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LA REFEZIONE SCOLASTICA CONTRATTATA PERSONALMENTE DAL DIRIGENTE DE BARI

 

 


La Giunta Comunale, con proprio provvedimento d'indirizzo politico n. 59 del 9.04.2011 (leggi lettera allegata) e n. 175 del 20.9.2011 incaricava il dott. Giuseppe de Bari di individuare le modalità di affidamento del servizio di refezione scolastica per le Scuole Primarie.

Il Dirigente de Bari con nota prot. n.564081 del 26.9.2011, ha convocato la Società Markas per il giorno 27 settembre 2011 al fine di acquisire la eventuale disponibilità ad effettuare il servizio di refezione scolastica nelle Scuole Primarie.

Il rappresentante della Società Markas si riservava di esprimere la disponibilità della Ditta ad effettuare il servizio dopo l’acquisizione di una serie di dati.
Nel corso dell’incontro svoltosi in data 12.10.2011 il rappresentante della Markas ha comunicato la disponibilità ad effettuare il servizio secondo lo schema contrattuale e  il Capitolato d’oneri già previsto per le Scuole dell’Infanzia, comunicando, altresì, che, a breve, la Società Markas avrebbe comunicato il corrispettivo richiesto.

Con  nota del 13.10.2011, consegnata a mano in pari data, la Società Markas ha formulato il prezzo d i € 4,21, oltre IVA, per ogni singolo pasto giornaliero (circa 600);
Il Dirigente de Bari in data 14.10.2011 ha chiesto alla Società Markas uno sconto del 5% sul prezzo iniziale, proponendo una cifra pari ad € 3,90 per ogni singolo pasto;
con nota di riscontro del 3.11.2011 la Ditta Markas, ribatte con il prezzo definitivo di € 4,10.
 
Nella stessa giornata del 3.11.2011 il Dirigente de Bari e la Società Markas, dopo un’analisi puntuale delle reciproche ragioni di convenienza e sostenibilità finanziaria dell’affidamento, di comune accordo, definiscono il prezzo definitivo per l’effettuazione del servizio di refezione scolastica nelle Scuole Primarie in € 4,00 per ogni singolo pasto fornito.
Stiamo parlando di 600 pasti gionalieri per circa 150 giorni di scuola a 4,00€. per pasto, per la modica spesa di 360.000,00€.

Se fosse passata la stessa offerta con cui la MARKAS ha vinto la gara per la refezione scolastica della scuola d'Infanzia avrebbe incassato 467.100,00€, calcolando i 5,19€ a pasto.

Questo quadro economico potrebbe risultare all'occhio del cittadino profano un'operazione vantaggiosa per le casse della pubblica amministrazione e quindi per le tasche dei cittadini molfettesi, ma allo stesso tempo farebbe nascere dei concreti e fondati dubbi sulla gara d'appalto che ha visto la Società Markas Service di Bolzano vincitrice per l'affidamento della refezione scolastica della scuola d'infanzia per ben 9 anni (vedi verbale dell'1.12.2008).



Questa è la cronaca che accompagna la Determina Dirigenziale n. 401 del 7.12.2012 pubblicata solo il 5.1.2012 all'albo pretorio comunale con cui il dott. Giuseppe de Bari affida alla Società MARKAS Service S.r.l. da Bolzano il servizio di refezione Scolastica nelle Scuole Primarie.


Siamo ormai assuefatti dalle delibere e determine di questa amministrazione a sanatoria o a trattativa privata per questioni di urgenza; in questo caso l'urgenza di erogare un servizio pubblico in effetti c'era, ma lo era nell'aprile 2011.

Il dott. De Bari dovrebbe spiegarci com’è stato possibile espletare una trattativa "molto privata" con una ditta già vincitrice d'appalto di 9anni e strappare un prezzo sicuramente vantaggioso di 4.00€ a pasto rispetto ai 5.19€ già aggiudicati alla Markas.


Abbiamo fatto una ricerca di mercato e in moltissimi comuni d'Italia a parità di numero di coperti (600 pasti giornalieri x 150g.) il prezzo oscilla tra i 4.00 e i 3.60 euro a pasto. Se si fosse rosicchiato da uno 0.10€ ad uno 0.40€ le casse comunali avrebbero guadagnato da 9.000,00€ a 36.000,00€; senza parlare dell'appalto che la Società Markas Service ha vinto per la refezione scolastica nelle scuole d'Infanzia, un appalto per nove anni al costo di 5,19 a pasto giornaliero.
Mantenendo gli stessi parametri di riferimento e immaginando che la Markas avrebbe potuto fare anche lo stesso prezzo che oggi offre al comune, cioè 4,00€ e non 5,19€  avremmo risparmiato l' 1,19€ a pasto (600 pasti x 150g.), moltiplicato per 9 anni, verrebbe fuori una cifra pari a 963.900€. Sicuramente le famiglie avrebbero pagato una retta inferiore a quella che pagano oggi.
Per questi motivi chiediamo all'amministrazione comunale di annullare la  Determina Dirigenziale n. 401 del 7.12.2012 e ai partiti di opposizione di inviare alla Procura la stessa Determina e chiedere un'indagine sull'appalto precedente concesso alla Società Markas Service.


 

 

Nel paese di Bengodi la Tombolata si fa nell’aula del Consiglio Comunale


Nel paese di Bengodi dove le chiese diventano teatri ma non pagano l'ICI e gli immobili comunali vengono concessi in locazione agli amici solo dopo 24 ore dalla richiesta, accade anche che la sala del Consiglio Comunale "G.Carnicella" venga concessa alla locale Pro Loco per fare la Gran TOMBOLATA Sociale.
In molte occasioni abbiamo chiesto l'utilizzo della sala Carnicella e il Presidente del Consiglio Comunale ha ribadito che la stessa poteva essere concessa solo se ci fosse l'intervento di personalità di elevatura nazionale e regionale.
Non riusciamo a capire come possa essere stata concessa alla Pro Loco per fare una Tombolata; forse partecipava al gioco il presidente nazionale delle Pro Loco? Ci chiediamo anche se le cartelle "offerte" ai cittadini erano gratuite o a pagamento. Siamo caduti proprio in basso.

