cazzo!” ha sbottato Beppe. “Gli asociali siete voi che sparate miseria sui vecchi e sui bambini.”

E tutti abbiamo fatto di sì con la testa.

Comunque poi si è passato a parlare di fatti, e nel giro di due ore gli abbiamo manifestato la possibilità di raggranellare non 30 ma 60 miliardi di euro senza colpire i più deboli.

Se si approvassero le proposte anti corruzione del Fatto Quotidiano, le proposte di legge per tagliare i costi e i tempi della giustizia di D’Ambrosio, un po’ di efficienza amministrativa ed energetica, un paio di modifiche al codice per combattere meglio la mafia, un diverso sistema di controllo sul lavoro nero, incrociare i dati finanziari per beccare gli evasori, un taglio vero ai costi militari e a quelli della Casta, e sistemi di controllo dell’efficienza dei servizi pubblici, altro che 60 miliardi di euro ti saltano fuori.

E con un po’ meno burocrazia delirante e lentezze giudiziarie lavoro nero, incidenti sul lavoro e corruzione ci sarebbe anche un bel rilancio dell’economia. E anche liberalizzare la canapa e depenalizzare il consumo delle altre droghe potrebbe essere un grande risparmio per lo Stato e rivedendo il sistema detentivo per una serie di reati minori, come l’immigrazione clandestina, si svuoterebbero pure un po’ le carceri e i centri di accoglienza…

Poi si è passati ad alcune proposte per un progetto di solidarietà nazionale.
Costituire con l’appoggio del governo una borsa delle merci offerte ai gruppi di acquisto territoriali e aziendali, un piano di sostegno all’autocostruzione cooperativa della prima casa, con possibilità di recupero di strutture industriali in disuso, un sistema di certificazione dei servizi.

E poi sistemi per tagliare strutturalmente alcuni costi. Ad esempio, una rateizzazione che permetta di comprare computer agli studenti in modo da eliminare la spesa dei libri scolastici e di dimezzare così i costi per le famiglie. E anche un’integrazione di reddito alle famiglie disagiate e ai pensionati con la minima basato sulla costruzione di impianti fotovoltaici di Stato che permettano di azzerare la bolletta elettrica.

E orti pubblici sulle terre del demanio, migliaia di poderi abbandonati di proprietà pubblica dati in comodato ai giovani nullatenenti, idem per le centinaia di strutture pubbliche inutilizzate.

Corsi tenuti dagli artigiani pensionati ai giovani disoccupati così che imparino ad aggiustare elettrodomestici e computer, mobili, vestiti, in modo da sviluppare il riuso e il riciclo.

Incoraggiare sistemi di banca del tempo, mercati dell’usato e del baratto, monete complementari, car sharing, lavanderie collettive.

E campagne di educazione alimentare e posturale per aumentare il benessere nazionale e tagliare i costi della sanità, e piedibus in tutte le scuole per contrastare l’obesità infantile.

Monti aveva la faccia strana. Poi disse che in effetti era un po’ stupito e che ci doveva pensare su.
Uscendo gli ho detto: “Presidente, e cerchi anche di ridere un po’… Non dico che debba raccontare barzellette idiote… Ma qui si tratta di uscire da una crisi morale depressiva. Un po’ di comico ci sta bene.”
Mi ha guardato perplesso: “Ma i giornali hanno scritto che sono molto spiritoso!”
Ho inclinato la testa: “Presidente quelli sono leccaculo. Lei è allegro come una rana a un funerale.”
Poi ce ne siamo andati tutti in un ristorante dello Slow Food ad abboffarci di carciofi alla romana e spaghetti alla carbonara a chilometro zero.
Poi mi sono svegliato.

Commercio ambulante: è scontro tra maggioranza e opposizione

di redazione@laltramolfetta.it (www.laltramolfetta.it/…)

