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Comune e Capitaneria, due anni di ritardi. Perchè?


 

Capitaneria di Porto di Molfetta
Servizio Sicurezza della Navigazione e Portuale
Sezione Tecnica e Difesa Portuale
Ordinanza n.3 /2011

Il Capo del Circondario Marittimo e Comandante del Porto di Molfetta:

omissis…

 

VISTA la nota s.n. datata 05.11.2009 con la quale la ditta “Piergiorgio Zannini” comunicava le coordinate geografiche degli ordigni bellici rinvenuti in località “Torre Gavetone” del Comune di Molfetta durante l’attività di caratterizzazione e bonifica da ordigni bellici ai fini del risanamento ambientale del basso Adriatico effettuati per conto dell’ISPRA;

omissis… 

Molfetta, 03.02.2011.

f.to IL COMANDANTE
C.F.(CP) Enrico CINCOTTI

Ci chiediamo come mai la Capitaneria di Porto ha deciso di emettere l'Ordinanza di divieto solo il 3.02.2011 se si conoscevano le coordinate già dal 5.11.2009? Di conseguenza la grave omissione è stata commessa anche dal sindaco senatore Azzollini che ha dato l'ordine di apporre i cartelli solo il 1 agosto 2011, ma senza Ordinanza Sindacale così come aveva fatto il sindaco di Giovinazzo nel giugno scorso (anche se in ritardo).

Bombe, denuncia shock: «Abbiamo trovato i depositi sottomarini»


Foto: © Paolo De Gennaro

di Lorenzo Pisani – Molfettalive.it

Depositi sottomarini di residuati bellici sigillati col cemento a circa 20 metri dalle coste di Torre Gavetone, a una profondità che varia tra i 2 e i 4 metri. 
È questa la denuncia di Matteo d’Ingeo, politico molfettese, coordinatore del movimento civico Liberatorio politico e rappresentante locale del Coordinamento nazionale bonifica armi chimiche. Un’associazione nata appena un anno fa che sta cercando di fare breccia nei segreti e veleni di stato. 

L’annuncio ieri sera, nella conferenza di Legambiente dedicata al passaggio nei mari di Puglia di Goletta verde, alla presenza del suo responsabile scientifico Stefano Ciafani

La scoperta, secondo quanto riferito, è frutto di anni di ricerche. Date, mappe e numeri che si sono incrociati, fino a diventare coordinate geografiche. E immaginiche qui vi mostriamo

Tutto nasce da una relazione pubblicata sul sito della Regione Puglia dedicato alla bonifica del basso Adriatico. Sulle mappe compaiono dei punti poco distanti dalla spiaggia di Torre Gavetone, aree indicate come zone da analizzare. Matteo d’Ingeo e un sub, Paolo De Gennaro, decidono di vederci chiaro e pianificano delle immersioni, spinti anche dal contenuto di “Veleni di stato”, libro inchiesta del caporedattore dell’Espresso, Gianluca Di Feo

La scoperta del sommozzatore: tra alghe e piante marine spiccano delle zone ricoperte da cemento. 

Pochi mesi dopo, una delibera del sindaco di Giovinazzo, Antonello Natalicchio, recepisce un’ordinanza della Capitaneria di porto datata febbraio e vieta la balneazione nel tratto giovinazzese della spiaggia libera. Nel documento, le coordinate geografiche indicano proprio le aree nel cui raggio si sono concentrate le ricerche. 

Di che ordigni si tratterebbe? L’interrogativo resta aperto. Come nel caso delle altre bombe recuperate nel porto, dove è in corso la bonifica per la costruzione del nuovo scalo commerciale.

«Si sa per certo – ha affermato d’Ingeo, citando un documento dell’Icram, l’istituto scientifico governativo oggi Ispra – che nel 2001 su un campione di 160 ordigni rinvenuti nel nostro mare, 11 furono quelli contenenti iprite». Analisi riprese dall’ormai celebre filmato “Red cod”. Ma all’elenco delle sostanze tossiche va aggiunto anche il difosgene, recuperato in otto fusti, di cui due corrosi dall’acqua salata. 

La corrosione è uno degli aspetti più inquietanti della vicenda, se non il determinante. Sono passati più di sessant’anni dal cessate il fuoco e si teme il peggio. 

Dall’affondamento, sempre nelle acque di Molfetta, del mercantile Alessandro I sono invece passati vent’anni, ma qui i pericoli non sono da meno. Non si hanno notizie certe dello scafo, che trasportava acrilonitrile, una sostanza tossica e altamente infiammabile. Si teme per i serbatoi della nave. Nel 2004 l’ultimo filmato realizzato sulla verticale del misterioso affondamento; poi nulla più. 

Strano che questi temi siano affrontati e approfonditi sempre lontano da Molfetta. Persino da quotidiani del Giappone, come ha fatto notare Massimiliano Piscitelli di Legambiente. Che è anche tornato sulle rivelazioni del giornalista Gianni Lannes sulle bombe a grappolo all’uranio impoverito sganciate in Adriatico durante la guerra in Kosovo. 