Think'd, Caparezza, Porta e d'Ingeo cantano la città che dorme. L'insolito quartetto per "Fitta", pezzo di denuncia quotidiana

di Vincenzo Drago
www.molfettalive.it

Cinque minuti per una denuncia grossa quanto un macigno. Tanto dura "Fitta", il nuovo pezzo di Think'd, gruppo hip hop molfettese che lancia così un altro disperato appello contro l'indifferenza ai problemi della città. Per farlo la band ha collaborato niente meno che con Caparezza e due volti noti della politica locale, Gianni Porta e Matteo d'Ingeo

La concretezza è la costante dell'insolito quartetto che non le manda certo a dire, fotografando a 360 gradi una Molfetta allo sfascio. "Costruiscono parchi e non li aprono, completano il lavoro lasciando pure che li distruggano", tuona ad esempio la voce di Think'd, nella prima strofa, prendendosela anche contro "l'informazione effimera". Insomma "si cerca di scuotere, ma niente, è sconcertante". 

Si fa poi largo la voce di Gianni Porta. "Gioelli comuni regalati ai privati nel paese sofferente di liberi spazi e un futuro per le giovani famiglie", questa l'immagine suggerita del consigliere comunale. "Esistere vuol dire scelgliersi sempre la propria parte", spiega l'esponente di Rifondazione, anche contro "egoismi e mode passeggere". 

Il secondo intermezzo è dei roventi giochi di parole di Matteo d'Ingeo. "Nella città del mercato diffuso l'abuso è diffuso – dice il coordinatore del Liberatorio politico – e il voto di scambio è sempre il più amato". E ancora, per l'attivista "le bombe illuminano la notte e uccidono il mare", in una città dove "la macchina del fango travolge il riscatto". 

Gran chiusura con Caparezza, che ha una fitta allo stomaco. "Io mi sento in guerra quando non trovo pace, perché amo Melphicta, perché odio Melphicta, perché ho Melphicta allo… stomaco", conclude amaro il celebre rapper.

Ecco dove sono le 90 bombe atomiche che l’Italia nasconde per conto degli americani

di Bruno Marolo

In Italia ci sono 90 bombe nucleari americane. La loro presenza ha un’importanza militare limitata per gli Stati Uniti, ma risponde anche ad esigenze politiche del governo italiano, che vuole avere voce in capitolo nella Nato. Lo ha rivelato all’Unità Hans Kristensen, uno specialista del Natural Resources Defense Council (NRDC), autore di un rapporto sulle armi atomiche in Europa che sarà pubblicato tra qualche giorno.

Secondo il rapporto nelle basi americane in Europa ci sono ben 481 bombe nucleari, dislocate in Germania, Gran Bretagna, Italia, Belgio, Olanda e Turchia. In Italia ve ne sono 50 nella base di Aviano e altre 40 in quella di Ghedi Torre, in provincia di Brescia. Sono tutte del tipo indicato dal Pentagono come B 61, che non si presta ad essere montato su missili ma può essere sganciato da cacciabombardieri.

«Le ragioni di un arsenale nucleare così grande in Italia – ha spiegato Kristensen – sono nebulose e la stessa Nato non ha una strategia chiara. Le atomiche continuano a svolgere il tradizionale ruolo dissuasivo nei confronti della Russia, e in parte servono per eventuali obiettivi in Medio Oriente, come l’Iran. Un’altra ragione è di tipo politico istituzionale. Per l’Italia è importante continuare a fare parte degli organi di pianificazione nucleare della Nato, per non essere isolata in Europa. Altri paesi come la Germania hanno lo stesso atteggiamento».

Le anticipazioni sul rapporto di 102 pagine del NRDC coincidono con la riunione della Nato a Nizza, dove il ministro della Difesa americano sta cercando di ottenere dai colleghi europei maggiori aiuti in Iraq. Per alcuni paesi la pubblicazione delle cifre è imbarazzante.

Secondo il New York Times il comandante della Nato, generale James Jones, ha confidato ai collaboratori di essere favorevole all’eliminazione completa delle bombe nucleari in Europa, ma di aver trovato resistenza da parte di alcuni governi europei. Gli Stati Uniti sono in grado di colpire con missili lanciati dal loro territorio tutti gli obiettivi nel raggio di azione dei bombardieri in Europa. I paesi europei, e in particolare l’Italia, tuttavia insistono per avere un ombrello nucleare.

Il regolamento del Pentagono vieta espressamente di divulgare notizie sugli arsenali nucleari all’estero. Tuttavia un alto ufficiale ha ufficiosamente sostenuto che alla fine della guerra fredda molte bombe sono state ritirate dall’Europa e oggi ne rimangono circa 200. Krinsensten ha ribadito le indicazioni del rapporto.

«Al Pentagono – ha dichiarato – non tutti conoscono il quadro completo della situazione. Il numero sarebbe inferiore alle nostre indicazioni soltanto se il presidente Bush avesse ordinato il ritiro di gran parte delle armi nucleari dopo l’attacco dell’11 settembre , ma non ci risulta che questo sia avvenuto».