E’ scontro aperto tra maggioranza e opposizione sul fenomeno del commercio ambulante a Molfetta. Dopo l’operazione delle forze dell’ordine che, nei giorni scorsi, nell’ambito di una inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Trani, avevano di fatto smantellato una serie di postazioni abusive di commercianti di frutta e verdura in diversi punti della città, le forze politiche di minoranza avevano richiesto la convocazione di un Consiglio Comunale urgente per discutere della questione.
Il Presidente del Consiglio Comunale aveva convocato la massima assise cittadina per ieri pomeriggio ma, per l’ennesima volta, è andato in scena un copione già visto. La maggioranza, infatti, ha disertato l’Aula e, così, dopo la canonica ora di attesa, il Consiglio è stato sciolto per mancanza del numero legale, tra le proteste dell’opposizione. Ma tutti i consiglieri di maggioranza erano a distanza di pochi metri, convocati dal sindaco per una conferenza stampa che si è tenuta nella Sala Stampa di Palazzo Giovene.
E così, invece che un dibattito di merito in Consiglio Comunale, magari tra posizioni diverse, è andato in scena il solito monologo del sindaco Azzollini, sempre più refrattario a qualsiasi forma di dissenso e confronto.
“La maggioranza – ha dichiarato il primo cittadino – ha deciso di fare questa conferenza stampa per chiarire la questione del commercio su area pubblica, di cui parlano tutti in questi giorni. C’era già stato un Consiglio Comunale sull’argomento diversi mesi fa e, quindi, la seduta richiesta dall’opposizione e convocata per oggi non sarebbe stata altro se non un esercizio di demagogia voluto da chi intende solo alzare i toni e fare polemica. Noi non condividiamo tutto questo e, quindi, abbiamo deciso di non partecipare ai lavori del Consiglio”.
“E’ in corso – ha spiegato Azzollini – l’iter di approvazione del nuovo Piano del Commercio. In quella sede saranno date risposte definitive al problema dell’ambulantato. Molfetta, a differenza di tutte le città limitrofe, non ha aree mercatali attrezzate, non ha piazza e, questo, rappresenta un problema. Da un lato, infatti, l’amministrazione deve garantire i servizi a quei cittadini (specie anziani) che devono poter fare la spesa senza percorrere dei chilometri, dall’altro deve consentire ai commercianti di poter esercitare la loro attività”.
E così, nelle more dell’approvazione del nuovo Piano del Commercio (che dovrebbe arrivare entro l’estate) ieri mattina il sindaco Azzollini ha emanato un’ordinanza contingibile e urgente con la quale, di fatto, consente il ritorno delle bancarelle in città: “Purtroppo, siccome le aree sulle quali prima c’erano i banchi di frutta sono state sequestrate dalla magistratura – ha proseguito il sindaco – abbiamo autorizzato l’istituzione di zone destinate al commercio nelle aree immediatamente adiacenti”.
Insomma, tornano i banchi della frutta per strada. Solo un pochino più in là.
Sono 9 le aree individuate: Piazzetta 167; Via Caduti Sul mare (ang. Via E. Fermi); Via Caduti sul Mare a 10 m. dall’incrocio con Via Tridente (direzione Via. San F.sco d’Assisi); Via Papa Montini a 10 m. dall’incrocio con Via Martiri di Via Fani (direzione Via A. Salvucci); Via S. Allende (ang. Via Molfettesi d’Argentina); Via Leoncavallo (plateatico); Via Cap. de Candia (ang. Via Cozzoli); Parallela Via Salvucci (area parcheggio); Via G. Salvemini (ang. Via Ten Marzocca).
I motivi di questa scelta è possibile leggerli nell’ordinanza firmata dal sindaco: “la pesante crisi economica che attraversa il Paese con la cessazione di molte attività produttive e commerciali ha come conseguenza il continuo incremento della disoccupazione e anche la nostra città è interessata da tale fenomeno”, senza considerare che “alla luce della situazione giudiziaria di cui è sopra cenno (e cioè l’intervento delle forze dell’ordine che ha sgomberato molte bancarelle abusive) possono verificarsi situazioni di turbativa nel tessuto economico e sociale, considerata l’attuale situazione di crisi economica”.
“Noi – ha aggiunto il sindaco – dobbiamo farci carico di quelle famiglie che traggono il loro reddito dalla vendita di prodotti ortofrutticoli. Se poi questo offre anche la possibilità di reinserimento a chi ha avuto problemi con la giustizia, tanto meglio”.
“Ovviamente – ha proseguito Azzollini – i commercianti dovranno mantenersi rigorosamente negli spazi loro assegnati e noi vigileremo per evitare qualsiasi straripamento che non sarà consentito”.
“Ad ogni buon conto – ha concluso il sindaco – con l’approvazione del Piano del Commercio (che sarà condiviso e concordato con tutti, anche con gli operatori del settore) tutto tornerà nella normalità”.
Ovviamente di parere del tutto opposto le forze di centrosinistra che hanno organizzato una contro-conferenza stampa nell’aula consiliare.
“Questa – ha dichiarato Gianni Porta – è una conferenza stampa che non avremmo mai voluto tenere ma intendiamo restituire dignità e decoro a quest’Aula e a questo Consiglio che continuano ad essere offesi dal sindaco. L’amministrazione piuttosto che venire qui a confrontarsi con noi e con la città, ha preferito disertare e convocare, in modo sprezzante nei confronti delle istituzioni, i giornalisti per fare un po’ di demagogia. La soluzione che propone, tra l’altro, è peggiore del male dal momento che il sindaco vuole trasformare tutta la città in un immenso bazar”.
“Sono quasi due anni – ha proseguito Porta – che chiediamo all’amministrazione di affrontare questo problema, ma la Giunta e il sindaco sono incapaci di risolvere i problemi. Se ci troviamo in una situazione di emergenza le responsabilità sono tutte in capo a chi ci amministra. Anche l’ordinanza approvata questa mattina non è altro se non un disperato tentativo di rabberciare una soluzione che non ha alcuna speranza di funzionare”.
“Per l’ennesima volta – ha attaccato Giovanni Abbattista – l’amministrazione ha dimostrato la sua totale incapacità a governare. E la ragione per la quale non ha affrontato in tutto questo tempo il problema dell’abusivismo commerciale in città è da ricercare certamente in certe modalità di reclutamento del consenso. Di questo parleremo quando l’amministrazione vorrà venire a discutere in Consiglio”.
A concludere la conferenza delle opposizioni il consigliere Nicola Piergiovanni: “Quando interviene la magistratura è la fine della politica ed è la dimostrazione che la maggioranza è stata incapace di affrontare i problemi”.
Di sicuro, da oggi, torneranno le bancarelle per le strade. Con buona pace di tutti. Anche della magistratura.