E il lungo elenco delle situazioni di degrado, in mare e sulla terraferma, politico e morale, ripreso dal presidente del circolo molfettese, Antonello Mastantuoni, non fa che agitare ancora di più le acque

TRITOLO, FOSFORO, IPRITE E CEMENTO

Alla Goletta Verde di Legambiente viene, ormai da parecchi anni, riconosciuto il merito di essere una voce autorevole che ogni estate con il suo annuale giro intorno alle coste della penisola italiana denuncia gli abusi e le illegalità, i fenomeni di inquinamento e le minacce al nostro ecosistema marino.
 
Dal 25 al 30 luglio, facendo tappa a Gallipoli, Bari e Manfredonia l’imbarcazione sarà in Puglia che, con una media di 1,5 reati per chilometro di costa, si colloca al secondo posto nella classifica nazionale del mare illegale. A far salire la nostra regione sull’assai poco glorioso podio hanno contribuito soprattutto le infrazioni relative al settore degli scarichi illegali, quelle legate alle pesca di frodo e gli illeciti legati al cemento con vista mare. Per di più, a ipotecare il futuro del nostro mare e delle nostre coste, c'è anche la corsa all'oro nero italiano, che mette a repentaglio anche le zone di maggior pregio ambientale e turistico. Proprio dalla corsa al petrolio arrivano le due Bandiere Nere di nemici del mare assegnate da Goletta Verde nella sua tappa pugliese: all'irlandese Petrolceltic Elsa e all'inglese Northern Petroleum, due società particolarmente attive in ricerca e trivellazione del petrolio.

Molfetta ha dato un contributo non piccolo alla poco edificante classifica pugliese: già nel 2004 l’Amministrazione comunale ricevette la Bandiera nera per la politica a forte ispirazione cementizia lungo il litorale e, da allora, le cose sono solo peggiorate. Oggi, ormai scomparsa la grande marineria vanto di Molfetta, il nuovo porto commerciale (e forse un po’ turistico) viene da più parti indicato come il futuro di una città che non si sa pensare priva di un rapporto stretto con il mare.
Ma si tratta di un futuro oscuro che nasce da un presente fatto di bombe all’iprite, al fosforo, al tritolo e all’uranio impoverito, di concessioni demaniali che arricchiscono solo i privati, di cemento a go-go e recinzioni selvagge, di spiagge pubbliche ridotte a piccoli tratti sporchi e oggetto di improbabili recuperi, di distributori e autolavaggi in aree protette, di Piani comunali all’insegna del “riempiamo tutti i vuoti!”, di “torrini” che spuntano come funghi. Forse è per senso del pudore che si è permesso che parcheggi selvaggi, bancarelle etniche e giostrine chiassose impediscano di vedere il mare a chi passa per il Borgo.

Quello che soprattutto ha determinato la scelta della nostra città quale sede di Aspettando Goletta, incontro pubblico con l’equipaggio di Goletta ed esponenti nazionali e regionali di Legambiente, è la vicenda spinosissima e pericolosa degli ordigni bellici disseminati sui fondali dell’area portuale e in genere a pochissima distanza dalla riva, soprattutto in prossimità di Torre Gavetone.
Nel marzo scorso, su iniziativa di associazioni e comitati operanti nelle zone più colpite in Italia (Lago di Vico, Molfetta, Colleferro, Ischia, Pesaro e Cattolica) e con l’adesione ufficiale della Presidenza Nazionale di Legambiente, è nato il Coordinamento Nazionale Bonifica Armi Chimiche allo scopo di monitore e promuovere la bonifica dei siti contaminati da ordigni bellici chimici inabissati o interrati durante e dopo il secondo conflitto mondiale.
Il Coordinamento ha già chiesto ai Ministeri interessati, anche con interrogazioni parlamentari, una dettagliata relazione in Parlamento sui lavori di bonifica, l’istituzione urgente di una commissione parlamentare al fine di predisporre, realizzare o completare le bonifiche di tutti i siti inquinati, di dare seguito alle richieste dei vari comitati e movimenti di avviare un'approfondita campagna di individuazione di ulteriori aree di smaltimento non ancora precisamente localizzate, ma di cui si ha notizia certa negli archivi militari, e, infine, il monitoraggio sanitario e ambientale sui cittadini e sui territori interessati.
L’incontro dal titolo “Tritolo, fosforo, iprite e cemento” si terrà in piazza Municipio mercoledì 27 luglio a partire dalle ore 19.30 con la partecipazione: 

STEFANO CIAFANI – RESPONSABILE SCIENTIFICO LEGAMBIENTE

FRANCESCO TARANTINI – PRESIDENTE LEGAMBIENTE PUGLIA

MATTEO d'INGEO – COORD. NAZIONALE BONIFICA ARMI CHIMICHE

PAOLO DE GENNARO – LEGAMBIENTE TRANI

ANTONELLO MASTANTUONI E MASSIMILIANO PISCITELLI – LEGAMBIENTE MOLFETTA

Sos cemento selvaggio. Puglia quarta in Italia

TRITOLO, FOSFORO, IPRITE E CEMENTO. ASPETTANDO GOLETTA

SCOMPARSA LA GRANDE MARINERIA, VANTO DI MOLFETTA, IL NUOVO PORTO COMMERCIALE (E UN PO' TURISTICO) VIENE DA PIU' PARTI INDICATO COME IL FUTURO DI UNA CITTA' CHE NON SI SA PENSARE PRIVA DI UN RAPPORTO STRETTO CON IL MARE.