Tra Italia e Stati Uniti esiste un accordo segreto per la difesa nucleare, rinnovato dopo il 2001. William Arkin, un esperto dell’associazione degli scienziati nucleari, ne ha rivelato recentemente il nome in codice: Stone Ax (Ascia di Pietra). Nel settembre 1991, dopo il crollo del muro di Berlino, il presidente George Bush padre aveva annunciato il ritiro di tutte le testate nucleari montate su missili o su mezzi navali. In Europa erano rimaste 1400 bombe atomiche in dotazione all’aviazione. In dieci anni il numero si è ridotto di circa due terzi.

Le bombe nucleari in Italia sono di tre modelli: B 61 -3, B 61 – 4 e B61 – 10. Il primo ha una potenza massima di 107 kiloton, dieci volte superiore all’atomica di Hiroshima, è può essere regolato fino a un minimo di 0,3 kiloton. Il secondo modello ha una potenza massima di 45 kiloton e il terzo di 80 kiloton. Il governo di George Bush ha ribadito molte volte di non escludere l’opzione nucleare per rispondere ad attacchi con armi biologiche o chimiche. È stata abbandonata la strategia della distruzione reciproca assicurata, che prevedeva armi nucleari sempre più potenti con uno scopo esclusivamente dissuasivo. Ora gli Stati Uniti vogliono produrre bombe atomiche tattiche di potenza limitata, e non escludono di servirsene contro i paesi che considerati terroristi. Almeno due di questi paesi, Siria e Iran, si trovano nel raggio dei bombardieri in Italia.

[ndr – La soluzione concordata prevede l’istallazione in Italia di due postazioni dotate di bombe atomiche, con un meccanismo detto “della doppia chiave”. In pratica le bombe USA in Italia e Germania hanno l’innesco che deve essere attivato con due chiavi: una  l’ha il capo della guarnigione italiana della base (Aviano e Ghedi), l’altra il capo della guarnigione americana.

Le bombe sono caricate su Tornado italiani o tedeschi, i cui piloti sono addestrati negli Stati Uniti, ed anche l’accesso ai bunker in cui questi sono posteggiati è regolato con la doppia chiave. Il Capitolo 5 (Chapter 5) del regolamento Nato prevede che, in caso di attacco ad uno Stato membro, tutte le basi debbano immediatamente rispondere. È possibile che, in caso di attacco nucleare, ci sia un obbligo automatico americano a “sbloccare” le bombe agganciate sotto i nostri aerei. L’accordo resta segreto, i dettagli non sono conosciuti]

LE SIGLE

 

Usaf: aviazione

Navy: marina

Army: esercito

Nsa: National security agency [Agenzia di sicurezza nazionale]

Setaf: Southern european task force [Task force sudeuropea]

ELENCO PER REGIONI:

 

Trentino Alto Adige

1. Cima Gallina [Bz]. Stazione telecomunicazioni e radar dell’Usaf.

2. Monte Paganella [Tn]. Stazione telecomunicazioni Usaf.

Friuli Venezia Giulia

3. Aviano [Pn]. La più grande base avanzata, deposito nucleare e centro di telecomunicazioni dell’Usaf in Italia [almeno tremila militari e civili americani]. Nella base sono dislocate le forze operative pronte al combattimento dell’Usaf [un gruppo di cacciabombardieri ] utilizzate in passato nei bombardamenti in Bosnia. Inoltre la Sedicesima Forza Aerea ed il Trentunesimo Gruppo da caccia dell’aviazione Usa, nonché uno squadrone di F-18 dei Marines. Si presume che la base ospiti, in bunker sotterranei la cui costruzione è stata autorizzata dal Congresso, bombe nucleari. Nella base aerea di Aviano (Pordenone) sono permanentemente schierate, dal 1994, la 31st Fighter Wing, dotata di due squadriglie di F-16 [nella guerra contro la Jugoslavia nel 1999, effettuo' in 78 giorni 9.000 missioni di combattimento: un vero e proprio record] e la 16th Air Force. Quest’ultima è dotata di caccia F-16 e F-15, e ha il compito, sotto lo U. S. European Command, di pianificare e condurre operazioni di combattimento aereo non solo nell’Europa meridionale, ma anche in Medio Oriente e Nordafrica. Essa opera, con un personale di 11.500 militari e civili, da due basi principali: Aviano, dove si trova il suo quartier generale, e la base turca di Incirlik. Sara’ appunto quest’ultima la principale base per l’offensiva aerea contro l’Iraq del nord, ma l’impiego degli aerei della 16th Air Force sara’ pianificato e diretto dal quartier generale di Aviano.

4. Roveredo [Pn]. Deposito armi Usa.

5. Rivolto [Ud]. Base USAF.

6. Maniago [Ud]. Poligono di tiro dell’Usaf.

7. San Bernardo [Ud]. Deposito munizioni dell’Us Army.

8. Trieste. Base navale Usa.

Veneto

9. Camp Ederle [Vi]. Quartier generale della Nato e comando della Setaf della Us Army, che controlla le forze americane in Italia, Turchia e Grecia. In questa base vi sono le forze da combattimento terrestri normalmente in Italia: un battaglione aviotrasportato, un battaglione di artiglieri con capacità nucleare, tre compagnie del genio. Importante stazione di telecomunicazioni. I militari e i civili americani che operano a Camp Ederle dovrebbero essere circa duemila.

10. Vicenza: Comando Setaf. Quinta Forza aerea tattica [Usaf]. Probabile deposito di testate nucleari.

11. Tormeno [San Giovanni a Monte, Vi]. Depositi di armi e munizioni.

12. Longare [Vi]. Importante deposito d’armamenti.

13. Oderzo [Tv]. Deposito di armi e munizioni

14. Codognè [Tv]. Deposito di armi e munizioni

15. Istrana [Tv]. Base Usaf.

16. Ciano [Tv]. Centro telecomunicazioni e radar Usa.

17. Verona. Air Operations Center [Usaf ]. e base Nato delle Forze di Terra del Sud Europa; Centro di telecomunicazioni [Usaf].