I misteri della delibera n. 352

Qualche settimana fa ci siamo occupati di una delibera di Giunta Comunale molto particolare, la n. 352 del 23.12.2009, con cui l’Amministrazione Comunale avrebbe concesso un contributo di circa 11.000,00 euro all’Ass. ANPANA per l’attività di collaborazione volontaria con il Corpo di Polizia Municipale per espletare, nei limiti del solo territorio comunale, servizi nell’ambito delle finalità di protezione degli animali, controllo delle discariche abusive, tutela degli animali e attività ittica e venatoria; collaborazione con il Corpo di Polizia Municipale in occasione di manifestazioni pubbliche di carattere civile e religioso e nel presidiare gli istituti scolastici elementari e medi inferiori nel corso dell’attività di ingresso ed uscita degli alunni dagli stessi e, limitatamente alla mera constatazione delle infrazioni rilevate ai sensi delle Leggi Generali e Regionali, dei Regolamenti e delle Ordinanze locali che disciplinano i citati servizi, pattugliamento del territorio comunale con un attento e oculato servizio.
Alle nostre argomentazioni, il responsabile della locale sezione dell’ANPANA oltre a rilasciare una dichiarazione, in propria difesa, alla redazione locale de “ilFatto” in data 4 febbraio 2010 ha perfino contattato sul cellulare privato il coordinatore del Liberatorio chiedendo un incontro privato “chiarificatore”. Oltre alla richiesta d’incontro il responsabile dell’ANPANA ha parlato al telefono di una possibile querela che i suoi superiori avrebbero potuto avanzare nei confronti del Liberatorio.
Non comprendiamo il perché il sig. Antonio De Stena, responsabile dell’ANPANA molfettese, voglia incontrarci; se ha argomenti da chiarire o denunciare dovrebbe rivolgersi al Sindaco di Molfetta o alle forze dell’ordine. Non comprendiamo anche la difesa che un consigliere comunale ha intrapreso nei confronti di detta associazione quando, nei giorni scorsi, segnalando un video (apparso in rete il 6 marzo) che l’ANPANA ha realizzato per denunciare il degrado e la presenza di discariche abusive in contrada Casale nella zona ASI, ha dichiarato che l’assessore comunale all’Ambiente Giacomo Spadavecchia non avrebbe ricevuto il responsabile dell’Anpana, Antonio de Stena, che avrebbe voluto riferire quanto scoperto in zona ASI.
Lo stesso consigliere comunale denuncia il mancato intervento della Polizia Municipale in virtù della mancata convenzione tra l’Amministazione comunale e l’ANPANA, promossa proprio dalla delibera n. 352.
Ci chiediamo: se quella stessa zona in territorio ASI era stata messa sotto sequestro dalla Guardia di Finanza, e pertanto era interdetta la circolazione pedonale e veicolare, come hanno potuto accedere gli operatori dell’ANPANA? Si sono introdotti illegalmente violando il divieto d’accesso, oppure si sono avvalsi di quella speciale “attività di pattugliamento del territorio comunale con un attento e oculato servizio”, contenuto nella Delibera n. 352 del 23.12.2009?
Invitiamo ancora una volta il sindaco Azzollini ad informare la cittadinanza sul mistero della delibera n. 352 con cui si concedono dei contributi ad una associazione che dovrebbe svolgere funzioni che la legge attribuisce al corpo di Polizia municipale o ad altri suoi dipendenti e sollecitiamo il signor Antonio De Stena a chiarire alla città la situazione dell’Anpana dal momento che egli stesso ha dichiarato pubblicamente che, di quella delibera, loro non sono ancora stati informati e non accetteranno mai di firmare la convenzione per delle cose previste che non sono di loro competenza quindi, di conseguenza, saranno costretti a rifiutare quanto proposto dal comune.
Inoltre invitiamo i responsabili nazionali dell’Anpana e il Comune stesso ad approfondire, con un’indagine interna, le dichiarazioni del responsabile locale dell’ANPANA il quale afferma che dal 2005, anno in cui ha assunto la responsabilità della struttura di Molfetta, ha ricevuto dal comune solo 1.800 euro quali rimborsi per attività di vigilanza. Sarebbe interessante per loro, e per la comunità, sapere che fine hanno fatto i contributi concessi ai precedenti responsabili dell’Associazione e chi fossero questi responsabili.
Infine invitiamo i consiglieri comunali che si interessano all’attività dell’ANPANA a presentare delle interrogazioni per chiarire il mistero della convenzione prevista dalla delibera n. 352 del 23.12.2009 e dei contributi scomparsi.

De Stena difende la sua ANPANA

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Antonio de Stena

Ringraziamo l’ Ispettore Capo Antonio De Stena, ma le sue dichiarazioni confermano i nostri dubbi che andranno ulteriormente approfonditi nei prossimi giorni.

di La Redazione (www.ilfatto.net/…) – 4 Febbraio 2010

"Non siamo assolutamente una associazione fantasma", esordisce così il responsabile della sezione ANPANA di Molfetta, Antonio de Stena, commentando la nota diffusa alcuni giorni fa da Matteo d’Ingeo, coordinatore del Liberatorio Politico.
Una nota in cui si faceva riferimento ad una delibera, adottata dalla giunta comunale, con sui si affidano all’ANPANA alcuni servizi di vigilanza a fronte di un rimborso annuale di circa 11mila euro.

"Vorrei innanzitutto far notare – ha proseguito de Stena – che di questa delibera noi non siamo ancora stati informati, ne siamo venuti a conoscenza solo dopo aver letto la nota di d’Ingeo: ma mettiamo subito in chiaro una cosa, non accetteremo gli incarichi affidatici poichè per delle cose previste non sono di nostra competenza quindi di conseguenza ci vedremo costretti a rifiutare quanto proposto dal comune".

De Stena, che parla alla presenza di numerosi volontari, sottolinea poi il ruolo "assolutamente volontario di ciascuno di noi: paghiamo le quote associative e ci autotassiamo per poter mandare avanti l’associazione".

"Dal 2005, anno in cui ho assunto la responsabilità della struttura di Molfettaprosegue de Stenaabbiamo ricevuto dal comune 1800 euro quali rimborsi per attività di vigilanza affidateci. Delle cifre di cui parla d’Ingeo non so nulla: bisognerebbe chiedere a chi, all’epoca, gestiva l’associazione e che oggi non ha più nulla a che fare con noi".

"Nel 2009 l’ANPANA di Molfetta ha potuto contare sul lavoro volontario di 38 soci che hanno inoltrato venti segnalazioni alle forze dell’ordine, prestando oltre 200 ore di servizio e percorrendo con il mezzo in dotazione 2190 chilometri nel territorio di Molfetta"
.

"Un mezzo -precisa de Stena- acquistato con un mio contributo personale, così come di mia proprietà è il locale dove ha sede l’associazione, in via d’Azeglio e le attrezzature che abbiamo a disposizione". E de Stena, ricevute alla mano, fa notare che anche benzina ed assicurazione del mezzo vengono pagate con contributi dei soci. "Nel 2009 abbiamo avuto entrate per 1.957 euro e circa 1.800 euro di spese: quindi abbiamo chiuso con un utile di poco più di 150 euro: il nostro bilancio è trasparente e a disposizione di tutti".

"Non abbiamo nulla da nascondere. Certo, se l’amministrazione volesse affidarci servizi di vigilanza ambientale non ci tireremmo indietro e se mai vi fossero contributi, servirebbero solo per coprire spese documentate e necessarie a compiere la nostra attività a vantaggio della collettività" .