MA SI TRATTA DI UN FUTURO OSCURO CHE NASCE DA UN PRESENTE FATTO DI BOMBE ALL'IPRITE, AL FOSFORO, AL TRITOLO E ALL'URANIO IMPOVERITO,
DI CONCESSIONI DEMANIALI CHE ARRICCHISCONO SOLO I PRIVATI, DI CEMENTO A GO-GO E RECINZIONI SELVAGGE, 
DI SPIAGGE PUBBLICHE RIDOTTE A PICCOLI TRATTI SPORCHI E OGGETTO DI IMPROBABILI RECUPERI, 
DI DISTRIBUTORI E AUTOLAVAGGI IN AREE PROTETTE, DI PIANI COMUNALI ALL'INSEGNA DEL "RIEMPIAMO TUTTI I VUOTI", 
DI "TORRINI" CHE SPUNTANO COME FUNGHI. 

FORSE E' PER SENSO DEL PUDORE CHE SI E' PERMESSO CHE PARCHEGGI SELVAGGI, BANCARELLE ETNICHE E GIOSTRINE CHIASSOSE IMPEDISCANO DI VEDERE IL MARE A CHI PASSA PER IL BORGO.

NE PARLERANNO:

STEFANO CIAFANI – RESPONSABILE SCIENTIFICO LEGAMBIENTE

FRANCESCO TARANTINI – PRESIDENTE LEGAMBIENTE PUGLIA

MATTEO d'INGEO – COORD. NAZIONALE BONIFICA ARMI CHIMICHE

PAOLO DE GENNARO – LEGAMBIENTE TRANI

ANTONELLO MASTANTUONIMASSIMILIANO PISCITELLI – LEGAMBIENTE MOLFETTA
 

Alga tossica a Palermo: il suo inatteso arrivo previsto da febbraio e favorito dall'inquinamento

www.travelblog.it

L’alga tossica di Palermo, quella Ostreopsis ovata che ha intossicato decine di bagnanti all’Arenella, ad Aspra e nella zona di Bagheria e Vergine Maria, non è arrivata in quei lidi in modo del tutto inatteso e inspiegabile.

L’alga tossica ha infatti fatto la sua comparsa nel Tirreno da anni, tanto che nel 2009 già si scriveva di questo fastidioso esserino, la cui presenza e diffusione avrebbe delle cause non proprio naturali: E’ l’eccessiva concentrazione di azoto e fosforo che fa fiorire l’alga, provocando così la diffusione di milioni di cellule per litro di acqua. Azoto e fosforo che probabilmente abbondano in mare non per ragioni climatiche ma piuttosto di inquinamento umano: Sotto accusa anche gli scarichi fognari non intercettati dai depuratori.

Oltre a non essere inspiegabile, la presenza del’alga tossica non era neppure imprevedibile, dato che nel febbraio 2011 un Rapporto ambientale del Comune di Palermo evidenziava:

Si segnala inoltre che nella zona di Vergine Maria è in atto il monitoraggio dell’alga tossica ostreopsis ovata, che ha avuto negli anni un impatto sulla popolazione (casi di difficoltà respiratorie e irritazioni varie) e pertanto andrebbe considerato come punto critico… Nella zona di Vergine Maria, la diffusione dell’alga tossica Ostreopsis ovata ha determinato nel corso degli anni un impatto sulla salute della popolazione (difficoltà respiratorie e irritazioni varie). Com’è noto, si tratta di una microalga tropicale, potenzialmente tossica, presente anche nei nostri mari come nel resto del Mediterraneo. La fioritura (bloom) dell’alga è stata associata a disturbi respiratori e febbre. Il contatto avviene tramite l’inalazione di tossine prodotte dall’alga o di frammenti di cellule di Ostreopsis presenti nell’aerosol marino.

La pessima notizia, per chi si trova in vacanza in quel litorale, è dunque che non è solo rischioso fare il bagno ma anche stare in spiaggia, dato che le spore dell’alga vengono trasportate dal vento e sono tossiche anch’esse. Qui trovate l’opuscolo pubblicato dalla Regione Sicilia che indica come relazionarsi all’alga tossica.

Psicosi alga tossica, è fuga dalle spiagge

Alga tossica, divieto di balneazione nel palermitano

 
E noi aggiungiamo… 

Divieto di balneazione a Mongerbino

PALERMO: CINQUE ORDIGNI BELLICI RITROVATI IN MARE A MONDELLO
 

A Torre Gavetone sarà vietato fare il bagno

 

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ORDINANZA N. 31

I L S I N D A C O
 

Vista la comunicazione pervenuta dall’Ufficio Territoriale del Governo, Area Protezione Civile,

pervenuta data 07/06/2011 con prot. n. 13532 ;

Vista la comunicazione del Comandante della Capitaneria di Porto di Molfetta avente per oggetto

la bonifica di ordigni bellici inesplosi siti in loc. Torre Gavetone e precisamente nei quattro punti

geografici aventi le seguenti coordinate geografiche:
 

A Lat 41° 11.89’N – Long. 016° 38.22’E;

B Lat 41° 11.81’N – Long. 016° 38.56’E;

C Lat 41° 11.66’N – Long. 016° 38.52’E;

D Lat 41° 11.69’N – Long. 016° 38.18’E;
 

continua a leggere l'ordinanza

Rimarrete sorpresi nel leggere un'ordinanza di divieto di balneazione per Torre Gavetone emessa dal Sindaco di Giovinazzo e non di Molfetta. Questa la dice lunga su tutte le omissioni messe in atto rispetto alle denunce fatte dal Liberatorio da 2 anni.

