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Marijuana, due arresti


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Carabinieri dell’aliquota operativa della compagnia di Molfetta hanno tratto in arresto il 51enne Luigi Bisceglia e il 23enne Michelangelo De Bari, entrambi molfettesi.

Nel corso di un servizio perlustrativo con un’auto civetta, finalizzato alla prevenzione e repressione dei reati in materia di stupefacenti, i militari hanno notato, in una strada delcentro cittadino, il Bisceglia “armeggiare” nel bagagliaio della sua auto. 

Insospettitisi, si sono soffermati ad osservare i suoi movimenti. Dopo alcuni istanti è sopraggiunta un’auto con a bordo due persone, il conducente Michelangelo De Bari e una donna seduta sul lato passeggero. 

Il ragazzo ha parcheggiato l’auto e ha raggiunto a piedi e da solo Bisceglia che, dopo una breve conversazione, ha consegnato nelle mani del suo interlocutore una busta in cellophane di colore bianco. A quel punto i militari hanno seguito l’auto del 23enne e, senza perderla mai di vista, l’hanno fermata. 

All’interno dell’auto i militari hanno recuperato l’involucro in cellophane e, al suo interno hanno rinvenuto 1 chilo di marijuana, suddivisa in tre confezioni. Subito dopo i militari hanno fermato anche Bisceglia e hanno perquisito la sua macchina. 

Nel vano bagagliaio, occultati tra alcuni attrezzi agricoli, i carabinieri hanno recuperato un nastro da imballaggio e varie buste in cellophane. Successivamente, in compagnia dell’interessato, hanno perquisito un piccolo sottano, in uso esclusivo allo stesso De Bari. 

Qui sono stati trovati ulteriori 700 grammi di marijuana, due bilancini di precisione, rotoli di nastro isolante, forbici, intere confezioni di sacchetti per alimenti e buste in cellophane intrise di “sostanza” . 

Il materiale è stato sottoposto a sequestro penale, mentre i due sono stati arrestati su disposizione della Procura della Repubblica di Trani e attualmente si trovano in carcere. La donna che accompagnava De Bari è stata denunciata a piede libero.

Scacco alla banda dei Rolex

Cellulari, soldi e pistola dei rapinatori

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MOLFETTA – La notte del 20 settembre, sono tra i quattro protagonisti che, malmenando brutalmente una coppia, sono riusciti a portar via due Rolex, del valore di 8mila euro, tre telefoni cellulari, carte di credito e contanti per circa 500 euro.

Dopo aver arrestato uno del gruppo in flagranza di reato, sono arrivate nella notte altre due ordinanze di custodia cautelare (una eseguita, l’altra no) con le quali, la procura di Trani, ha smantellato la cosiddetta ‘Banda dei Rolex’. Manca, però all’appello il quarto uomo, probabilmente l’autista della vettura con la quale il gruppo ha messo a segno la rapina.
Ma raccontiamo i dettagli della storia.
La notte del 20 settembre, la coppia, lui di Bari, lei di Molfetta, è stata intercettata dai 4 ragazzi nel capoluogo pugliese. Quest’ultimi hanno seguito l’auto proprio fino alla cittadina d’origine della donna.
Qui l’aggressione. I 4 hanno bloccato l’auto e bandendo una pistola giocattolo priva di tappo rosso, e picchiando selvaggiamente, anche con un bastone, i due, sono riusciti a portar via gli orologi, i contanti, i cellulari e monili vari. L’immediata fuga del sodalizio criminale, però, è stata stoppata da una vettura della guardia di finanza che s’è messa alle calcagna della Renault Clio usata dai rapinatori.
La vettura dei militari, dopo un piccolo inseguimento, è riuscita a fermare l’auto e ad acchiappare uno dei 4 malviventi. M.V, barese di 20 anni, è finito subito in carcere. Nella Clio, i finanzieri hanno trovato tre telefoni cellulari appartenenti alla banda.
Con questo e con le testimonianze delle vittime, i finanzieri sono riusciti a individuare altri due esponenti del gruppo criminale, proprio quelli raggiunti oggi dall’ordinanza di custodia cautelare. Una sola è stata eseguita, quella ai danni di P.G., 23enne barese con precedenti, come tutti gli altri suoi compari, per reati contro il patrimonio e spaccio di droga.
Mancano all’appello, quindi, altre due persone: uno ancora sconosciuto dagli inquirenti; l’altro, invece, ora latitante. Ma la ‘banda dei Rolex’, per ora, sta perdendo i pezzi.
Antonella Fazio