ORGANIGRAMMA ASSOCIATIVO ANPANA
http://www.anpana.bari.it/Organigramma.htm

La truffa consumata a Villa Giustina

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da Redazione (www.ilfatto.net/…

Molfetta- Bastava sostituire qualche codice qua e là ed il gioco era fatto. I rimborsi dovuti dal servizio sanitario lievitavano a più non posso così come i guadagni illeciti di chi aveva organizzato la truffa. Almeno nel 2006, funzionava così secondo quanto accertato dagli inquirenti, nella casa di cura "Villa Giustina" di Molfetta.
Emergono nuovi particolari sull’indagine condotta dal pubblico ministero della Procura di Trani, Antonio Savasta e dagli uomini della Guardia di Finanza che ha portato alla emissione di cinque informazioni di garanzia a carico di altrettante persone tra cui tre medici.
I finanzieri hanno verificato che all’interno della struttura sanitaria convenzionata, capitava spesso che venissero abbinate alle prestazioni mediche dei pazienti codici per interventi più remunerativi. Un "gioco" che ha fruttato alla casa di cura oltre 1milione e 200mila euro. Molto di più dei circa 450mila euro che effettivamente avrebbero dovuto essere erogati dalla Regione.
In cinque indagati sono Antonia Zannella, amministratrice della casa di cura, suo marito Pasquale Leonardo Risolo, dipendente della struttura e i medici Sergio Petronelli, primario del reparto di radiologia del "Miulli" di Acquaviva, Luigi Giovanni Lupo, in servizio nel Policlinico di Bari e il capitano medico dei carabinieri Nicola Pansini. Tutti rispondono, a vario titolo, di truffa, falso, abuso d’ufficio e appropriazione indebita.

Un uomo scomodo per una cittàscomoda

Matteo d’Ingeo, nonostante le minacce ricevute nelle ultime settimane, continua la sua battaglia contro le illegalità

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di Beatrice De Gennaro (www.ilfatto.net/…)

A volte, parlando con la gente, si ha l’impressione che molti preferirebbero essere altro o altri e che tendano, in qualche modo, a recitare dei ruoli, a rappresentare se stessi più che a presentarsi, a mostrarsi personaggi e non persone, forse per una ostinata ricerca di visibilità che possa riscattarli da vite banali ed anonime o, più semplicemente, per l’impossibilità o l’incapacità di rivelarsi per come eper ciò che si è.

A chi lo incontra per la prima volta suscita una sensazione totalmente opposta Matteo d’Ingeo, coordinatore del Liberatorio Politico, un movimento civico sorto a Molfetta in occasione delle amministrative del 2006 (allora la sua candidatura a sindaco, contrapposta a quella di Lillino Di Gioia, noto esponente storico della politica locale, assunse un significato provocatorio perché esprimeva la tanto decantata “voglia di rinnovamento”), di cui, per varie ragioni, i media, non solo locali, si sono molto occupati nel corso dell’estate 2009: per un’ora intera (tanto è durata la nostra chiacchierata) il suo parlare non enfatico, una certa naturale ritrosia, il semplice e quasi mai compiaciuto racconto di sé e della propria esperienza nel movimento, diventato sempre più punto di snodo e di confluenza del dissenso generale cittadino nei confronti delle piccole e grandi questioni pubbliche (ambiente, salute, politica, cultura, amministrazione,ecc.), la consapevolezza estrema dell’alto prezzo da pagare, anche in termini personali, quando si diventa, magari senza volerlo, paladini di qualcosa o di qualcuno, il timore, a volte, di non essere compresi e di essere percepiti come una sorta di Grillo Parlante in una storia cittadina che non è quella di Pinocchio ma, come quella, è piena di “una montagna di balle” (dal titolo di un documentario-denuncia relativo alla questione dei rifiuti in Campania apparso sul blog del Liberatorio), il non celato bisogno della solidarietà della gente, linfa vitale per chi si muove nel terreno impervio dei diritti negati e per essi si batte, mosso unicamente dalla propria coscienza civica e sociale, hanno confermato l’immagine di un uomo cosiddetto “normale” dalla cosiddetta “vita normale”, eccessivamente sovraesposto e attaccato ma anche opportunamente seguito e sostenuto nelle assemblee del mercoledì sera, aperte a tutti, come in un centro di ascolto per voci che non hanno interlocutori o punti di riferimento istituzionali e dove si racconta e si sviluppa, per quanto ciò sia possibile in una città oltraggiata ed abusata come Molfetta, la dialettica sociale e politica intorno alla cosa pubblica.

Dunque, un uomo normale ma scomodo, per una città scomoda.
“È vero, sotto molti aspetti è scomoda questa città che amo ma che non è più la stessa da tempo e che forse mi ama ma non sempre riesce a capire i tentativi ed i gesti che quest’amore esprime. Più di tutto, Molfetta pare abbia perso la sua memoria storica e quell’identità che la rendevano viva e vivida, capace di contenere ed esprimere fermenti culturali e sociali, oggi sempre più soffocati da certa negligenza, volontà ed incapacità politica, amministrativa, burocratica. Siamo una comunità in lotta, viviamo in emergenza. Lo abbiamo detto anche il 6 luglio scorso, in occasione del diciassettesimo anniversario dell’omicidio Carnicella, nella conferenza pubblica intitolata:“Fatti e misfatti in una città senza memoria”; quell’omicidio fu una sorta di spartiacque tra il prima e il dopo; da allora più nulla è stato semplice e gli avvenimenti grandi e piccoli, gli abusi di ogni tipo, l’illegalità diffusa, il degrado sociale ed ambientale, la desolazione delle periferie, la coscienza appannata di molti, quel malessere di cui parlò don Tonino Bello nella sua omelia allora, tutto ha assunto un significato diverso, pesante gravoso.Non possiamo ignorarlo, ecco perché devono continuare ed intensificarsi gli sforzi che molti di noi compiono per rimuovere indifferenza, disimpegno, rassegnazione, a dispetto di intimidazioni e minacce”, dice.

Chiaro il riferimento all’ultima da lui ricevuta il 22 luglio scorso: un bossolo calibro 7,62, non ordinario, di forma allungata, avvolto in tre strati di carta igienica, un pacchetto ben confezionato trovato nella sede del movimento con su quella scritta degradante (“ll prossimo te lo metto nel…") che lo ha fatto quasi sorridere ma poi riflettere perché era diversa dalle alter e non tendeva a spaventarlo ma ad umiliarlo, a colpirlo nella sua dignità.