AVVISO IMPORTANTE

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… AVVISO A TUTTI I BAGNANTI, OGGI POTREBBE ESSERE LA PRIMA GIORNATA A RISCHIO AEROSOL MARINO (PRESUNTA "ALGA TOSSICA"), QUINDI APPENA SENTITE PIZZICARE LA GOLA O COMINCIATE A TOSSIRE ANDATE VIA DALLA BATTIGIA…

‎… DAL 14 GIUGNO FINO A IERI, NEL SILENZIO PIU' ASSOLUTO DELLE NOSTRE ISTITUZIONI TRANNE POLEMICHE DI PROPAGANDA HANNO PORTATO VIA DAL PORTO OLTRE 50 BOMBE AL FOSFORO E NON SAPPIAMO COS'ALTRO; QUINDI IN ACQUA SARA' RIMASTO SICURAMENTE QUALCOSA E CON IL MARE MOSSO L'AEROSOL POTREBBE ESSERE SENZ'ALTRO TOSSICO… QUINDI STATE IN CAMPANA… SPECIALMENTE NELLA ZONA PORTO…;)

Interrogazione parlamentare sulla presenza di ordigni a caricamento chimico nel mare pugliese

 

Immagine 3

        
                                                    Al Sindaco della città di Molfetta
                                    e p.c.       Agli organi di stampa
 
 
 
Oggetto: Interrogazione parlamentare sulla presenza di ordigni a caricamento chimico nel mare pugliese
 
 
Gent.mo Sindaco Senatore Azzollini, Le scriviamo ancora una volta, non solo per ricordarLe che siamo in attesa, da anni, di risposte alle numerose interrogazioni ed esposti sulla bonifica in atto a Molfetta, ma anche per chiederLe di sensibilizzare e sollecitare i Ministri competenti a rispondere all’ultima interrogazione a risposta scritta n. 4/09713 (di seguito allegata) presentata nella seduta della Camera n. 402 del 25/11/2010 dall’On. ZAMPARUTTI ELISABETTA e i co-firmatari BELTRANDI MARCO, BERNARDINI RITA, FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA, MECACCI MATTEO, TURCO MAURIZIO.
Dal momento che la risposta alla suddetta interrogazione si attende dal novembre 2010 ed è stata sollecitata il 12/01/2011, 3/02/2011, 3/03/2011, 6/04/2011, chiediamo a Lei Sindaco Azzollini, anche in veste di rappresentante del Senato della Repubblica, di intervenire presso il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, affinché ci siano delle risposte chiare e definitive sulla situazione dell’inquinamento del nostro mare causato presumibilmente dalla presenza di ordigni bellici a caricamento chimico.
Confidando nella Sua sensibilità per la tutela del bene comune, della salute e sicurezza dei cittadini della Sua città natale, ringraziandoLa anticipatamente per il suo impegno e restando in attesa di un positivo riscontro, inviamo cordiali saluti.

Liberatorio Politico


 
Atto Camera
 
Interrogazione a risposta scritta n.4-09713 presentata giovedì 25 novembre 2010, seduta n.402 da ELISABETTA ZAMPARUTTI e BELTRANDI MARCO, BERNARDINI RITA, FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA, MECACCI MATTEO, TURCO MAURIZIO
 
Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro della difesa, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali.
 
Per sapere – premesso che:
 
– secondo quanto risulta da archivi militari britannici (National Archives: dossier WO 188/685) e fonti bibliografiche attendibili (Infield, Glenn B., Disaster at Bari, The Macmillan, New York, 1971; Atkinson Rick, The Day of the Battle: The War in Sicily and Italy, 1943-1944, Henry Holt and Company, New York) sarebbero state inabissate davanti alla costa pugliese a partire dal dicembre 1943 fino a tutto il 1946  centinaia di migliaia di tonnellate, di ordigni bellici a caricamento convenzionale ed a caricamento speciale, i quali ultimi contenenti yprite, adamsite, lewisite, fosforo bianco, arsenico, acido solforico, cianuro, cloruro di pricrina, cloruro di cianogeno, e altro, in tutto 26 tipi di veleni diversi;
– secondo documenti tratti dai predetti archivi militari e dell'Archivio di Stato di Bari, come anche dall'articolo di Gianni Lannes «Un mare pieno di bombe» pubblicato sul n. 49 di Diario 7 dicembre 2001pagine 22-23, tali inabissamenti hanno interessato anche la costa di Manfredonia, Vieste, Ortona, Pescara, Teramo, Pesaro, Rimini, Ischia, Aviano, il lago di Garda, ed altri siti ancora;
 
– già a partire dal 1970 i primi ordigni e fusti contenti tali sostanze, hanno rilasciato lentamente il loro contenuto mortale, nei fondali e nelle acque antistati la costa del medio e basso Adriatico, come in altri siti secondo campioni sottoposti ad analisi tossicologiche (Nave Calypso); nel 1999 lo studio Achab dell'Icram aveva evidenziato tali anomalie;
 