Escort, gli atti in procura a Bari l'inchiesta al vice di Laudati

Sarà Pasquale Drago a occuparsi del caso. I pm baresi dovranno formalizzare le accuse al premier, che sarà iscritto nel registro degli indagati. Tensione in procura, giornalisti allontanati dai carabinieri

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Il procuratore generale presso la Corte d'appello di Bari, Antonio Pizzi, ha assegnato al procuratore vicario del tribunale del capoluogo pugliese, Pasquale Drago, gli atti dell'indagine sui soldi che Gianpaolo Tarantini ha ricevuto dal premier Silvio Berlusconi tramite il faccendiere Valter Lavitola. Le carte dell'indagine sono arrivate in mattinata a Bari, dalla procura di Roma. La decisione sull'assegnazione del fascicolo è arrivata dopo la lettera con cui il procuratore capo Laudati, indagato a Lecce, si è fatto da parte. Drago ha deciso che coordinerà personalmente l'indagine senza delegarla a un sostituto del suo ufficio. Il magistrato ha ribadito che non intende fornire alcun'altra indicazione sul contenuto del fascicolo sul caso Berlusconi-Lavitola.

Berlusconi sarà indagato – I pm baresi devono formalizzare nei confronti del Presidente del Consigliol'accusa di induzione al silenzio e alla falsa testimonianzadi Gianpaolo Tarantini (reato comune, punito con la reclusione da due a sei anni). E, contestualmente, e per lo stesso reato, a rinnovare al gip la richiesta di custodia cautelare disposta dal tribunale del Riesame di Napoli il 26 settembre nei confronti del latitante Valter Lavitola. 

I giornalisti 
allontanati – Tensione nel palazzo di giustizia in mattinata, dove il terzo e quarto piano – gli uffici dei pm – sono stati vietati ai giornalisti, allontanati dai carabinieri. Dura la protesta dell'Ordine dei giornalisti che in una nota esprime "preoccupazione e disappunto", auspicando che la procura "riveda questa decisione consentendo ai giornalisti, nel rispetto reciproco dei ruoli, di svolgere il loro lavoro garantendo ai cittadini una informazione corretta e completa su una vicenda che, per la rilevanza delle persone coinvolte, è certamente di grande interesse pubblico".

La precisazione di Drago – "Il terzo e quarto piano della Procura di Bari – dove si trovano gli uffici dei sostituti, degli aggiunti e del procuratore – sono rimasti solo per qualche ora interdetti ai giornalisti per garantire il normale svolgimento dell'attività giudiziaria che non riguarda solo le inchieste Tarantini", scrive lo stesso Drago in una nota. "Non vi è stata quindi nessuna intenzione da parte di quest'ufficio (né vi sarà in seguito) di non garantire il sacrosanto diritto di cronaca allontanando i giornalisti, i quali non fanno altro che il proprio lavoro in condizioni logistiche che penalizzano tutti gli operatori della Giustizia". "La decisione di interdire l'accesso – aggiunge Drago – dopo aver constatato l'impossibilità di gestire il flusso di decine e decine di giornalisti, è stata, di conseguenza resa necessaria dall'esigenza di assicurare l'ordinato lavoro di tutti i magistrati inquirenti a fronte di una situazione eccezionale e, si spera, irripetibile". 