Ora a Molfetta, dove sempre più frequentemente e con troppa facilità s’inviano e si ricevono proiettili grandi e piccoli, per qualunque motivo, quasi fossero pacchi dono (chi scrive ha già intervistato persone minacciate in questa maniera: la reazione di incredulità e stupore prima e di forte determinazione poi è quasi sempre la stessa; molti non rilasciano dichiarazioni, quasi nessuno confessa di aver paura, tutti “hanno fiducia nel lavoro degli inquirenti”), risulta difficile immaginare che un semplice venditore di angurie o patate (in quelle settimane d’Ingeo si stava occupando del commercio ortofrutticolo abusivo) possa aver ideato e messo in atto una minaccia così “sofisticata”, dal forte significato simbolico: tutt’al più, com’era già accaduto in passato, si sarebbe limitato a danneggiargli l’auto o lo avrebbe aggredito personalmente (un passante ci ha detto: ”Avrebbemesso il proiettile in un…carosello, non nella carta igienica”); da qui l’accreditamento, sia da parte sua che degli inquirenti, di una pista politica, ritenuta la più attendibile, voce che arriva da più parti e circola insistentemente anche negli ambienti della malavita locale e barese.

Sembrerà strano, ma non tanto: proprio in questi ultimi tempi l’operato di d’Ingeo (ce lo conferma lui stesso perché così riferitogli da fonte sicura) viene addirittura apprezzato perché teso a colpire, più che le frange finali del fenomeno criminalità, le sue menti pensanti, coloro che, in qualche maniera, detengono il potere e sono inclusi nel famoso triangolo politica-imprenditoria-malavita esistente a Molfetta, di cui hanno spesso parlato i pentiti della Sacra Corona Unita.

Il 19 agosto scorso il Liberatorio Politico ha inviato al Prefetto di Bari, al Procuratore della Repubblica di Trani, al Comando dei Carabinieri e della Capitaneria di Porto di Molfetta, un esposto relativo al problema dell’alga tossica, più volte inutilmente segnalato al sindaco Azzollini ed alla Direzione ARPA Puglia per le gravi ripercussioni avute, negli ultimi tre anni, sulla salute di numerosi cittadini. Con l’esposto si chiedono precise verifiche e controlli anche sulle operazioni di bonifica da ordigni bellici dei nostri fondali marini e la possibile configurazione di un reato amministrativo o penale a carico dell’amministrazione e di altri enti per la mancata informazione e l’attività omissiva nei confronti della cittadinanza e dello stesso Liberatorio.

Per sdrammatizzare: proprio in riferimento a residuati ed ordigni bellici qualcuno in città ha già ironizzato sulla probabile forma che il proiettile potrebbe avere se la minaccia a d’Ingeo venisse concretizzata.Precisa, caustico, il signore di cui sopra (in dialetto molfettese): “O a forma di bomba o di supposta (termine usato dallo stesso d’Ingeo durante l’intervista per descrivere il bossolo ricevuto), sempre quella sarebbe la destinazione”.

Revocato l'incarico a Nappi

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da Redazione (www.ilfatto.net/…)

Molfetta- La notizia ha cominciato a diffondersi nel primo pomeriggio di oggi, pochi minuti dopo la fine della riunione della giunta comunale di Molfetta nel corso della quale il sindaco Antonio Azzollini ha comunicato ai suoi assessori di aver revocato l’incarico di presidente dell’Azienda Servizi Municipalizzati a Francesco Nappi (nella foto).

La decisione del sindaco è stata confermata dallo stesso Nappi che ha dichiarato di essere stato informato dal primo cittadino del provvedimento assunto, secondo quanto riportano le carte ufficiali, per una omessa presentazione di parte dello stesso Nappi di alcuni documenti relativi all’Azienda richiesti dall’amministrazione comunale qualche tempo fa.

In città intanto si sta diffondendo la voce, sempre più insistente ma che non trova alcuna conferma ufficiale, di una rimozione dettata da motivi di opportunità e in previsione di una "bufera giudiziaria" che potrebbe colpire l’Asm già nei prossimi giorni.

Dopo la riunione di giunta il sindaco Azzollini ha convocato una riunione ristretta alla quale, tra gli altri, hanno preso parte il segretario del PdL, Antonio Camporeale, il vice Pasquale Mancini e il vice presidente del consiglio comunale Pietro Mastropasqua. E’ probabile che si stia già decidendo il nome di colui che sostituirà Nappi alla guida della più grande municipalizzata molfettese.

MOLFETTA. Nella notte bruciano due auto

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Scritto da Redazione (www.ilfatto.net/…)

Giovedì 06 Agosto 2009 10:30

Molfetta- Ancora una notte segnata dagli incendi di autovetture (immagine di repertorio) quella trascorsa da qualche ora. Ad essere divorate dalle fiamme sono state una Bmw Serie 1 ed una Opel Zafira. I due episodi si sono verificati attorno alle 22 di mercoledì e alle 2,30.

Il primo incendio, quello che ha interessato la Bmw, si è verificato in una zona di campagna tra Molfetta e Giovinazzo, a pochi metri dalla complanare della strada statale 16bis. L’incendio della vettura, risultata rubata a Bari lo scorso 12 maggio e di proprietà di un uomo di Noicattaro, ha provocato il danneggiamento anche di alcuni alberi da frutto. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri di Molfetta, che hanno avviato accertamenti, oltre che i Vigili del Fuoco e agenti del Consorzio Guardie Campestri.

In pieno centro invece il secondo episodio. All’angolo tra via XX Settembre e corso Umberto mani ignote hanno appiccato le fiamme ad una Opel Zafira che è stata completamente distrutta. Anche in questo caso necessario l’intervento dei Carabinieri e dei Vigili del Fuoco. Le fiamme hanno anche  provocato il danneggiamento di una Ford Fiesta e delle vetrine anti sfondamento di un negozio di abbigliamento.

Secondo indiscrezioni l’auto incendiata apparterrebbe ad un dipendente di una azienda municipalizzata impegnato anche in attività politica. Sull’episodio indagano i militari dell’Arma.

Mezz’ora di pioggia e Molfetta va sott’acqua. Le immagini e i filmati

Alle 17 un violento nubifragio ha messo in ginocchio centro, periferie e zona industriale. La testimonianza di un residente della nuova zona di espansione edilizia

di Lorenzo Pisani (www.molfettalive.it/…)

Nel pomeriggio del martedì che non t’aspetti la pioggia è un muro che ti compare davanti all’improvviso, senza che tu possa scavalcarlo o aggirarlo. Devi solo attendere che passi, impotente.