– in particolare, a partire da 1998, progressivamente è scomparso il pesce stanziale dei litorali pugliesi ed è rimasto imbrigliato nelle reti dei pescatori solo pesce migratore, anch'esso in quantità molto ridotte;
 
– sui fondali le alghe e la posidonia oceanica, dell'area antistante la costa molfettese che fa parte integrante del «Parco nazionale della Posidonia Oceanica San Vito di Barletta», sono assenti del tutto;
 
 – secondo una documentata inchiesta giornalistica di Gianni Lannes, pubblicata dal settimanale Left(Avvenimenti) il 16 marzo 2007 (numero 11, pagine 14-26) dal 1946 a tutt'oggi numerosi pescatori sono risultati vittime di incidenti in mare a causa di predetti ordigni; altri più recentemente hanno cominciato ad avvertire forti bruciori agli occhi durante le battute di pesca, con occhi gonfi che lacrimano, offuscamento della vista, mani e zone esposte all'acqua che si spaccano e si riempiono di bolle piene di siero, che diventano, nei giorni successivi, dolorosissime. Inoltre avvertono problemi respiratori. Dopo una giornata di pesca i marinai di Molfetta sono costretti a rimanere a letto molti giorni, circa venti, perché non hanno forze e perché non si reggono in piedi. A bordo, quando le reti sono sul ponte ad asciugare con la barca attraccata, essi non possono fermarsi nemmeno dieci minuti, perché gli occhi cominciano a lacrimare e bruciano. Inoltre, compaiono difficoltà respiratoria con dispnea e cianosi. I pescatori devono fare dieci minuti a bordo e venti a terra, per riprendersi dalle esalazioni che le reti da pesca emanano;
 
– alcune volte, le reti, una volta salpate a bordo, prendono fuoco spontaneamente e incomprensibilmente. Inoltre, molti pescatori quando salpano le reti a bordo, perdono conoscenza inaspettatamente e misteriosamente;
 
– è stata segnalata inoltre la presenza inaspettata della Ostreopsis ovata, la cosiddetta alga killer, in tutti i siti in cui furono inabissati questi veleni; è la caratteristica costante dei mari e delle acque, tipica espressione del grave dissesto e della grave perdita di diversità biologica e della vita di tali siti;
 
– in concomitanza alla bonifica del porto iniziata nel 2008, si è verificato un aggravamento dei problemi agli occhi ed alle mani dei pescatori, nonché dei problemi respiratori ed è stato segnalato un calo dell'80 per cento del pescato;
 
– a Molfetta la bonifica è effettuata da parte dei sommozzatori del gruppo SDAI (servizio difesa antimezzi insidiosi) della marina militare comandati dal comandante di fregata Giambattista Acquatico, e dalla ditta Lucatelli incaricata dei lavori di bonifica;
 
– la superficie oggetto della bonifica, che viene chiamata zona rossa, si trova all'imboccatura del porto e nell'area antistante il porto, dove sarà costruito il nuovo porto commerciale e dove vi sarebbe un'enorme quantità di ordigni;
 
– a giudizio degli interroganti, questa bonifica, dove sono state concentrate tutte le risorse, è irrisoria ed insufficiente, trattandosi di una area limitatissima rispetto a quella che fu interessata all'inabissamento (ad esempio Torre Gavetone);
 
– notizie attestate dal giornalista Gianni Lannes «Un mare pieno di bombe». Diario, numero 49, 7 dicembre 2001, pagine 22 23 riferiscono di una «bonifica» che avviene recuperando gli ordigni facendoli esplodere tutti, convenzionali e non convenzionali, al largo delle coste;
 
– va rilevato che, dopo più di 67 anni dall'affondamento dei primi ordigni a caricamento speciale e la semina di tali bombe davanti all'ingresso del porto molfettese, nella cosiddetta zona rossa, per opera dei pescatori che facevano parte degli equipaggi di quei pescherecci che trovavano tali ordigni impigliati nelle reti e li ributtavano a mare proprio davanti all'ingresso del porto prima di attraccare ai moli, il riconoscimento di quelli a caricamento speciale non è più possibile per naturali fenomeni di corrosione da parte dell'acqua marina;
 
l'Arpa Puglia e l'università Federico II di Napoli, hanno condotto le indagini e le analisi sulle acque su segnalazione della capitaneria di porto nel 1998;
 
– mentre l'Arpa Puglia dice che c'è solo la presenza di alga killer, l'università di Napoli riferisce che c'è arsenico, la lewisite, ed altro ancora, oltre alla presenza della citata alga -:
 
se quanto riferito in premessa sia vero;
 
–  se e quali iniziative si intendano assumere per finanziare la bonifica di tutti i siti del nostro mare interessati dalla presenza di tali ordigni, estendendo, per quanto riguarda Molfetta, l'area della bonifica ben oltre l'attuale sito del porto di Molfetta interessato dalla costruzione del nuova porto commerciale;
 