Sgominato clan Scarci, 12 arresti puntava anche al Taranto calcio

Dodici arresti. Indagata anche la ballerina di Amici Marianna, nipote del boss Franco Scarci, che dopo il carcere aveva riorganizzato il sodalizio criminale. Oltre nel mercato ittico, il sodalizio voleva infiltrarsi anche nel calcio prendendo di mira i patron D'Addario

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Ritorno sulla scena di un dei clan più pericolosi di Taranto, con una escalation criminale guidata da Franco Scarci, boss condannato in due maxiprocessi e tornato in in libertà nel febbraio del 2009. Da lì, i movimenti per infiltrarsi nel tessuto della città, e i tentativi di arrivare anche alla gestione della squadra locale, bloccati dal blitz della polizia che ha eseguito 11 delle 12 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip di Lecce, Antonia Martalò, su richiesta del pm della Direzione investigativa antimafia, Giorgio Lino Bruno. Indagata anche la ballerina Marianna Scarci, nipote del boss, protagonista di "Amici" di Maria de Filippi, che figura come amministratrice di un lido balneare di Scanzano Jonico, la cui proprietà è in odore di mafia.

IL VIDEO DELL'OPERAZIONE

Il blitz – In manette sono finiti gli affiliati del clan Scarci della Salinella per i reati di associazione mafiosa, porto e detenzione illegale di armi ed esplosivi, estorsione, usura, intestazione fittizia di beni, atti di concorrenza con violenza e minaccia, pesca di frodo con esplosivi, tutti reati commessi avvalendosi del potere di intimidazione dell'associazione mafiosa. Una persona è ancora ricercata e altre sette sono state denunciate. Sotto sequestro preventivo sono finiti i beni dei componenti del clan Scarci, 
tra cui lo stabilimento balneare di Scanzano Jonico, due chioschi bar situati nello stadio di Taranto e un magazzino situato a ridosso del molo della Città Vecchia, utilizzato come base per la commercializzazione di prodotti ittici. Il clan tarantino – secondo gli investigatori – era collegato ad altre organizzazioni criminali del Materano.

Gli arresti – In carcere, nell'ambito dell'operazione "Octopus", il boss Franco Scarci, Giuseppe Scarci, Andrea Scarci, Michele Attollino, Maurizio Petracca, Salvatore Viviano, Piero Motolese, Giuseppe Caligine, Nicola Sibilla, Salvatore Scarci, Giovanni Perniscono e Luciano Scarci. Altre sette persone sono indagate in stato di libertà.

Il tentativo di infiltrarsi nel calcio –  Il capoclan tarantino Franco Scarci avrebbe cercato – senza riuscirci – di entrare a far parte, come finanziatore, della società del Taranto Calcio, che disputa il campionato di Prima Divisione. Il tentativo di Scarcia non riuscì perché gli imprenditori D'Addario, dirigenti della società calcistica, pur avendo subito un tentativo di estorsione, rifiutarono la richiesta. Il boss si appropriò di una Range Rover da 50mila euro dell'autosalone di D'Addario, che denunciarono l'episodio. E sempre i patron della squadra più volte avevano sollevato delle perplessità sulla gestione dei chioschi interni allo stadio comunale. 

Le indagini – I provvedimenti concludono una complessa indagine, avviata dalla Squadra Mobile di Taranto nel febbraio del 2009, a carico dell'organizzazione criminale guidata da Francesco Scarci, già condannato nei maxiprocessi Ellesponto per associazione mafiosa e detenzione illegale ed importazione di cocaina, e Cahors, ancora per associazione mafiosa, quale capo dell'omonimo clan. L'attività investigativa ha rivelato come, negli ultimi due anni, la scena criminale tarantina sia stata caratterizzato dall'escalation del ricostituito clan Scarci, arrivata a una posizione di assoluta egemonia. L'indagine, svolta dalla Sezione criminalità organizzata, sotto la direzione della DDA di Lecce, ha consentito di provare che, immediatamente dopo la sua scarcerazione, Francesco Scarci ha riorganizzato, con l'attiva collaborazione del fratello Giuseppe, l'originario sodalizio, estendendo il suo ambito di influenza non solo al rione "Salinella" – tradizionale "roccaforte" del clan – ma anche alla "Città Vecchia" nella zona locale porto peschereccio, con un intervento diretto nelle attività economiche connesse al mercato ittico.