18. Affi [Vr]. Centro telecomunicazioni Usa.

19. Lunghezzano [Vr]. Centro radar Usa.

20. Erbezzo [Vr]. Antenna radar Nsa.

21. Conselve [Pd ]. Base radar Usa.

22. Monte Venda [Pd]. Antenna telecomunicazioni e radar Usa.

23. Venezia. Base navale Usa.

24. Sant’Anna di Alfaedo [Pd]. Base radar Usa.

25. Lame di Concordia [Ve]. Base di telecomunicazioni e radar Usa.

26. San Gottardo, Boscomantivo [Ve]. Centro telecomunicazioni Usa.

27. Ceggia [Ve]. Centro radar Usa.

Lombardia

28. Ghedi [Bs]. Base dell’Usaf, stazione di comunicazione e deposito di bombe nucleari.

29. Montichiari [Bs]. Base aerea [Usaf ].

30. Remondò [Pv]. Base Us Army.

108. Sorico [Co]. Antenna Nsa.

Piemonte

31. Cameri [No]. Base aerea Usa con copertura Nato.

32. Candelo-Masazza [Vc]. Addestramento Usaf e Us Army, copertura Nato.

Liguria

33. La Spezia. Centro antisommergibili di Saclant [vedi 35 ].

34. Finale Ligure [Sv]. Stazione di telecomunicazioni della Us Army.

35. San Bartolomeo [Sp]: Centro ricerche per la guerra sottomarina. Composta da tre strutture. Innanzitutto il Saclant, una filiale della Nato che non è indicata in nessuna mappa dell’Alleanza atlantica. Il Saclant svolgerebbe non meglio precisate ricerche marine: in un dossier preparato dalla federazione di Rifondazione Comunista si parla di “occupazione di aree dello specchio d’acqua per esigenze militari dello stato italiano e non [ricovero della VI flotta Usa]“. Poi c’è Maricocesco, un ente che fornisce pezzi di ricambio alle navi. E infine Mariperman, la Commissione permanente per gli esperimenti sui materiali da guerra, composta da cinquecento persone e undici istituti [dall'artiglieria, munizioni e missili, alle armi subacquee].

Emilia Romagna

36. Monte San Damiano [Pc]. Base dell’Usaf con copertura Nato.

37. Monte Cimone [Mo]. Stazione telecomunicazioni Usa con copertura Nato.

38. Parma. Deposito dell’Usaf con copertura Nato.

39. Bologna. Stazione di telecomunicazioni del Dipartimento di Stato.

40. Rimini. Gruppo logistico Usa per l’attivazione di bombe nucleari.

41. Rimini-Miramare. Centro telecomunicazioni Usa.

Marche

42. Potenza Picena [Mc]. Centro radar Usa con copertura Nato.

Toscana

43. Camp Darby [Pi]. Il Setaf ha il più grande deposito logistico del Mediterraneo [tra Pisa e Livorno], con circa 1.400 uomini, dove si trova il 31st Munitions Squadron. Qui, in 125 bunker sotterranei, e’ stoccata una riserva strategica per l’esercito e l’aeronautica statunitensi, stimata in oltre un milione e mezzo di munizioni. Strettamente collegato tramite una rete di canali al vicino porto di Livorno, attraverso il Canale dei Navicelli, è base di rifornimento delle unità navali di stanza nel Mediterraneo. Ottavo Gruppo di supporto Usa e Base dell’US Army per l’appoggio alle forze statunitensi al Sud del Po, nel Mediterraneo, nel Golfo, nell’Africa del Nord e la Turchia.

44. Coltano [Pi]. Importante base Usa-Nsa per le telecomunicazioni: da qui sono gestite tutte le informazioni raccolte dai centri di telecomunicazione siti nel Mediterraneo. Deposito munizioni Us Army; Base Nsa.

45. Pisa [aeroporto militare]. Base saltuaria dell’Usaf.

46. Talamone [Gr]. Base saltuaria dell’Us Navy.

47. Poggio Ballone [Gr]. Tra Follonica, Castiglione della Pescaia e Tirli: Centro radar Usa con copertura Nato.

48. Livorno. Base navale Usa.

49. Monte Giogo [Ms]. Centro di telecomunicazioni Usa con copertura Nato.

Sardegna

50. La Maddalena – Santo Stefano [Ss]. Base atomica Usa, base di sommergibili, squadra navale di supporto alla portaerei americana “Simon Lake”.

51. Monte Limbara [tra Oschiri e Tempio, Ss]. Base missilistica Usa.

52. Sinis di Cabras [Or]. Centro elaborazioni dati [Nsa].

53. Isola di Tavolara [Ss]. Stazione radiotelegrafica di supporto ai sommergibili della Us Navy.

54. Torre Grande di Oristano. Base radar Nsa.

55. Monte Arci [Or]. Stazione di telecomunicazioni Usa con copertura Nato.

56. Capo Frasca [Or]. Eliporto ed impianto radar Usa.

57. Santulussurgiu [Or]. Stazione telecomunicazioni Usaf con copertura Nato.

58. Perdasdefogu [Nu]. Base missilistica sperimentale.

59. Capo Teulada [Ca]. Da Capo Teulada a Capo Frasca [Or ], all’incirca 100 chilometri di costa, 7.200 ettari di terreno e più di 70 mila ettari di zone “off limits”: poligono di tiro per esercitazioni aeree ed aeronavali della Sesta flotta americana e della Nato.