– se e con quali risorse si intenda sostenere il ripristino dell'habitat naturale, ossia del «Parco nazionale della posidonia oceanica San Vito di Barletta» e della flora a fauna marina, con campagne di semina delle così dette «olive» della posidonia oceanica e delle alghe, e quindi ottenere il ripopolamento, al fine di permettere la ricomparsa e la successiva conservazione delle specie marine e ripristinare la pescosità dei nostri mari, per consentire la sopravvivenza alimentare delle generazioni future. (4-09713)

 

Se il mare diventa un campo minato

convegno(3)di Lorenzo Pisani – www.molfettalive.it

Un accordo tra i paesi aderenti alla Nato vieta ai caccia dell'aviazione di ritornare armati nelle basi. In caso di mancato bombardamento, ci penserà il mare a farsi carico degli ordigni. Nel solo Adriatico, da Grado a Otranto, sono state individuate 24 zone di “deposito”. A ogni conflitto, la storia si ripete. È successo nella guerra civile dell’ex Jugoslavia, negli anni Novanta, e forse sta accadendo anche oggi, con le operazioni militari in Libia.

«L’Italia portaerei americana». Quante volte l’abbiamo sentito. Ecco, sabato mattina, a Molfetta, qualcuno l’ha ribadito. Il giornalista Gianni Lannes, già conosciuto per il libro rivelazione sull’affondamento del Francesco Padre è tornato nella città che guarda al suo mare con sempre più sospetto. Ha raccontato delle sue ricerche, che presto saranno distribuite in un volume. Storie di mare e di veleni. Ha ascoltato altre storie. Di uomini, pescatori, che vanno al lavoro come un condannato al patibolo.

Una conferenza ha fatto il punto dell’inquinamento da residuati bellici nell’Adriatico. E ha rappresentato il debutto nella nostra città dell’Accademia Karol Wojtyla presieduta da Giuseppe Tulipani. Si è andati oltre la denuncia, provando a ipotizzare delle soluzioni.

Già, la denuncia. Quella ha le immagini dei fondali ricoperti dalle bombe del secondo conflitto mondiale e delle chiazze e le mutazioni al dna di scorfani e gronchi, l’ormai celebre filmato “Red Cod”.

«Questa eredità è il problema più complicato» ha sottolineato il pubblico ministero della procura di Trani Antonio Savasta. Al moderatore dell’incontro, il caporedattore della Gazzetta del Mezzogiorno Michele Marolla, che ha ipotizzato misure su balneazione e pesca, il magistrato ha anteposto la realizzazione di uno studio scientifico. Sembrerà assurdo, ma nella città che dal 1946 al 1966 ha registrato 233 casi di intossicazione, ancora non c'è. 

Ma ora qualcosa sembra muoversi. Sarà Tulipani, a fine convegno, a candidare la propria accademia a ente di coordinamento scientifico. I dati da raccogliere sono infiniti, in tutto l’Adriatico. Certo, venire in possesso di alcune analisi realizzate nel 2008 e mai mostrate ai pazienti, sarebbe già qualcosa. Il grido di Vitantonio Tedesco, presidente della Cooperativa piccola pesca, è andato oltre l’allarme. Si sentono abbandonati, i suoi soci. Tante promesse ma ancora «dolori allucinanti», «congiuntivite cronica» e «difficoltà respiratorie» ogni qualvolta si sale a bordo. Adesso, però, la misura è colma. «Questo incontro è la nostra ultima spiaggia», ha tuonato Tedesco, «al prossimo inconveniente, e alla fine accadrà, fermeremo la piccola pesca e chiederemo spiegazioni».

Il suo caso e quello dei suoi colleghi sono stati seguiti dal medico ricercatore Guglielmo Facchini. Lungo il suo elenco di sostanze venefiche presenti nei nostri mari: «Manca solo il gas nervino».

Ne ha parlato anche un’interrogazione parlamentare a firma di sei onorevoli del Pd. Dopo quattro solleciti oggi è ancora senza risposta.

Di domande senza risposta è costellato il blog di Matteo d’Ingeo, coordinatore del Liberatorio Politico e cofondatore del Coordinamento nazionale bonifica armi chimiche, nato da una conferenza a Pesaro tra città colpite dal fenomeno. Lago di Vico, Molfetta, Colleferro, Ischia, Pesaro e Cattolica già ne fanno parte, e l’elenco presto potrebbe ingrossarsi. Perché più tempo passa e più gli involucri delle bombe cominciano a corrodersi e rilasciare il loro contenuto.

“Veleni di stato” si chiama il blog del coordinamento, dal libro inchiesta del caporedattore dell’Espresso Gianluca Di Feo.

«Veleni di stato e di stati». Lannes ha esteso l’orizzonte e guardato alla storia dell’ultimo secolo, a segreti militari. A documenti riservati e patti diplomatici. Uno scenario inquietante, come la possibilità che proiettili all’uranio impoverito sganciati sul Kosovo siano finiti anche nelle famigerate 24 zone di deposito dell’Adriatico. Assieme alle cosiddette “navi della vergogna”, mercantili carichi di rifiuti tossici affondati misteriosamente davanti alle nostre coste.