Le telefonate tra il premier e Tarantini. "Tutte le ragazze sull'aereo presidenziale"

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BARI – Oltre 3500 fogli. Informative del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza, trascrizioni integrali di una parte (quella ritenuta penalmente rilevante dal procuratore di Bari, Antonio Laudati e dai sostituti Eugenia Pontassuglia e Ciro Angelillis) delle centomila telefonate e conversazioni di Gianpaolo Tarantini intercettate in due anni di indagine. Gli atti istruttori dell’inchiesta cosiddetta delle escort – pubblicati suRepubblica  – conclusa con l’avviso agli otto indagati di questa vicenda, sono uno tsunami che travolge il presidente del consiglio. Ne demolisce la credibilità di uomo di Stato, documenta l’ossessione compulsiva per le decine di giovani donne che ordina al suo amico Gianpi a ogni ora del giorno e della notte. 

A ogni pausa dei suoi impegni di premier: mentre è in corso la vertenza Alitalia, durante una visita di Stato dell’allora presidente egiziano Mubarak, alla vigilia di un importante riunione con Angela Merkel e Gordon Brown. "A tempo perso faccio il primo ministro e me ne succedono di tutti i colori", confidava ridendo alla modella dominicana Marysthell Garcia Polanco (finita anche nella vicenda Ruby) in una telefonata del novembre del 2008. La ragazza si era lamentata perché era andata due volte a trovarlo e non lo aveva trovato. 

LE INTERCETTAZIONI
"Ieri sera avevo la fila, qui ce ne sono quaranta"
"Le ragazze sono foraggiatissime, non prendiamole alte"
"Cancelliamo la Arcuri, è volgare"IL VIDEO: L'intervista alle Iene che non piace al premier
La selezione delle ragazze, "facili" o "d'immagine"

GLI ATTI
Escort prigioniere a Palazzo Grazioli: "Berlusconi ti darà i soldi"
La pm e gli omissis per salvare la dignità delle donne
Escort anche per un magistrato, a cena con il manager Finmeccanica
Ricche e annoiate, le amiche di Nicla dal premier

Il presidente del consiglio da due anni ripete di aver semplicemente organizzato cene eleganti con amiche che non ha mai immaginato essere delle prostitute. Nelle carte dell’indagine è documentato che il presidente del consiglio in più di un’occasione paga le sue ospiti dopo aver goduto dei loro favori sessuali. Il premier ha sempre negato che ci fosse qualsiasi baratto tra lui e Gianpaolo Tarantini. Che la loro solo una bella amicizia. Nell’inchiesta è provato invece che in più occasioni Gianpi chiede e ottiene al Cavaliere contatti, favori, entrature negli appalti gestiti da Protezione civile e Finmeccanica.

FOTO: TUTTE LE "FIDANZATE" PER IL PRESIDENTE

Non ultimo quello per l’organizzazione del G8 a L’Aquila. Il 23 settembre del 2008 per esempio Berlusconi dice a Tarantini: “Magari invitiamo anche Fabrizio Del Noce il direttore della fiction della rete uno della Rai?”, “Così le ragazze sentono che c’è lì qualcuno che ha il potere di farle lavorare”». Dopo due mesi, è il 26 novembre, Berlusconi e Tarantini sono diventi buoni amici. Hanno organizzato una festa ma Berlusconi ha un impegno: «Devo purtroppo partire per Milano perché mi è successo un guaio su là devo essere domani mattina prestissimo e poi l’aereo c’è solo stasera, quindi purtroppo ho cambiato tutti i programmi e parto per Milano. Se tu credi di poter arrivare qui adesso e che vi offro che so un gelato».