Quello che sembrava il più classico dei temprali estivi, si è trasformato alle 17 di ieri in uno dei più violenti nubifragi degli ultimi anni. Mezz’ora di violento acquazzone che ha trasformato Molfetta in una “Venezia del Sud”. Le vie come “calli” e acqua alta quasi ovunque.

Impazziti i centralini del comando di Polizia Municipale e del Distaccamento dei Vigili del Fuoco. Agenti e pompieri, assieme a personale comunale e della Multiservizi, sono stati chiamati a fare gli straordinari in una città che si è riscoperta più fragile.

Difficile trovare una foto sintesi della mezz’oretta in cui la natura si è messa a sparigliare le carte di una sonnolenta estate molfettese, a far valere la legge del più forte. Quando tutto è finito certi angoli della città hanno rivelato ciò che va per il nome di “rischio idrogeologico”.

Dal centro alle periferie, alle zone di espansione industriale le strade non hanno retto i millimetri di pioggia che si sono abbattuti.

Il corso Umberto, la Villa e il Borgo sono andati letteralmente sott’acqua. Impressionanti i filmati pubblicati su You Tube girati dall’interno di un noto pub preso d’assalto in pochi minuti dalla furia delle acque provenienti da via Domenico Picca. Fioriere in cemento e contenitori per i rifiuti trascinati, con un veicolo, impavido, che tenta di salire lungo il vicolo, come un salmone lungo il fiume. Stavolta non ci sono uova da deporre, ma forse il terrore di trovarsi nell’abitacolo circondati da qualcosa d’inimmaginabile.

L’enorme quantità della precipitazione ha assestato il colpo del K.O. anche nel centro storico. Alcuni vicoli, specialmente quelli oggetto della contestata pavimentazione con le nuove basole, sono andati sommersi.

E pensare che secondo l’Ufficio tecnico comunale il motivo della variazione del disegno del nuovo basolato con la linea di compluvio centrale era quello di garantire il naturale deflusso delle acque. Con la vecchia pavimentazione “a spina di pesce” e sistemata in modo da creare delle vere e proprie gobbe non si erano mai verificati problemi. Sino almeno alla scorsa settimana questa variazione rispetto al progetto approvato (che prevedeva anche il riutilizzo in loco delle vecchie chianche) risultava comunque non comunicata alla Soprintendenza.

In periferia le cose non vanno meglio. Il sottopasso di via Terlizzi come tradizione si è completamente colmato d’acqua. Un automobilista ha fatto in tempo a fuoriuscire dalla sua autovettura prima di essere travolto. Allagato e impraticabile il sottopassaggio della stazione ferroviaria che si è trasformato nel serbatoio della pioggia giunta da via Madonna della Rosa.

L’apparato fognario non ha retto alla pressione e numerosi tombini sono saltati, riversando i liquami per strada. In una di queste trappole è finita un’autovettura. Siamo in via Goffredo Mameli, a ponente della città. Irriconoscibile la rotatoria della zona Asi che smista il traffico nelle zone di espansione. I recenti lavori per far defluire le acque nulla hanno potuto: auto immerse sino al tergicristallo.

Inquietanti le immagini giunte da via Ruvo. La furia delle acque ha travolto una strada di recente realizzazione sbriciolando l’asfalto e i marciapiedi e riversando ai piedi di una delle arcate del ponte della ferrovia un’enorme quantità di detriti. Ne ha fatto le spese un’auto che ha avuto la sola colpa di transitare nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Tanta paura ma solo danni al motore. È andata bene. Si fa per dire.

La strada sorge nella Lama Sedelle, ormai completamente urbanizzata. La carreggiata è stata sgomberata dalla ghiaia grazie ad una pala meccanica. A disporre l’intervento l’Ufficio Tecnico. Il dirigente Balducci e il sindaco Azzollini hanno assistito agli interventi d’emergenza.

“Lama Martina” è invece la denominazione di alcune strade nel nuovo quartiere che sta sorgendo lungo via Berlinguer. A testimoniare l’accaduto giunge in redazione una lettera di un residente, Antonio de Fazio. «La parola lama vi dice qualcosa? A me da oggi incuterà profondo terrore!» scrive.

I momenti concitati hanno impedito al lettore di fotografare i danni creati dal nubifragio, ma la sua testimonianza, allegata nella colonna a destra, parla da sola, facendo tornare il tema dell’espansione edilizia nelle lame, così dibattuto negli ultimi mesi, di attualità. Non sono risparmiate critiche verso chi ironizza sul rischio idrogeologico nel nostro territorio.

Nella recente conferenza organizzata dal Comune era stato lo stesso sindaco in modo sarcastico a definire Molfetta simile alla zona del Lago Michigan. Quello visto ieri non era certo l’imponente bacino nordamericano, ma certe strade sembravano il Mississippi.

 

MOLFETTA. Maltempo: la città va KO           

Scritto da Redazione (www.ilfatto.net/…)

Martedì 04 Agosto 2009 20:37

maltempo4Molfetta- Gravi disagi ha provocato il violento temporale che si è abbattuto sulla città nel pomeriggio di martedì. Super lavoro per Vigili del Fuoco, agenti della Polizia Municipale e Carabinieri. Ma anche per gli operatori della Multiservizi e i tecnici comunali. La pioggia, caduta copiosa per quasi un’ora ha provocato l’allagamento di vaste aree della città: il centro storico, specie nelle strade da poco pavimentate con le nuove basole, è stato sommerso da diversi centimetri d’acqua con scantinati e locali al piano terra completamente allagati.

maltempo1Disagi anche in via Domenico Picca (nella foto) e via Sant’Angelo trasformatesi in pochi minuti in veri e propri fiumi in piena così come è accaduto in corso Umberto e in numerose strade che confluiscono nella parte bassa della città. Allagate e chiuse al traffico la provinciale per Bitonto nei pressi di Molfetta, la statale 16bis all’altezza dello svincolo per la Zona Industriale. La stessa Zona Industriale è rimasta isolata con numerose strade impercorribili e alcuni veicoli rimasti in panne. Bloccato per alcuni minuti il sottopasso di via Terlizzi dove una interruzione di energia elettrica ha messo fuori servizio le pompe necessarie al deflusso delle acque piovane.

maltempo5Problemi anche nel sottopasso di via Ruvo, completamente invaso da fango e pietrisco (rimossi a tempo di record grazie all’intervento di una pala meccanica disposto dall’Ufficio Tecnico Comunale) proveniente da un vicino cantiere edile e dalla massicciata ferroviaria. Un’auto è rimasta bloccata nel fango riportando danni al motore. L’intero sistema della fogna bianca non ha retto all’ondata di maltempo mentre la fogna nera è letteralmente esplosa in più punti provocando un riversamento in mare di liquami che hanno reso il mare di un colore marrone molto scuro.