Anche qui Molfetta può dir la sua, con l’Alessandro I. Ma l’attualità oggi è tutta per le bombe che brillano per la bonifica del porto. D’Ingeo ha portato a conoscenza la platea di altri documenti. Non c’è solo il misterioso cartello che al Gavetone fino allo scorso anno vietava la balneazione. Ma una lettera, datata 1960. Un cittadino di Bitonto raccontava all'allora sindaco di aver partecipato, tra il 1945 e 1946, allo sversamento in mare, nell’area attorno all’attuale diga Salvucci, di bombe «di tutti i tipi, e proiettili». È la cosiddetta “zona rossa”, oggi non ancora esaminata.

Non è dato sapere quando le operazioni di sminamento termineranno. Ultimamente il limite è stato spostato a oltre il 2015 e intanto dal mare emergono non solo ogive ma fusti di difosgene, un altro potente aggressivo chimico (otto ne sono stati recuperati finora). E solo lo scorso anno, a due metri dalla riva di Torre Gavetone, altre 4 bombe sono state messe in sicurezza. «In tutto questo, dov’è l’Arpa?», si è chiesto d’Ingeo. «All’agenzia regionale il Comune ha affidato la supervisione delle operazioni, ma ad oggi nessun report è stato pubblicato».

BASTA CON I VELENI DI STATO. NASCE IL COORDINAMENTO NAZIONALE BONIFICA ARMI CHIMICHE

 Gavetone_210808_013_LR_MOD L’ITALIA VITTIMA DELLE ARMI CHIMICHE FA SENTIRE LA SUA VOCE, NASCE IL COORDINAMENTO DEI COMUNI CONTAMINATI DAGLI ARSENALI SEGRETI
 
 
Il conflitto in Libia rilancia l’allarme sullo spettro delle armi chimiche, accumulate da Gheddafi in grande quantità. Ma ci sono molti comuni italiani che da almeno settant’anni sono vittime degli stessi veleni. Dalla Tuscia alla Lombardia, dalle Marche alla Campania, dal Lazio alla Puglia, terreni, stabilimenti e discariche sottomarine continuano ad ospitare l’eredità del colossale arsenale di armi chimiche creato dal fascismo e nascosto da tutti i governi della Repubblica.
Adesso un gruppo di associazioni, comitati e movimenti ha deciso di riunirsi per chiedere che questa scia di morte venga spezzata, invocando che venga finalmente fatta chiarezza sui rischi di questa bomba ad orologeria sepolta nel mare e nel terreno del nostro paese.
E’ nato nella sede regionale di Legambiente Lazio il “Coordinamento Nazionale Bonifica Armi Chimiche" per il monitoraggio e la bonifica dei siti contaminati da ordigni bellici chimici inabissati o interrati durante e dopo il secondo conflitto mondiale .

Il Coordinamento è formato dai rappresentati di alcune realtà operanti nelle zone più colpite in Italia: Lago di Vico, Molfetta, Colleferro, Ischia, Pesaro e Cattolica. Presto entreranno a far parte del coordinamento nuove realtà in rappresentanza di altre aree  fortemente colpite in Lombardia, Piemonte, Lazio e Abruzzo. 

 
Il problema di questi residuati bellici ha origini lontane ma effetti ancora attuali. L’arsenale chimico venne creato dal regime fascista all’inizio degli anni ‘30 ed è stato il cuore di un programma industriale di armamento colossale, con impianti per distillare gas letali come iprite, arsenico e fosgene in decine di fabbriche costruite dalla Puglia alla Lombardia.
Durante la guerra a questa sterminata riserva di ordigni mortali, solo in minima parte usata nelle spedizioni coloniali di Libia ed Etiopia, si aggiunse una scorta mostruose di bombe chimiche trasferita in Italia dagli Alleati.
Alla fine del conflitto queste armi sono state nascoste e dimenticate, senza bonificare i siti dove si producevano o le discariche dove sono state sepolte. Una quantità colossale di ordigni è stata gettata in mare dagli americani davanti alle coste di Ischia e a quelle di Molfetta, dai tedeschi davanti a quella di Pesaro mentre l’esercito italiano ha continuato a custodire e sperimentare i gas letali nei boschi del Lago di Vico e persino nel centro di Roma, a pochi passi dalla Sapienza.
Quelle armi sono state progettate per resistere nei decenni e mantengono ancora oggi i loro poteri velenosi, soprattutto l’arsenico che si è disperso nei suoli come dimostrano le analisi condotte dalle forze armate nella zona del Lago di Vico o gli esami degli organismi sanitari a Melegnano (Milano).

Questa realtà è stata svelata nel volume-inchiesta “Veleni di stato” del giornalista Gianluca Di Feo, pubblicato da Rizzoli nel 2009, che porta a conoscenza documenti inediti e secretati e dà voce a denunce inascoltate e testimonianze dirette.
Grazie a questa pubblicazione, scrupolosa e mai smentita, molti comitati locali che avevano già iniziato un lavoro di ricerca e di denuncia sui danni ambientali e sulle conseguenze per la salute dei cittadini, hanno trovato la conferma a quanto sostenevano da tempo; ma soprattutto hanno preso coscienza del carattere nazionale di questo enorme problema, tuttora nascosto alla maggior parte delle persone, e hanno deciso di unirsi in unico Coordinamento Nazionale per rafforzare le azioni e le richieste di monitoraggio e bonifica portate avanti dalle singole realtà, tuttora eluse da laconiche risposte del Ministero della Difesa che continua a negare informazioni e collaborazione.