Tarantini non si perde d’animo: «Ma no, sennò venivamo insieme a lei a Milano (ride)”, “(rivolgendosi a Marysthel e a qualcun’altra "andiamo a Milano ora, vi va? Con l’aereo con lui. Le sue interlocutrici rispondono di sì) (Gianpaolo comunica al Presidente), va bene, se ci dà mezz’ora, il tempo di fare la valigia, veniamo”. E tutto il gruppo, annota la Guardia di Finanza, «partono insieme a bordo dell’aereo presidenziale». 

Tarantini e Berlusconi parlano spesso anche di affari. Agli atti c’è per esempio una telefonata nella quale Tarantini «chiaramente interessato, chiedeva a Silvio Berlusconi di invitare anche il Responsabile della Protezione civile: «……vabbè Presidente se riesce, anche a chiamare Bertolaso, così lo coinvolgeremmo». «Ecco…mi sembrava che ci fosse qualcuno da chiamare! si si appunto, ecco vedi… Bertolaso! Bertolaso, ecco. Va bene chiamo Bertolaso…». L’incontro ci sarà e «si rivelerà proficuo per la prosecuzione dei progetti con il gruppo Intini di Noci».

Le carte dell'inchiesta escort
 

Le telefonate tra il premier e Tarantini – 
Foto 
Ricche e annoiate, ecco le mogli della Bari bene
 

Intercettazioni: "Ieri c'era la fila" – 
"Sono foraggiatissime" .
La pm salva la dignità delle donne – 
Video : "La Arcuri no"

  Le carte dell'inchiesta escort      Le telefonate  tra il premier e Tarantini  -    Foto     Ricche e annoiate, ecco le mogli della  Bari bene

Donne e affari in un perverso intreccio che documenta l'ossessione di Silvio Berlusconi. "A tempo perso faccio il premier". Gli ordini al suo amico. "Non ti preoccupare, chiamo anche Bertolaso". E Del Noce: "Così sentono che c’è qualcuno che ha il potere di farle lavorare". La vicenda dell'attrice e il caso del magistrato Cosimo Bottazzi, l'allora procuratore facente funzioni del tribunale di Brindisi, ora sostituto procuratore generale presso la Corte d'appello di Bari. Era con Metrangolo e l'imprenditore salentino Macchitella. Le amiche di Nicla ai party. Cancellati gli apprezzamenti troppo pesanti  di C. BONINI, G.FOSCHINI E F. VIVIANO

Bancomat clonati, 60 arresti e altri 13 ricercati dalla procura di Trani in 5 nazioni


Foto: © Luciano Zitoli

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Un'imponente operazione di polizia coordinata dalla procura di Trani ha smascherato un'organizzazione internazionale che clonava bancomat

Emessi 73 ordini di cattura internazionali, di cui 62 già eseguiti, in 6 Stati: Italia, Bulgaria, Spagna, Stati Uniti, Germania e Polonia. Sequestrati beni per un valore di circa 15 milioni di euro. 

I dettagli dell'perazione "Night Clone Card" sono stati illustrati questa mattina dal capo della procura, Carlo Maria Capristo: «Le attività di polizia giudiziaria hanno tratto origine nel 2008 dalla rilevazione di diverse manomissioni di sportelli Atm di molti istituti di credito bancari italiani nelle città di Trani e Molfetta». 

Una operazione coordinata dalla procura di Trani e che ha impegnato oltre 5mila poliziotti nei diversi paesi interessati dalla presenza delle due organizzazioni criminali che avevano una comune matrice in Bulgaria. 