MOLFETTA. Lame (e non solo) invase dall’acqua

Scritto da Redazione (www.ilfatto.net/…)

Mercoledì 05 Agosto 2009 01:26


"Abito nella nuova zona d’espansione -ha scritto il lettore- nella zona di Lama Martina. La parola lama vi dice qualcosa? A me da oggi incuterà profondo terrore! Vi spiego perchè. Oggi pomeriggio, durante il fortissimo temporale che si è scatenato su Molfetta la zona di casa mia è pressochè scomparsa inondata in ogni dove dall’acqua piovana che pioveva oltre che dal cielo anche dai campi circostanti".

"Tutto -prosegue la mail- era un enorme lago, come se la natura abbia voluto farsi beffe di chi circa tre settimane fa si faceva beffe di lei in una conferenza dedicata proprio al rischio idrogeologico che pende su Molfetta come una spada di Damocle. Moltissime abitazioni si sono allagate, in diversi portoni l’acqua ha invaso tutto penetrando persino nei box e depositandosi addirittura nelle trombe delle ascensori".

"E’ stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco. La provinciale che conduce a Bitonto all’altezza del ponte su Lama Cupa è divenuta impraticabile per non parlare dell’enorme quantità di detriti che dall’acqua venivano trascinati. Mi sto pentendo di aver preso casa in questa zona e d’ora in poi avrò paura ogni volta che pioverà!".

maltempo3"Probabilmente -è l’amara considerazione del lettore- chi governa Mofetta, i giornalisti, i costruttori, durante il forte temporale del pomeriggio, erano al riparo nelle loro case e non hanno potuto rendersi conto della reale situazione. Noi invece eravamo lo stesso al riparo ma nelle nostre abitazioni pericolose!!".

Una situazione che, come anticipato in un altro articolo pubblicato alcune ore fa, si è ripetuta in tante altre zone della città come nella zona artigianale o in pieno centro dove l’acqua ha raggiunto anche il metro di altezza. Ed è solo un miracolo che, a fine serata, il conto dei danni non abbia dovuto annotare anche problemi alla incolumità fisica di qualche cittadino.

Intimidazione per Matteo D'Ingeo: proiettile al Liberatorio Politico

https://liberatoriopolitico.wordpress.com/wp-content/uploads/2009/07/22072009_calibro_7-62_per_d27ingeo_cut.jpgGiovedì 23 luglio ore 19.30, conferenza stampa-assemblea cittadina presso la sede del Liberatorio per discutere della situazione dell’ordine pubblico a Molfetta.

 

Minacce a d’Ingeo: la solidarietà delle istituzioni

Recapitato questa mattina nella sede del Liberatorio Politico un proiettile. Il coordinatore ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione ufficiale

di La Redazione (www.molfettalive.it/…)

E’ stato lo stesso Matteo d’Ingeo a ritrovare questa mattina nella cassetta della posta della sede del Liberatorio Politico in via Campanella un proiettile accompagnato da un messaggio minatorio destinato alla sua persona.

Il proiettile calibro 7,62 si presentava avvolto in un foglio di carta igienica ed è stato preso in consegna dai Carabinieri che sul caso stanno svolgendo indagini.

Nessun commento dal diretto interessato, conosciuto in città per il suo impegno politico sfociato in numerose manifestazioni e segnalazioni contro situazioni di illegalità, compresa la costituzione di parte civile in alcuni processi.

«Chi fa ricorso a messaggi minatori e si nasconde dietro un proiettile è fondamentalmente un vigliacco». Così Renato De Scisciolo, presidente dell’associazione provinciale Antiracket, commenta quanto è avvenuto.

«Episodi come questo – ha detto De Scisciolo – non possono che turbare le nostre coscienze. Ma è proprio in questi momenti che non bisogna mollare. A Matteo d’Ingeo, coordinatore del Liberatorio Politico di Molfetta, va tutta la solidarietà mia e dell’associazione che rappresento. Dobbiamo fare nostra la consapevolezza che esiste qualcosa di più grande e di più importante della paura. Chi fa ricorso a messaggi minatori e si nasconde dietro un proiettile è fondamentalmente un vigliacco.
Noi nelle nostre battaglie contro l’illegalità, il malaffare, il silenzio complice di chi spesso resta solo a guardare ma non muove un dito, ci mettiamo la faccia e il nome. Questi signori sanno solo colpire nell’ombra perché sanno di essere deboli alla luce del sole
».

Anche il Comune ha espresso solidarietà per il gesto intimidatorio: «il sindaco Antonio Azzollini e tutta l’amministrazione comunale – si legge nella nota diffusa alla stampa – condannano con fermezza l’atto intimidatorio compiuto nei riguardi di Matteo d’Ingeo e del Movimento Liberatorio Politico ed esprimono sentimenti di indignazione per tutti gli atti di aggressione che ledono la dignità delle persone e l’immagine della città».

 

MOLFETTA. Solidarietà a Matteo d’Ingeo

da Redazione (www.ilfatto.net/…)

Molfetta- Giungono le prime reazioni alla notizia dell’invio a Matteo d’Ingeo, coordinatore del Liberatorio Politico, di un proiettile e di un messaggio minatorio. Ad intervenire sulla vicenda sono il sindaco Antonio Azzollini e il vice presidente nazionale della Federazione Antiracket, Renato de Scisciolo.