60. Cagliari. Base navale Usa.

61. Decimomannu [Ca]. Aeroporto Usa con copertura Nato.

62. Aeroporto di Elmas [Ca]. Base aerea Usaf.

63. Salto di Quirra [Ca]. poligoni missilistici.

64. Capo San Lorenzo [Ca]. Zona di addestramento per la Sesta flotta Usa.

65. Monte Urpino [Ca]. Depositi munizioni Usa e Nato.

Lazio

66. Roma. Comando per il Mediterraneo centrale della Nato e il coordinamento logistico interforze Usa. Stazione Nato

67. Roma Ciampino [aeroporto militare]. Base saltuaria Usaf.

68. Rocca di Papa [Rm]. Stazione telecomunicazioni Usa con copertura Nato, in probabile collegamento con le installazioni sotterranee di Monte Cavo

69. Monte Romano [Vt]. Poligono saltuario di tiro dell’Us Army.

70. Gaeta [Lt]. Base permanente della Sesta flotta e della Squadra navale di scorta alla portaerei “La Salle”.

71. Casale delle Palme [Lt]. Scuola telecomunicazioni Nato sotto controllo Usa.

Campania

72. Napoli. Comando del Security Force dei Marines. Base di sommergibili Usa. Comando delle Forze Aeree Usa per il Mediterraneo. Porto normalmente impiegato dalle unità civili e militari Usa. Si calcola che da Napoli e Livorno transitino annualmente circa cinquemila contenitori di materiale militare.

73. Aeroporto Napoli Capodichino. Base aerea Usaf.

74. Monte Camaldoli [Na]. Stazione di telecomunicazioni Usa.

75. Ischia [Na]. Antenna di telecomunicazioni Usa con copertura Nato.

76. Nisida [Na]. Base Us Army.

77. Bagnoli [Na]. Sede del più grande centro di coordinamento dell’Us Navy di tutte le attività di telecomunicazioni, comando e controllo del Mediterraneo.

78. Agnano [nelle vicinanze del famoso ippodromo]. Base dell’Us Army.

80. Licola [Na]. Antenna di telecomunicazioni Usa.

81. Lago Patria [Ce]. Stazione telecomunicazioni Usa.

82. Giugliano [vicinanze del lago Patria, Na]. Comando Statcom.

83. Grazzanise [Ce]. Base saltuaria Usaf.

84. Mondragone [Ce]: Centro di Comando Usa e Nato sotterraneo antiatomico, dove verrebbero spostati i comandi Usa e Nato in caso di guerra

85. Montevergine [Av]: Stazione di comunicazioni Usa.

Basilicata

79. Cirigliano [Mt]. Comando delle Forze Navali Usa in Europa.

86. Pietraficcata [Mt]. Centro telecomunicazioni Usa e Nato.

Puglia

87. Gioia del Colle [Ba]. Base aerea Usa di supporto tecnico.

88. Brindisi. Base navale Usa.

89. Punta della Contessa [Br]. Poligono di tiro Usa e Nato.

90. San Vito dei Normanni [Br]. Vi sarebbero di stanza un migliaio di militari americani del 499° Expeditionary Squadron;.Base dei Servizi Segreti. Electronics Security Group [Nsa ].

91. Monte Iacotenente [Fg]. Base del complesso radar Nadge.

92. Otranto. Stazione radar Usa.

93. Taranto. Base navale Usa. Deposito Usa e Nato.

94. Martinafranca [Ta]. Base radar Usa.

Calabria

95. Crotone. Stazione di telecomunicazioni e radar Usa e Nato.

96. Monte Mancuso [Cz]. Stazione di telecomunicazioni Usa.

97. Sellia Marina [Cz]. Centro telecomunicazioni Usa con copertura Nato.

Sicilia

98. Sigonella [Ct]. Principale base terrestre dell’Us Navy nel Mediterraneo centrale, supporto logistico della Sesta flotta [circa 3.400 tra militari e civili americani ]. Oltre ad unità della Us Navy, ospita diversi squadroni tattici dell’Usaf: elicotteri del tipo HC-4, caccia Tomcat F14 e A6 Intruder, gruppi di F-16 e F-111 equipaggiati con bombe nucleari del tipo B-43, da più di 100 kilotoni l’una.

99. Motta S. Anastasia [Ct]. Stazione di telecomunicazioni Usa.

100. Caltagirone [Ct]. Stazione di telecomunicazioni Usa.

101. Vizzini [Ct]. Diversi depositi Usa. Nota: un sottufficiale dell’aereonautica militare ci ha scritto, precisando che non vi sono installazioni USA in questa base militare italiana.

102. Palermo Punta Raisi [aeroporto]. Base saltuaria dell’Usaf.

103. Isola delle Femmine [Pa]. Deposito munizioni Usa e Nato.

104. Comiso [Rg]. La base risulterebbe smantellata.

105. Marina di Marza [Rg]. Stazione di telecomunicazioni Usa.

106. Augusta [Sr]. Base della Sesta flotta e deposito munizioni.

107. Monte Lauro [Sr]. Stazione di telecomunicazioni Usa.

109. Centuripe [En]. Stazione di telecomunicazioni Usa.

110. Niscemi [Cl]. Base del NavComTelSta [comunicazione Us Navy ].

111. Trapani. Base Usaf con copertura Nato.

112. Isola di Pantelleria [Tp]: Centro telecomunicazioni Us Navy, base aerea e radar Nato.

113. Isola di Lampedusa [Ag]: Base della Guardia costiera Usa. Centro d’ascolto e di comunicazioni Nsa.

Ortofrutta, inaugurato il box numero due

In via Molfettesi d’Argentina avvistato lunedì anche il sindaco Azzollini. A fine agosto Rifondazione e Liberatorio hanno tuonato contro i costi dei tre gazebo in legno

http://livenetwork.blob.core.windows.net/news/molfetta/1(39).JPG

di Lorenzo Pisani (www.molfettalive.it)

Il "mercato diffuso" voluto dall’amministrazione comunale per disciplinare il fenomeno del commercio ambulante, più volte sanzionato dalla magistratura, da lunedì può contare anche su un secondo box, allestito sul modello del prototipo operativo da marzo in via Papa Montini.