«Una organizzazione – ha spiegato Capristo – che operava da almeno 9 anni conseguendo proventi illeciti per circa 150mila euro a settimana che poi venivano impiegati in attività lecite per ripulirli. Di qui il filone d'inchiesta sul riciclaggio di questa imponente marea di danaro sporco che è stata condotta dalla Procura di Sòfia». 

«In Bulgaria – ha aggiunto Capristo – vi era una sorta di scuola di formazione professionale per questi malviventi che quando erano pronti ad utilizzare i sofisticati apparati elettronici di cui erano dotati, venivano poi inviati nelle varie nazioni per mettere a segno i loro colpi. Le indagini svolte a livello locale dalla Polizia delle Comunicazioni di Bari, sono andate ad incrociarsi con altre attività investigative e le analisi svolte a livello centrale dal Servizio di Polizia delle Comunicazioni di Roma, dalle quali sono emerse notevoli convergenze tra il modus operandi adottato dai criminali a Trani e Molfetta e quello di una più cospicua serie di analoghi illeciti consumati in diverselocalità delle regioni Lazio, Campania, Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Liguria e Veneto». 

A questo punto l'inchiesta ha fatto un ulteriore salto di qualità estendendosi a diversi altri Paesi europei ed extraeuropei. «I vertici dello organizzazioni – ha sottolineato Capristo – sono stati localizzati in Bulgaria, nella città di Sòfia, da dove venivano impartite le direttive a tutti gli affiliati sfruttanodo caselle di posta elettronica condivise, sistemi di comunicazione cifrati e cabine telefoniche pubbliche sia italiane che straniere».

Fuga nei campi a Barletta termina con un arresto. Rinvenuta auto rubata a Molfetta


Foto: © Carabinieri

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Sorpreso ad armeggiare su di un’auto rubata riesce a fuggire, ma rintracciato finisce in carcere. 

È accaduto nella serata di ieri a Barletta dove i Carabinieri hanno sottoposto a fermo di polizia giudiziaria Vincenzo Fucci, 33enne di Andria noto alle forze dell’ordine, con le accuse di ricettazione e resistenza a pubblico ufficiale. 

I carabinieri, durante un servizio di perlustrazione, di passaggio in località Perazzo hanno notato due autovetture, una Fiat Bravo e una Opel Astra nascoste tra la vegetazione di un campo ed un individuo seduto sul sedile guida della Opel mentre era intento a smontare dei componenti. All'alt dei militari, l’individuo si è dato a precipitosa fuga, facendo perdere le tracce per i campi. 

L’ispezione ha permesso di rinvenire anche una Fiat Palio con le chiavi inserite nel quadro di accensione, segno tangibile che era servita al fuggitivo per raggiungere il posto. Dagli accertamenti è emerso che quest’ultima era intestata ad una donna di Andria. Giunta a domicilio della donna, i carabinieri hanno accertato che si trattava della moglie del fuggitivo, rintracciato all'interno dell'abitazione.

Ulteriori accertamenti hanno permesso di appurare che gli altri due veicoli erano il provento di altrettanti furti denunciati rispettivamente lo stesso giorno a Bitonto e il giorno precedente a Molfetta. I mezzi verranno poi restituiti ai legittimi proprietari.

Il 33enne, sottoposto a fermo, è stato associato al carcere di Trani. Dovrà rispondere anche di “violazione degli obblighi imposti”, essendo sottoposto all’obbligo di dimora nel comune di residenza. 

La moglie dell'arrestato, cui era intestata la Palio, invece, è stata deferita alla procura di Trani per simulazione di reato, avendo nel frattempo denunciato all’Arma di Andria il furto della Fiat.

