«Un comitato d’affari gestiva l’edilizia». Molfetta sotto choc per l’operazione “Le mani sulla città”


Foto: © Manuela Rana

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di Lorenzo Pisani

Nel 1963 un regista cui l’Italia sarà sempre debitrice, Francesco Rosi, girò una pellicola destinata a entrare nella storia non solo del mondo della celluloide. “Le mani sulla città” sbatté in faccia a tutti le immagini di un paesaggio inondato dal cemento, distrutto dalla speculazione. 

Il titolo di quel film oggi è il nome di un’operazione destinata a entrare nella storia di Molfetta. All’alba,60 uomini del Corpo forestale dello Statoprovenienti da tutta la regione hanno condotto una serie di arresti e sequestri che la dice lunga sul presunto «sistema» svelato nella mattinata dal procuratore capo di Trani, Carlo Maria Capristo

Rocco Altomare, capo del Settore Territorio, trascorrerà la notte in carcere. È giunto a Trani nel pomeriggio, dopo la mattinata trascorsa in ospedale per un malore a seguito dell’arresto. Suo figlio Corrado è giunto, sempre nel pomeriggio a Napoli da Barcellona, dove si trovava al momento dell’emissione della misura cautelare del gip Roberto Oliveri Del Castillo, ed è ai domiciliari. 

Donato Altomare, fratello di Rocco, è l’altro arresto eccellente. Sono finiti ai domiciliari anche Giambattista del Rosso, Nicolò De Simine, Alessandro de Robertis, Marta De Giglio, Gaetano Di Mola, tutti professionisti dello studio tecnico A & d, una srl di cui sono state sequestrate anche le quote. Ai domiciliari anche un nome storico dell’edilizia molfettese, il costruttore Mauro Spadavecchia. 

Cinquantuno gli altri indagati

L’accusa mossa dalla procura è da choc. Gli arrestati sono accusati di «aver messo in piedi un comitato d’affari per la gestione dell’edilizia, cappeggiato dal dirigente del Settore Territorio», come spiegato dal procuratore capo Capristo. «Uno spaccato amaro del comune di Molfetta». 

Chiunque avesse voluto istruire una pratica edilizia – hanno ricostruito le indagini condotte a partire dal 2009 dal commissario della Forestale Giuliano Palomba – avrebbe trovato nello studio di vico Fortunato una corsia preferenziale. Il meccanismo è stato illustrato dal sostituto procuratore Antonio Savasta: «Rocco Altomare dal momento della sua nomina (novembre 2006) non ha mai cessato la sua attività nello studio privato, anzi ha inserito suoi dipendenti nella macchina burocratica. Come l’architetto Del Rosso, messo nella commissione paesaggistica». 

Come se non bastasse, ecco le minacce agli organi di controllo. Materializzate nei confronti degli agenti di Polizia municipale del settore edilizia. Pressioni, sottrazione di competenze, addirittura sanzioni. Il Comune contro il Comune: un quadro agghiacciante quello delineato dagli inquirenti. 

E la Polizia municipale questa mattina per la prima volta – un’altra prima volta, qui a Molfetta – ha partecipato alla mega operazione. Sono stati posti i sigilli a una serie di fabbricati. Alcune intere cooperative edilizie, i sottotetti e i portici (in seguito chiusi e trasformati in locali) del complesso edilizio Meral, due noti ristoranti, la Playa del Sol e lo Chalet del sole. 

Spicca il sequestro dell’ex Hotel Tritone. Qui Savasta parla addirittura di «miracolo» compiuto da Altomare & Co. Sul Tritone, unico albergo in centro in una città che si fregia dell’appellativo di turistica, il piano regolatore imponeva un vincolo che ne rendeva impossibile la riconversione a uso abitativo. Una richiesta in tal proposito fu rigettata dal vecchio proprietario dal precedente dirigente. La struttura fu poi venduta all’imprenditore Mauro Spadavecchia. Identica richiesta di riconversione, ma stavolta a Rocco Altomare. Adesso il Tritone non è più un albergo, ma un condominio quasi ultimato.

Gli artifici contestati non finiscono qui. Le immagini proiettate dalla Forestale parlano di depositi agricoli trasformati in ristoranti e cisterne trasformate in villette. «In assenza di controlli bastava presentare una Dia (dichiarazione inizio lavori. ndr)», hanno illustrato i forestali, guidati questa mattina dal colonnello Giovanni Misceo

Un “sistema”, quello ipotizzato dalla procura, potentissimo. Finalizzato a indurre e indirizzare clienti in vico Fortunato, sede. «I professionisti di Molfetta adesso possono tirare un sospiro di sollievo. È finito un monopolio», ha commentato Capristo. 

Gli interventi contestati hanno preso la forma di vere e proprie lottizzazioni abusive. Hanno permesso di costruire in zone tutelate dal punto di vista paesaggistico e ad alta pericolosità idraulica, a ridosso delle lame, e quindi a elevato rischio idrogeologico in caso di precipitazioni. Spinto gli inquirenti a evocare il tragico ricordo dell’alluvione di Sarno: «Per scongiurare questo rischio sono allo studio correttivi». 

«Interesse personale» è la terminologia utilizzata dal procuratore aggiunto Francesco Giannella. L’obiettivo del sodalizio, ripete, «era non solo quello di eliminare la concorrenza, ma di superare gli ostacoli di legge». 

Tra le carte sequestrate, quelle del tanto discusso Piano dell’agro. Per Savasta «di fatto una sanatoria di varie illegittimità». «Lo stesso dirigente – hanno rimarcato i forestali – in palese situazione di incompatibilità ha favorito la destinazione di 3 ettari di proprietà della sua famiglia facendoli passare da suoli agricoli a suoli di portata edificatoria di tipo agrituristico e energetico». 
Un conflitto di interessi grande come una casa, si direbbe. Ma la metafora oggi non fa sorridere nessuno.

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Confrontate questo articolo con quello scritto da qualche dipendente del Senatore sul sito del suo giornaletto

6 thoughts on “«Un comitato d’affari gestiva l’edilizia». Molfetta sotto choc per l’operazione “Le mani sulla città”

  1. anonimo ha detto:

    sono 3 ettari e non 30

  2. anonimo ha detto:

    Ahahahah il servetto….! ahahah….imparasse prima a scrivere in italiano, poi facesse il giornalista o l'editore.

  3. anonimo ha detto:

    che vergogna…..la cricca spero passi taaaanto tempo in carcere..

  4. anonimo ha detto:

    ora mi spiego il perchè tanti dipendenti di quel settore puntualmente bivaccavano in quei ristoranti……avevano il loro tornaconto? ma resto allibito che tutti sapevamo che a molfetta c'era qualcosa  di strano nel settore edilizio e mai nessuno , e mi riferisco a tutti gli schieramenti politici, abbia parlato prima. c'era per caso una fetta di torta per tutti? peccato che io sia rimasto fuori da questo party

  5. anonimo ha detto:

    Però non capisco la facoltà d'uso ai ristoranti… cavolo, quelli sui clienti campano, e voi non gli legate (almeno temporaneamente) le gambe, per punirli dello scempio?

  6. anonimo ha detto:

    adesso ci vuole una pena esemplare x questi schifosi 

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