La struttura in legno lamellare color bianco è stata inaugurata la sera del 12 settembre. Spumante, frutta e applausi e anche un vessillo della Madonna dei Martiri, protettrice di Molfetta.

Folto il capannello in via Molfettesi d’Argentina. Avvistato anche il sindaco, Antonio Azzollini.

Meno di due settimane fa sulla scelta dei gazebo erano piovute le polemiche della sinistra all’opposizione. In una nota, Rifondazione comunista faceva un po’ di conti del costo dei tre chioschi in legno lamellare (due già realizzati, compreso il box “numero zero” di via papa Montini): 210mila euro erano sembrati troppi agli occhi del partito di opposizione, che aveva posto alcuni interrogativi in un’interrogazione consigliare cui potrebbe seguire – se non dovesse essere discussa entro un mese – un esposto alla Corte dei Conti.

Era andato oltre il Liberatorio politico. A distanza di poche ore da Rifondazione il movimento civico aveva annunciato di aver presentato una denuncia alla procura di Trani. Tutto sarebbe incentrato sui tempi della costruzione del gazebo. Iniziata, aveva fatto notare Matteo d’Ingeo, «dopo la prima decade di maggio» e proseguita per tutta l’estate.

Ad agosto una delibera di giunta aveva stabilito di abbandonare la via della gara pubblica e di affidare la costruzione di due chioschi alla stessa azienda che aveva portato a termine il prototipo sperimentale.

Comitati Feste Patronali o "comitati d'affari"?

Ogni anno ci tocca archiviare la festa patronale con qualche notizia di cronaca nera, la festa 2010 la ricorderemo per l'incendio di 4 auto sotto le luminarie e il sequestro di oltre 1300 articoli tra borse, cinture, portafogli, scarpe, pantaloni, occhiali e prodotti per la telefonia. Quest'anno invece la ricorderemo per il giallo della gestione dei  posteggi abusivi su cui si spera che qualcuno indaghi e lo scontro armato tra bande rivali, con ferito al seguito, nel Luna Park della festa.
Naturalmente le notizie ANSA rassicuravano tutti, si è trattato solo di un ferimento non preoccupante perchè maturato dopo una lite tra contendenti per “futili motivi”. E già!! Dimenticavamo che a  Molfetta, per qualcuno è normale che due gruppi o bande di giovinastri vadano in giro in una festa patronale, armati, e per futili motivi si affrontano a pistolettate rischiando di ammazzare cittadini innocenti; come è normale che da tre anni auto ed esercizi commerciali brucino per "corto circuiti". Questa è diventata la città che per futili motivi e per casualità accidentale si giustifica tutto, dall'illegalità diffusa quotidiana alla microcriminalità, dalle malefatte del Palazzo agli atti criminali. 

Anche il Sindaco Gianni Carnicella fu ammazzato per "futili motivi", cosa volete che sia essere ammazzati per un concerto musicale negato. Ma la Festa Patronale non si tocca, più giorni dura e più è intoccabile, può accadere di tutto al suo interno ma guai a metterci il naso dentro. L'anno scorso avevamo suggerito agli inquirenti di non escludere a priori l’ipotesi che il bersaglio del fatto doloso fossero le luminarie e non le automobile che servivano solo a depistare le indagini.
Avevamo suggerito di interrogare ogni singolo componente del Comitato Feste Patronali per chiedere loro se fossero a conoscenza di richieste estorsive giunte direttamente o in direttamente al Comitato, ma non sappiamo se è stato fatto.
E quest'anno come se non bastasse c'è stato l'intervento di un organismo sindacale esterno alla città per denunciare anomalie e irregolarità nell'assegnazione e nella gestione dei posteggi nella Festa Patronale di Molfetta, ipotizzando “assegnazioni arbitrarie dei posteggi con versamenti di oboli o comunque passaggi di denaro a favore di Associazioni di qualsivoglia natura che, nella fattispecie sarebbero espressamente vietati per legge”.

Ma in una nota ufficiale inviata alla stessa associazione sindacale che aveva denunciato le presunte irregolarità , riportata sulla gazzetta del mezzogiorno del 10 settembre 2010, il Dirigente Comunale agli Affari Generali  Domenico Corrieri dichiarava che per quanto riguardava le 161 assegnazioni di competenza comunale era tutto regolare. Nella nota si parlava anche, quasi a prenderne le distanze, di una “sub-concessione” rilasciata dal settore territorio con nota del 9 agosto 2011 n. 46009 al Comitato Feste Patronali per gestire in proprio le eventuali altre richieste di occupazione di suolo pubblico. 

Crediamo che questa sia più di un’ammissione di colpa. Mentre il sindaco senatore Azzollini sta a Roma a preparare la manovra finanziaria contro gli evasori fiscali, gli sprechi della pubblica amministrazione e della politica, i suoi assessori e dirigenti comunali permettono ad un fantomatico Comitato di gestire le entrate e gli “oboli” per occupare suolo pubblico e per di più lo ha fatto in maniera illegittima assegnando spazi che non erano previsti nel piano del commercio. La misura è colma, e se non interviene la Magistratura o il Prefetto si auspica una mobilitazione straordinaria per mandare a casa questa gente che non merita alcun rispetto civico.