Prostituzione, ancora arresti Prosegue l'operazione "Turn Over" dei Carabinieri di Molfetta. In manette a Genova 43enne colombia


Foto: © Carabinieri Comando Provinciale di Bari

 

 

Salgono a 20 i fermi nell'ambito dell'operazione contro prostituzione e immigrazione clandestina denominata "Turn Over", condotta dalla compagnia dei Carabinieri di Molfetta lo scorso 15 giugno.

Dopo i primi 17 arresti, cui seguirono il 30 giugnoaltri due fermi, domenica è toccato ad Ana Milena Salazar, 43enne colombiana fermata a Genova dai Carabinieri della compagnia di Sampierdarena.

L'operazione aveva concluso una complessa ed articolata attività avviata dalla compagnia dei Carabinieri di Molfetta verso la fine del 2008, quando i militari arrestarono il 32enne bitontino Giuseppe Robles (a capo dell’organizzazione) con le accuse di tentato omicidio e sfruttamento della prostituzione. Fondamentali per l’organizzazione erano coloro che si interessavano del reclutamento direttamente in Sudamerica delle ragazze da avviare sulla strada.

"È iniziato il Calvario" del SindacoSenatorePresidente Azzollini

Calvario AZZOLLINI INCAP001 copia

Messaggio del Signore Gesù, XI° staz. della Via Crucis 

…"È iniziato il Calvario, non aver paura,
tutti voi siete testimoni della Mia croce, delle Mie parole,
Io illuminerò tutti voi, figli benedetti,
che avete ascoltato dal primo giorno le Mie parole e siete qui,
con Me, aiutateMi a portare la croce, il Calvario è vicino…
Venite al Mio patibolo, pregate,
pregate alla Madre Mia, chiedete la luce a voi,
tante piccole fiammelle intorno a Lei, beati voi.
Beati voi che ascolterete! Venite,
e sarete voi i portatori della luce per tutti i vostri fratelli”…

«Un comitato d’affari gestiva l’edilizia». Molfetta sotto choc per l’operazione “Le mani sulla città”


Foto: © Manuela Rana

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di Lorenzo Pisani

Nel 1963 un regista cui l’Italia sarà sempre debitrice, Francesco Rosi, girò una pellicola destinata a entrare nella storia non solo del mondo della celluloide. “Le mani sulla città” sbatté in faccia a tutti le immagini di un paesaggio inondato dal cemento, distrutto dalla speculazione. 

Il titolo di quel film oggi è il nome di un’operazione destinata a entrare nella storia di Molfetta. All’alba,60 uomini del Corpo forestale dello Statoprovenienti da tutta la regione hanno condotto una serie di arresti e sequestri che la dice lunga sul presunto «sistema» svelato nella mattinata dal procuratore capo di Trani, Carlo Maria Capristo

Rocco Altomare, capo del Settore Territorio, trascorrerà la notte in carcere. È giunto a Trani nel pomeriggio, dopo la mattinata trascorsa in ospedale per un malore a seguito dell’arresto. Suo figlio Corrado è giunto, sempre nel pomeriggio a Napoli da Barcellona, dove si trovava al momento dell’emissione della misura cautelare del gip Roberto Oliveri Del Castillo, ed è ai domiciliari. 

Donato Altomare, fratello di Rocco, è l’altro arresto eccellente. Sono finiti ai domiciliari anche Giambattista del Rosso, Nicolò De Simine, Alessandro de Robertis, Marta De Giglio, Gaetano Di Mola, tutti professionisti dello studio tecnico A & d, una srl di cui sono state sequestrate anche le quote. Ai domiciliari anche un nome storico dell’edilizia molfettese, il costruttore Mauro Spadavecchia. 

Cinquantuno gli altri indagati

L’accusa mossa dalla procura è da choc. Gli arrestati sono accusati di «aver messo in piedi un comitato d’affari per la gestione dell’edilizia, cappeggiato dal dirigente del Settore Territorio», come spiegato dal procuratore capo Capristo. «Uno spaccato amaro del comune di Molfetta». 