Molfetta è rappresentata nel coordinamento nazionale dal Movimento “Liberatorio Politico” che già dal luglio 2008 ha chiesto al Sindaco Senatore Antonio Azzollini informazioni ufficiali sullo stato di salute del nostro mare e dei report informativi sulla natura dei residuati bellici recuperati nelle acque del nostro mare. Non avendo ricevuto mai risposte, il Liberatorio Politico ha denunciato il Sindaco alla Procura di Trani, Carabinieri e Prefettura con un documentato esposto il 19 agosto 2009; ad oggi anche da loro nessuna risposta.
Il Coordinamento è aperto al contributo di tutti. Ha attivato un sito internet all’indirizzo www.velenidistato.it, che per ora si collega ad un blog. L’indirizzo mail generale è  info@velenidistato.it; inoltre è presente come “Veleni di Stato. No grazie!” su Facebook e su YouTube all’indirizzo www.youtube.com/user/velenidistato. In attesa di attivare l'indirizzo locale (molfetta@velenidistato.it) è possibile contattare per informazioni il coordinatore del Liberatorio Politico, Matteo d'Ingeo, all'indirizzo mattingo@libero.it  .

Gli allegati che sono stati presentati con l'esposto.

All. n. 1
http://liberatorio.splinder.com/post/17909967/La+salute+prima+del+porto

All. n. 2 – lettera del 13 agosto ma protocollata il 20 agosto 2008
http://liberatorio.splinder.com/post/18075328/Lettera+aperta+al+Sindaco+Azzo

All. n. 3 – lettera del 28 luglio e protocollata il 29 luglio 2009
http://liberatorio.splinder.com/post/21039310/Tra+bombe+chimiche+e+alghe+tos

All. n. 4 –   lettera Arpa del 25 agosto 2008
http://liberatorio.splinder.com/post/18170648/Presenza+bombe+all’iprite%2C+r

All. n. 5
http://www.molfettalive.it/news/news.aspx?idnews=6462

All. n. 6
http://www.marina.difesa.it/attivita/operazioni/bonificalitorale/index.htm

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Rassegna stampa e Blog:

Veleni di stato. Anche Molfetta nel "Coordinamento nazionale bonifica armi chimiche"
http://www.molfettalive.it/news/Attualità/15279/news.aspx#main=articolo

“Via da Molfetta gli ordigni bellici”
http://www.barisera.net/site/“via-da-molfetta-gli-ordigni-bellici”-26806.html
 
BASTA CON I VELENI DI STATO. NASCE IL COORDINAMENTO NAZIONALE BONIFICA ARMI CHIMICHE
http://liberatorio.splinder.com/post/24362413/basta-con-i-veleni-di-stato-nasce-il-coordinamento-nazionale-bonifica-armi-chimiche
 
Nota del Liberatorio Politico sulle contaminazioni da armi chimiche
http://www.laltramolfetta.it/pages/news_zoom.asp?id_news=8337
 
MOLFETTA. Movimento "Liberatorio Politico": basta con i veleni di Stato
http://www.molfetta.ilfatto.net/index.php?option=com_content&view=article&id=9878:molfetta-movimento-qliberatorio-politicoq-basta-con-i-veleni-di-stato&catid=36:Politica&Itemid=57
 
Armi chimiche, anche Pesaro nel coordinamento  per la bonifica
http://www.ilrestodelcarlino.it/pesaro/cronaca/2011/03/29/481186-armi_chimiche_anche_pesaro.shtml
 
Ambiente: nasce coordinamento nazionale bonifica armi chimiche
http://napoli.repubblica.it/dettaglio-news/19:02-19:02/3942538
 
 
Nasce il coordinamento dei comuni colpiti dagli arsenali segreti, Pesaro tra i promotori
http://www.viverepesaro.it/index.php?page=articolo&articolo_id=288098

Bonifica armi chimiche, il coordinamento nelle Marche
http://www.7×4.it/index.php/pesaro/8345-bonifica-armi-chimiche-il-coordinamento-nelle-marche

ARMI CHIMICHE ABBANDONATE, NASCE IL COORDINAMENTO DEI COMUNI INQUINATI
http://blog.libero.it/massimocoppa/commenti.php?msgid=10052573&id=61845

Nasce il Coordinamento Nazionale Bonifica Armi Chimiche
http://retebioregionale.ilcannocchiale.it/2011/03/28/bioregionalismo_e_
bonifica_amb.html

 
Legambiente Lazio aderisce a coordinamento per monitoraggio e bonifica di siti contaminati da ordigni bellici chimici
http://www.ontuscia.it/e107_plugins/content/content.php?content.4096

Arsenico, l'allarme di Legambiente: "La colpa è dei residuati bellici"
http://www.ilgiornaledellaprotezionecivile.it/?pg=1&idart=3089&idcat=1

Nasce il coordinamento dei Comuni contaminati dagli arsenali segreti. Pesaro tra i promotori
 http://www.cronacheanconetane.it/2011/nasce-il-coordinamento-dei-comuni-contaminati-dagli-arsenali-segreti-pesaro-tra-i-promotori/

Basta con i veleni di stato
http://www.gruppocinqueterre.it/node/763
 
E' NATO

http://www.listecivichemarche.it/lcm/index.php?option=com_k2&view=item&id=79:e-nato