Ma la storia dei posteggi da parte dei Comitati Feste Patronali viene da molto lontano. Pensate che nel 1995 il Commissario Prefettizio del Comune di Adelfia, dove ci celebra una delle feste più conosciute della Provincia di Bari, San Trifone, diffidò il locale Comitato che stava gestendo i posteggi e incassava la relativa “tassa”. Spesso però sono stati gli stessi amministratori a chiudere un occhio su questo tipo di gestione, arrivando al punto di assegnare un vigile urbano al Comitato per dare un mano nella raccolta di “oblazioni volontarie”.

Ma queste oblazioni volontarie non sono mai state quantificate, e l’unica traccia della loro quantificazione rimaneva nelle dichiarazioni a consuntivo dei presidenti dei Comitati per ottenere i contributi dalle amministrazini comunali.

Un esempio, 20 anni fa il bilancio consuntivo del Comitato molfettese era di £.130.000.000 di entrate, naturalmente in pareggio con le uscite. Tra le entrate c’era un contributo comunale di 28 milioni, il contributo del Mercato ittico e ortofrutticolo di 11 milioni; Banca Cattolica con 4 milioni; Associazioni Armatori 20 milioni e le famose Oblazioni di 67 milioni di lire. Le uscite di 130 milioni comprendevano 30milioni per le luminarie; 30milioni per I concerti Bandistici; 60milioni per i fuochi pirotecnici e 10 milioni per la voce “varie”.

Non osiamo immaginare i bilanci del 2011 di cui conosciamo solo il contributo che la Giunta Comunale ha stanziato per quest’anno pari a €.30.600,00 con delibera n. 152 del 2.9.2011

La Giunta Comunale nella seduta del 2 agosto 2011 con la delibera n.153 in beffa al Senatore Azzollini, assente perchè impegnato a Roma per la manovra antisprechi, assegna all’Associazioni Armatori da pesca una contribuzione finanziaria di € 3.000,00 a parziale ristoro dell’impegno economico della marineria molfettese in occasione della sagra a mare in onore di Maria SS. dei Martiri. Questo contributo però è in contrasto con quanto si è sentito e visto in giro a proposito della partecipazione dei pescherecci alla festa.
Ma lo spreco, in tempi di crisi, è quello rappresentato da un contributo elargito dal Dirigente del Settore Economico Finanziario, Dott. De Bari, ad un fantomatico comitato di  “bagnanti e devoti della Madonna dei Martiri”. La Determina n. 76 del 26.08.2011 recita testualmente : 

Vista la nota del 23 agosto 2011 registrata al protocollo generale al n. 47638 con la quale i bagnanti e devoti della Madonna dei Martiri, rappresentata dal Sig. Buggi Antonio chiedono che per questa antica tradizione si realizzino n. 250 magliette con il volto della Vergine e con il logo della Città di Molfetta e siano consegnate ai devoti in occasione delle celebrazioniDETERMINA di accogliere l’istanza del Sig. Buggi Antonio e fornire per questa antica tradizione n. 250 magliette con il volto della Vergine e con il logo della Città di Molfetta, affidando la fornitura di che trattasi alla Ditta Disegni di Luce di Grillo Giovanni, Via Tenente Fiorino n. 11/13 – Molfetta -, per l’importo complessivo di € 2.550,00= IVA inclusa”.

E’ inutile sottolineare, come abbiamo fatto in altre simili circostanze, che il sig. Buggi deve essere stato molto “fortunato” per aver visto accogliere la sua istanza in soli tre giorni, cosa che ai comuni mortali cittadini molfettesi non accade spesso, specialmente se chiedono dei contributi per manifestazioni culturali. Tralasciamo anche una circostanza non di poco conto che avrebbe dovuto far vigilare le autorità competenti a proposito della balneabilità delle acque portuali. Qualcuno dimentica ogni anno che è vietato fare il bagno nel porto e quest’anno lo sarebbe stato ancora di più con il pericolo di avere contatti con sostanze chimiche tossiche. Speriamo solo che i “bagnanti devoti” siano stati assistiti almeno dalla loro Madonna.

Ci sarebbe tanto per indignarsi in questa antica storia di devozione, tradizioni religiose e culturali, ma la Diocesi si indigna per la “Madonna con bambino e con trolley” perchè strumentalizza e desacralizza il simulacro della Madonna, la fede e la devozione mariana.

Allora signori benpensanti e devoti ci piacerebbe leggere una vostra nota in cui mostrate indignazione per l’uso e consumo commerciale che si fa della festa della Madonna dei Martiri, luogo in cui cresce ogni anno, l’illegalità diffusa, lo spreco, il mercimonio di ogni tipo, il mancato rispetto di ogni regola d’igiene pubblica e quest’anno anche la criminalità. A loro chiediamo d’indignarsi per tutto questo e al Sindaco e all’amministrazione comunale di vergognarsi per lo spreco di risorse economiche pubbliche e inoltre chiediamo la rendicontazione dettagliata, come i regolamenti comunali prevedono, con le pezze d’appoggio per ogni spesa in entrata ed in uscita che il Comitato Feste Patronali  speriamo renda pubblico.