Chiunque avesse voluto istruire una pratica edilizia – hanno ricostruito le indagini condotte a partire dal 2009 dal commissario della Forestale Giuliano Palomba – avrebbe trovato nello studio di vico Fortunato una corsia preferenziale. Il meccanismo è stato illustrato dal sostituto procuratore Antonio Savasta: «Rocco Altomare dal momento della sua nomina (novembre 2006) non ha mai cessato la sua attività nello studio privato, anzi ha inserito suoi dipendenti nella macchina burocratica. Come l’architetto Del Rosso, messo nella commissione paesaggistica». 

Come se non bastasse, ecco le minacce agli organi di controllo. Materializzate nei confronti degli agenti di Polizia municipale del settore edilizia. Pressioni, sottrazione di competenze, addirittura sanzioni. Il Comune contro il Comune: un quadro agghiacciante quello delineato dagli inquirenti. 

E la Polizia municipale questa mattina per la prima volta – un’altra prima volta, qui a Molfetta – ha partecipato alla mega operazione. Sono stati posti i sigilli a una serie di fabbricati. Alcune intere cooperative edilizie, i sottotetti e i portici (in seguito chiusi e trasformati in locali) del complesso edilizio Meral, due noti ristoranti, la Playa del Sol e lo Chalet del sole. 

Spicca il sequestro dell’ex Hotel Tritone. Qui Savasta parla addirittura di «miracolo» compiuto da Altomare & Co. Sul Tritone, unico albergo in centro in una città che si fregia dell’appellativo di turistica, il piano regolatore imponeva un vincolo che ne rendeva impossibile la riconversione a uso abitativo. Una richiesta in tal proposito fu rigettata dal vecchio proprietario dal precedente dirigente. La struttura fu poi venduta all’imprenditore Mauro Spadavecchia. Identica richiesta di riconversione, ma stavolta a Rocco Altomare. Adesso il Tritone non è più un albergo, ma un condominio quasi ultimato.

Gli artifici contestati non finiscono qui. Le immagini proiettate dalla Forestale parlano di depositi agricoli trasformati in ristoranti e cisterne trasformate in villette. «In assenza di controlli bastava presentare una Dia (dichiarazione inizio lavori. ndr)», hanno illustrato i forestali, guidati questa mattina dal colonnello Giovanni Misceo

Un “sistema”, quello ipotizzato dalla procura, potentissimo. Finalizzato a indurre e indirizzare clienti in vico Fortunato, sede. «I professionisti di Molfetta adesso possono tirare un sospiro di sollievo. È finito un monopolio», ha commentato Capristo. 

Gli interventi contestati hanno preso la forma di vere e proprie lottizzazioni abusive. Hanno permesso di costruire in zone tutelate dal punto di vista paesaggistico e ad alta pericolosità idraulica, a ridosso delle lame, e quindi a elevato rischio idrogeologico in caso di precipitazioni. Spinto gli inquirenti a evocare il tragico ricordo dell’alluvione di Sarno: «Per scongiurare questo rischio sono allo studio correttivi». 

«Interesse personale» è la terminologia utilizzata dal procuratore aggiunto Francesco Giannella. L’obiettivo del sodalizio, ripete, «era non solo quello di eliminare la concorrenza, ma di superare gli ostacoli di legge». 

Tra le carte sequestrate, quelle del tanto discusso Piano dell’agro. Per Savasta «di fatto una sanatoria di varie illegittimità». «Lo stesso dirigente – hanno rimarcato i forestali – in palese situazione di incompatibilità ha favorito la destinazione di 3 ettari di proprietà della sua famiglia facendoli passare da suoli agricoli a suoli di portata edificatoria di tipo agrituristico e energetico». 
Un conflitto di interessi grande come una casa, si direbbe. Ma la metafora oggi non fa sorridere nessuno.

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Confrontate questo articolo con quello scritto da qualche dipendente del Senatore sul sito del suo giornaletto