"Il sindaco Antonio Azzollini e tutta l’amministrazione comunale -si legge in una nota diffusa dall’ufficio stampa- condannano con fermezza l’atto intimidatorio compiuto nei riguardi di Matteo D’Ingeo e del Movimento Liberatorio Politico ed esprimono sentimenti di indignazione per tutti gli atti di aggressione che ledono la dignità delle persone e l’immagine della città". 

"Chi fa ricorso a messaggi minatori e si nasconde dietro un proiettile è fondamentalmente un vigliacco", ha invece dichiarato Renato De Scisciolo, in passato fatto oggetto di analoghe minacce.

"Episodi come questo – ha detto De Scisciolo – non possono che turbare le nostre coscienze. Ma è proprio in questi momenti che non bisogna mollare. A Matteo d’Ingeo va tutta la solidarietà mia e dell’associazione che rappresento. Dobbiamo fare nostra la consapevolezza che esiste qualcosa di più grande e di più importante della paura. Chi fa ricorso a messaggi minatori e si nasconde dietro un proiettile è fondamentalmente un vigliacco".

"Noi -ha aggiunto De Scisciolo- nelle nostre battaglie contro l’illegalità, il malaffare, il silenzio complice di chi spesso resta solo a guardare ma non muove un dito, ci mettiamo la faccia e il nome. Questi signori sanno solo colpire nell’ombra perché sanno di essere deboli alla luce del sole".


Intimidazione per Matteo D’Ingeo: proiettile al Liberatorio Politico

da Redazione (www.laltramolfetta.it/…)

22/07/2009   Matteo D’Ingeo, coordinatore locale del Liberatorio Politico, è stato vittima di un vile attentato intimidatorio. Un proiettile di grosso calibro, infatti, avvolto in un involucro di carta igienica, è stato recapitato da ignoti presso la sede del movimento guidato dallo stesso D’Ingeo. L’involucro conteneva anche un messaggio minatorio molto pesante. Il diretto interessato, contattato telefonicamente, non ha voluto commentare l’accaduto limitandosi a dire che certo non si lascerà intimidire da questo episodio e che continuerà nelle sue battaglie civili. Sull’accaduto stanno indagando i Carabinieri di Molfetta. E’ altamente probabile che l’attentato sia riconducibile all’attività di denuncia che D’Ingeo sta portando avanti caparbiamente da tempo sull’occupazione di suolo pubblico da parte di rivenditori ambulanti di frutta e verdura. Il sindaco Antonio Azzollini e tutta l’amministrazione comunale hanno diffuso un comunicato stampa con il quale “condannano con fermezza l’atto intimidatorio compiuto nei riguardi di Matteo D’Ingeo e del Movimento Liberatorio Politico ed esprimono sentimenti di indignazione per tutti gli atti di aggressione che ledono la dignità delle persone e l’immagine della città”. Al di là delle parole, però, l’amministrazione comunale farebbe bene ad intervenire direttamente per disciplinare un settore (quello del commercio su area pubblica) che sta letteralmente sfuggendo di mano e arrecando gravi problemi alla cittadinanza sotto il profilo della sicurezza e del decoro urbano.

 

 

Solidarietà a Matteo d’Ingeo dall’associazione antiracket
 
(www.ilbiancorossonews.it/…)

“Chi fa ricorso a messaggi minatori e si nasconde dietro un proiettile è fondamentalmente un vigliacco”. Così Renato De Scisciolo, presidente dell’associazione provinciale Antiracket, commenta quanto è avvenuto a Molfetta, dove in mattinata qualcuno ha fatto recapitare un proiettile a Matteo D’Ingeo, responsabile del Liberatorio politico.
 “Episodi come questo – ha detto De Scisciolo – non possono che turbare le nostre coscienze. Ma è proprio in questi momenti che non bisogna mollare. A Matteo D’Ingeo, coordinatore del Liberatorio politico di Molfetta, va tutta la solidarietà mia e dell’associazione che rappresento. Dobbiamo fare nostra la consapevolezza che esiste qualcosa di più grande e di più importante della paura. Chi fa ricorso a messaggi minatori e si nasconde dietro un proiettile è fondamentalmente un vigliacco. Noi nelle nostre battaglie contro l’illegalità, il malaffare, il silenzio complice di chi spesso resta solo a guardare ma non muove un dito, ci mettiamo la faccia e il nome. Questi signori sanno solo colpire nell’ombra perché sanno di essere deboli alla luce del sole”.
 

L’amministrazione comunale condanna con forza l’atto intimidatorio
nei confronti del Liberatorio Politico e di Matteo D’Ingeo

 
Il sindaco Antonio Azzollini e tutta l’amministrazione comunale condannano con fermezza l’atto intimidatorio compiuto nei riguardi di Matteo D’Ingeo e del Movimento Liberatorio Politico ed esprimono sentimenti di indignazione per tutti gli atti di aggressione che ledono la dignità delle persone e l’immagine della città. 

 

"Il prossimo te lo metto nel culo": Questo il messaggio allegato al proiettile consegnato a D’Ingeo

di Danilo Novara (www.lamiamolfetta.blogspot.com/…)

"Il prossimo te lo metto nel culo". Nella città dei cocomerai e delle cèrase, dopo gli attentati reciproci che hanno causato danni a gazebo e macchine, si è passati alle minacce nei confronti di chi questa situazione l’ha denunciata più volte. Questa mattina infatti nella sede del "Liberatorio Politico" e stata rinvenuta nella cassetta postale una lettera contenente un proiettile calibro 7.62 e indirizzato al coodinatore Matteo d’Ingeo. Quest’ultimo nelle scorse settimane si è reso protagonista con alcuni comunicati di feroci attacchi nei confronti dei venditori di frutta e invitava il Comune a prendere coscienza dell’effettivo stato di abusivismo "legalizzato" che è presente in città. Comunicati che evidentemente hanno dato fastidio ai diretti interessati che stanno invadendo strade e spiagge a suon di cocomeri, cassette di frutta e vecchi frigoriferi. Massima solidarietà a Matteo d’Ingeo e a tutti coloro che si battono per il ripristino della legalità in città, con la speranza che si intervenga al più presto senza aspettare che accadano eventi tragici.