Pericolo in via M. D'Azeglio n. 12

ex incendio Googol map                  Com'era prima del 15 gennaio 2011

Gli incendi notturni arrecano sicuramente danni alle automobili private e al patrimonio pubblico, ma creano anche danni indiretti che sfuggono all’attenzione delle Forze dell’Ordine e dell’Ufficio Territorio del Comune di Molfetta.
Il 15 gennaio scorso, nella notte, i soliti ignoti hanno incendiato un cassonetto dei rifiuti e tre contenitori della raccolta differenziata in via Massimo D’Azeglio 12.
Se fosse solo questo il danno, rientrerebbe nella conta che da oltre due anni stiamo registrando in città, ma questo incendio ha coinvolto anche due puntelli in legno di un immobile che da decenni è sotto controllo preventivo per la presenza di profonde e visibili crepe nella sua struttura muraria.
Oggi denunciamo e documentiamo il fatto per la segnalazione pervenutaci perché le due travi in legno, carbonizzate per metà, non hanno più la loro funzione di sostegno, si sono indebolite, risultano schiodate e fuori dal loro asse originario.
Nello stesso tempo rappresentano un serio pericolo quotidiano per la pubblica incolumità.
Si chiede quindi ai proprietari dell’immobile, all’Ufficio Tecnico Comunale e alla Polizia Municipale di eliminare con urgenza il pericolo prima che ci scappi… l’incidente.

h.10.11-15012011

I cassonetti rimossi già dalla notte

15012011Le travi risultano danneggiati quasi al 50%
Le travi sono presenti anche in via Ricasoli
A distanza di mesi i puntelli sono già fuori asse

Immagine 2 Ieri erano ormai schiodati, ancora più fuori asse e non più aderenti alla base del balcone 

 

Torrino con vista duomo, il Consiglio di Stato respinge l’appello del Comune


Foto: © MolfettaLive.it

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Nessuna demolizione di opere edili in attesa del giudizio del 6 ottobre. Questo il parere delConsiglio di Stato sui lavori allo stabile di Banchina Seminario di proprietà dell’avvocato Annalisa Nanna. 

Lavori contestati dal Comune di Molfetta, che ne aveva disposto il blocco, oltre all’abbattimento di alcune opere già realizzate. 

La battaglia legale va avanti dal novembre 2009 e lo scorso venerdì ha visto il pronunciamento della quarta sezione di Palazzo Spada. Ai giudici romani il 21 marzo si era rivolta la giunta Azzollini, contestando l’ordinanza del Tar che il 27 gennaio aveva accolto il ricorso dei proprietari contro il provvedimento comunale. 

«In relazione – si legge nel documento del Consiglio di stato – all’avvenuta fissazione dell’udienza di trattazione del merito del ricorso di primo grado appare opportuno, nelle more, mantenere invariata la situazione dello stato dei luoghi, sì che ogni pronuncia che definisca le questioni riguardanti la legittimità o meno del provvedimento ripristinatorio per cui è causa avvenga “res adhuc integra”». 

La parola tornerà, dunque, il prossimo ottobre al Tribunale amministrativo regionale.

Torrino con vista duomo, ultima parola al Consiglio di Stato

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La battaglia legale sui lavori al torrino che si affaccia sulla banchina Seminario si sposta a Roma. 

Sarà il Consiglio di Stato a mettere la parola fine alla vicenda che si trascina dal novembre 2009, e che vede fronteggiarsi la proprietaria dell’immobile, l’avv. Annalisa Nanna e il Comune di Molfetta, che aveva bloccato i lavori e ordinato la demolizione di alcune opere edili. 

Un’ordinanza impugnata dall’avv. Nanna dinanzi al Tar, che lo scorso 27 gennaio ne ha ordinata la sospensiva e condannato il Comune al pagamento delle spese legali, quantificate in circa 2mila euro. 

«La tenue entità dell’asserito incremento di altezza (cm. 35), incremento che peraltro – alla stregua della documentazione in atti – sembra non sussistere», aveva dichiarato il Tribunale amministrativo regionale, che nell’ordinanza aveva tenuto conto del «favorevole parere espresso dalla Sovrintendenza».

La vicenda, però, non si esaurisce qui. La giunta comunale, nella seduta del 21 marzo, ha deciso di ricorrere al Consiglio di Stato e dato mandato all’avvocato Luigi Manzi di rappresentare l’ente contro la proprietaria. 

Da Molfetta a Bari e infine nella Capitale. Del torrino con vista duomo sentiremo ancora parlare.

I padroni della città. Storie di ordinaria normalità

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A Molfetta abbiamo una variegata tipologia di occupazioni abusive di suolo pubblico e nel primo pomeriggio dell'11 marzo 2011 è stata messa in atto una delle tante. Dalle 14.00 alle 16.00, quando non c'è servizio di vigilanza della Polizia Municipale, può accadere che un'impresa edile, con un vero e proprio blitz, alle 15.30 circa blocchi via Rattazzi con due fusti di metallo, scarichi sull'asfalto il primo camion di polvere di tufo e  numerosi sacchi di cemento e poi con un montacarichi può trasportare sul tetto il materiale edilizio senza uno straccio di autorizzazione.

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Alle 15.55  qualcuno chiama la Polizia Municipale che giunge sul posto prendendo atto di una occupazione di suolo pubblico con conseguente imbrattamento dello stesso, del blocco stradale con interruzione di pubblica viabilità, della mancanza assoluta di strumenti preventivi per la pubblica incolumità e degli stessi operatori.

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Dopo una lunga trattativa gli agenti della Polizia Municipale vanno via dopo aver preso gli estremi degli attori della "performance alla molfettese" e il responsabile del ditta sale sul tetto non per accertarsi che l'operaio avesse tutti gli strumenti di protezione che la legge prevede, ma per chiedere di accelerare il carico del materiale e lo smontaggio del montacarichi.

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Ora ci chiediamo se la Polizia Municipale farà i verbali sanzionatori sull'accaduto e verificherà se quegli operai erano in regola per quel tipo di lavoro. Inoltre ci piacerebbe sapere a cosa serviva quel materiale trasportato sul tetto, dal momento che un inquilino dello stesso stabile chiedeva agli operai la stessa cosa e come parte interessata non era a conoscenza di alcun tipo di lavoro passato forse da una assemblea condominiale. Tra qualche giorno lo chiederemo ufficialmente all'Ufficio Tecnico.

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