Sì, fu ucciso perché si oppose alla trattativa

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Martedì 23 giugno 1992, nella chiesa di San Domenico a Palermo, Paolo BORSELLINO, a trenta giorni dalla scomparsa dell’amico e collega Giovanni FALCONE, così chiudeva il suo ricordo:
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“Occorre evitare che si ritorni di nuovo indietro. Occorre dare un senso alla morte di Giovanni, della dolcissima Francesca, dei valorosi uomini della scorta. Sono morti tutti per noi, per gli ingiusti, abbiamo un grande debito verso di loro e dobbiamo pagarlo gioiosamente, continuando la loro opera. Facendo il nostro dovere; rispettando le leggi, anche quelle che ci impongono sacrifici; rifiutando di trarre dal sistema mafioso anche i benefici che possiamo trarne (gli aiuti, le raccomandazioni, i posti di lavoro); collaborando con la giustizia; testimoniando i valori in cui crediamo, in cui dobbiamo credere, anche dentro le aule di giustizia. Troncando immediatamente ogni legame di interesse, anche quelli che ci sembrano innocui, con qualsiasi persona portatrice di interessi mafiosi, grossi o piccoli; accettando in pieno questa gravosa e bellissima eredità di spirito; dimostrando a noi stessi e al mondo che Falcone è vivo!”.
 

 "C'è un equivoco di fondo. Si dice che il politico che ha avuto frequentazioni mafiose, se non viene giudicato colpevole dalla magistratura, è un uomo onesto. No! La magistratura può fare solo accertamenti di carattere giudiziale. Le istituzioni hanno il dovere di estromettere gli uomini politici vicini alla mafia, per essere oneste e apparire tali."

(Paolo Borsellino, Palermo, 19 gennaio 1940 – Palermo, 19 luglio 1992)

 
 

2 thoughts on “Sì, fu ucciso perché si oppose alla trattativa

  1. anonimo ha detto:

    Per me Giovanni e Paolo sono vivi.Vivi come il dolore che accompagna la loro assenza.Per quanto posso, li leggo, li ricordo, li rimpiango.Tanti ne preserviamo ancora la memoria, credo…spero.Alle volte, però, mi chiedo se noi, quei tanti, siamo davvero capaci (e il termine non ha del casuale.. ) di tradurre le parole nei fatti, di farle passare dalla "potenza" all' "atto", di portare avanti i valori e i doveri che Paolo citava, di essere ed apparire onesti.Se volessi guardare al microcosmo della mia città (per non andare troppo lontani), direi che non abbiamo fatto abbastanza, che ci siamo tirati indietro. Tutti, nessuno escluso. Non abbiamo osato, lottato quanto avremmo dovuto. La città sembra in stato d'assedio da parte di chi Giovanni e Paolo non ha neanche idea di chi siano stati e di cosa abbiano significato per la nostra Italia, più spesso fatta di miseri che di Uomini come Loro.Forse dovremmo ricordarci più spesso le parole di Paolo "chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una sola volta".Egli, infatti, è morto "solo" quel pomeriggio del 19 Luglio di 18 anni fa. Tutti gli altri giorni della sua esistenza è stato un uomo vivo.Saremo capaci di esserlo anche noi?Ro'

  2. anonimo ha detto:

    Per chi ha distrutto il "monumento", voglio usare le parole di Cristo sulla croce: "Padre, perdona loro, perchè non sanno quello che hanno fatto".Michele Carlucci '48, Molfetta

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